Macerata: grande successo di pubblico alla mostra "Sulle orme di Matteo Ricci"
Grande successo di pubblico e critica al Museo di palazzo Buonaccorsi a Macerata per
la mostra “Inopera 2010 - Sulle Orme di Padre Matteo Ricci”. La rassegna, prorogata
fino al 24 ottobre, si inserisce nell’ambito delle celebrazioni del IV centenario
della morte del padre gesuita apostolo della Cina. Esposte oltre 100 opere di artisti
contemporanei ispirate dal trattato “Dell’amicizia” redatto in lingua mandarina da
padre Matteo Ricci e selezionate da un comitato scientifico presieduto dal direttore
dei Musei Vaticani Antonio Paolucci. Sulle finalità di questa iniziativa Paolo
Ondarza ha intervistato Paola Balessi, una delle curatrici.
R. – L’iniziativa
vuole essere un’attualizzazione del pensiero di padre Matteo Ricci, del suo grande
apostolato, tra l’altro fondato, appunto, sull’amicizia. Questa mostra non è costituita
solo di pitture, sculture ma anche di grafiche, di installazioni, di fotografie, di
video.
D. – Cosa è nato dal confronto tra i cento artisti e il “De Amicitia”
di padre Matteo Ricci?
R. – Una serie di espressioni figurative estremamente
interessante. Una prima proposta è il ritratto a padre Matteo Ricci, quindi un omaggio
all’autore del “De Amicitia”, ora riscritto con tecniche tradizionali, per altro raffinatissime,
quindi con la tecnica dell’incisione antica, ora rivisitata, invece, con le nuove
tecnologie: l’effetto è veramente sorprendente. Una seconda sezione riguarda la relazione
“io-tu” su cui si fonda appunto l’amicizia. Una terza sezione, invece, mette in evidenza
la distanza e l’estraneità, quando invece non passa questo sentimento empatico.
D.
– Il comitato scientifico ha premiato alcuni artisti e tra questi non si può non notare
un nome orientale: Kei Nakamura. Vuole raccontarci un paio di queste opere?
R.
– Mi piace descrivere l’opera di Nakamura perché è solamente un pezzo di marmo rosa
che descrive un sorriso che emerge appena dal marmo. Poi tra i giovani, Francesca
Gentili rappresenta un volto che però è diviso in due: da una parte la fisionomia
occidentale e dall’altra l’orientale ma insieme costituiscono un volto nella sua identità
che è sintesi di culture diverse.
D. – Il messaggio della Mostra?
R.
– Sulle orme di padre Matteo Ricci continuano appunto a germogliare ancora i semi
dell’amicizia. Credo che tutto questo sia il viatico per una prospettiva nel futuro,
non dico rosea, comunque confortata da grandi insegnamenti e da grandi stelle polari
come quella di padre Matteo Ricci.