2010-10-06 13:00:17

Appello delle religioni da Barcellona: non usare il nome di Dio per odiare!


A Barcellona, ieri sera, si è rinnovato lo spirito di Assisi, quello della storica Giornata mondiale di preghiera del 1986. Dal capoluogo catalano le religioni hanno ammonito a non usare il nome di Dio per odiare e umiliare l’altro, perché chi lo fa abbandona la religione pura. E’ questo l’appello di pace sottoscritto dai rappresentanti di tutte le tradizioni religiose e letto ieri sera a chiusura del Meeting internazionale per la pace organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio. Da Barcellona, Francesca Sabatinelli.RealAudioMP3  

Il dialogo e la preghiera sono lo strumento per sconfiggere l’odio, i conflitti e per abbattere i muri. E’ l’appello dei leader religiosi riunitisi a Barcellona e pronunciato ieri sera davanti alla Cattedrale della città. L’umanità deve faticare ancora molto per realizzare le attese di uomini e donne che vogliono ritrovarsi nella famiglia dei popoli, dicono. Questo è un tempo in cui conosciamo il dolore delle guerre che non hanno portato la pace, delle ferite inferte dal terrorismo, del malessere delle società colpite dalla crisi del lavoro, della sofferenza dei poveri che bussano alle porte dei più ricchi, che rispondono con chiusura e diffidenza. Il mondo è disorientato dalla crisi di un mercato che si è creduto onnipotente, da una globalizzazione a volte senza anima e senza volto, che può diventare un’occasione storica se sostenuta da un’ispirazione generosa. Il mondo, è il monito, ha bisogno di anima e di pace che è il nome di Dio. Chi invoca il nome di Dio per fare la guerra e giustifica la violenza va contro Dio. Le religioni testimoniano che esiste un destino comune dei popoli e degli uomini che è la pace, che si realizza attraverso il dialogo, che non è ingenuità ma la vera alternativa alla violenza. Un destino comune, concludono i religiosi, è l’unico destino possibile. Il prossimo appuntamento con il meeting di Sant’Egidio è per l’11 settembre 2011 in Germania, a Monaco di Baviera, a dieci anni dalla giornata che diede l’avvio ad un periodo di violenza e terrore. 

Per un bilancio di questi incontri interreligiosi nati sulla scia dello spirito di Assisi, Francesca Sabatinelli ha sentito il vescovo di Terni-Narni-Amelia, Vincenzo Paglia, tra i fondatori della Comunità di Sant'Egidio, presente a Barcellona:RealAudioMP3

 

R. – Guardare com’era il mondo 25 anni fa, vederlo com’è ora e vedere anche gli straordinari progressi fatti dai responsabili delle varie religioni, ci fa dire che il cammino era più che ispirato, direi anzi che era guidato dallo Spirito di Dio. Talora, di fronte ai problemi che sono sorti o anche alle grandi sfide con le quali siamo arrivati a confrontarci - come quella dell’11 settembre - noi ci chiediamo: “Ma se non ci fosse stato lo spirito di Assisi forse non avrebbe avuto nessun ostacolo”. Oggi la spirale del male trova un ostacolo: è un ostacolo fatto da uomini e donne di buona volontà ed ecco perché oggi noi diciamo davvero un grazie a Dio, perché ha spinto molti uomini e molte donne ad incontrarsi, di anno in anno, affinchè questo vento soffiasse sui tanti fuochi che purtroppo ancora continuano ad accendersi, fuochi di violenza. Ma il cammino della pace, attraverso l’incontro ed il dialogo, credo che ormai sia inarrestabile e questo grazie anche alla sapienza e alla forza della Chiesa cattolica.

 

D. – In questo vostro cammino chi è stato imbarcato che voi non avreste mai pensato di poter raggiungere?

 

R. – Devo dire che il primo anno – quindi nel 1987 – stavano scendendo da questa carovana i musulmani, solo perché era presente un ebreo. Via via, si sono imbarcati tanti, che noi inizialmente nemmeno potevamo immaginare. Le persone che si sono aggregate sono anche quelle non credenti, che hanno sentito il fascino della fede che riesce a raccogliere una schiera notevole di persone. Più volte mi sono sentito dire dai non credenti che la fede ha una marcia in più ed è la marcia di saper toccare i cuori senza confini o latitudine alcuna. Qualcuno di questi amici laici diceva che tutto questo, ad una ragione non credente, fa in qualche modo scandalo, ma in questo caso è positivo, perché fa capire che la ragione ha un limite: il bisogno della fede o del mistero.

 

D. – Ma le religioni rischiano di ripiegarsi su se stesse?

 

R. – Ovviamente più che delle religioni parliamo dei credenti che hanno una fede diversa. Io credo che se i credenti scendano in profondità nelle loro fedi, possono poi essere spinti ad aprirsi e non a chiudersi. Ogni chiusura è frutto di egoismo, di poca intelligenza ed anche di paura, mentre nel profondo del cuore di ogni uomo è nascosto il desiderio di Dio e cioè la spinta ad uscire da sé e a guardare in profondità o in alto, ma comunque a trascendersi. Ecco perché un compito importante che spetta ai cristiani è quello di aiutare non solo se stessi ma anche gli altri credenti a scoprire quel Verbo per mezzo del quale tutto è stato creato, quel Verbo che ci spinge ad incamminarci verso la scoperta di Dio come Padre di tutti.








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