Congresso della stampa cattolica nel mondo: rilanciare identità e vitalità nell'apertura
al dialogo e al confronto
Prosegue a Roma, organizzato dal Pontificio Consiglio per le Comunicazioni sociali,
il Congresso della stampa cattolica nel mondo, migliaia di testate, dai giornali nazionali,
alle riviste diocesane, ai fogli locali nelle parrocchie. Oltre 200 i delegati giornalisti
ed esperti di media giunti da ogni continente, chiamati a confrontare esperienze e
progetti, e a rilanciare il ruolo dei giornali scritti nell’era digitale. Oggi seconda
giornata dei lavori. Il servizio di Roberta Gisotti.
Rilanciare
l’identità e la vitalità dei giornali cattolici, raccogliendo le sfide della globalizzazione
informatica. Il dibattito stamane si è articolato intorno all’interrogativo: “In che
modo la stampa cattolica sta contribuendo al dibattito pubblico? Alla ‘diaconia della
cultura’? Alla vita della Chiesa?”. Gian Maria Vian, direttore
de “L’Osservatore Romano”:
R. – I media cattolici devono informare e
formare, senza restare chiusi nel proprio ambito, ma mantenendo quella che Guardini
chiamava la visione cattolica, cioè un respiro universale in coerenza con la tradizione
cristiana, secondo la Chiesa di Roma.
D. – Lei è stato definito un professionista
coraggioso alla guida dell’Osservatore Romano, per non avere avuto paura di affrontare
anche tematiche controverse. Questo è uno dei temi di questo Convegno...
R.
– Sì, per la verità non è stato molto difficile, perché la tradizione del giornale,
che sta per compiere 150 anni, è una tradizione altissima, che ha avuto dei momenti
addirittura gloriosi. Del resto, la Radio Vaticana condivide questa storia importante.
Grazie proprio a questa tradizione abbiamo toccato, stiamo toccando e toccheremo,
temi che pensiamo possano interessare non solo i cattolici, non solo i cristiani,
non solo i credenti, ma tutti, dando spazio al dibattito e al confronto.
Dal
Vaticano alla Thailandia. C’è una stampa di riferimento per la comunità cattolica
thailandese? Padre Paradorn Unchatturaporn, già studente di comunicazione
alla Pontificia Università Salesiana, oggi al lavoro nella Conferenza episcopale del
suo Paese:
R. – Sì, c'è, però ormai in Thailandia sono pochi i cattolici.
Quindi, la presenza della stampa cattolica è quella di un aprirsi agli altri. Cerchiamo
di allargare il numero dei lettori.
D. – L’ambiente digitale, Internet,
vi sta aiutando?
R. – Sì, ci sta aiutando pian piano. Abbiamo dei website,
una pagina Facebook (udornsarnfanclub) che si chiama “Piccola comunità" per i lettori
della settimana della stampa cattolica.
D. – Quindi, ci sono fedeli
thailandesi che possono, attraverso Facebook, partecipare alle iniziative...
R.
– Anche loro offrono una testimonianza viva su Facebbok. E, ci sono anche i non cattolici
che vengono per partecipare alle attività di questa comunità.
Di certo
manca però una mappatura della stampa cattolica nel mondo. Angelo Paoluzi,
già direttore di Avvenire e docente di Giornalismo all’Università Lumsa:
R.
– Questo Convegno è un’importante presa di coscienza del problema. Si cominciano a
tirare le fila dell’esistenza dell’unica Internazionale dei media che esista, che
è quella dei media cattolici, che è una rete che non viene sfruttata nel modo adeguato
e che merita invece di esserlo, anche perché il suo messaggio è universale. Questo
Convegno è un punto di partenza essenziale per sapere chi, dove, come e quanti siamo;
chi, dove, come e cosa scriviamo; a chi e dove viene diretto il messaggio.