La diocesi di Hong Kong contraria al controllo statale nell'educazione scolastica
Nel prossimo dicembre, la Corte suprema di Hong Kong dovrà esprimersi sulla richiesta
di revisione della legge sugli organi di gestione dell’educazione, varata nel 2004.
Il ricorso in appello è stato avanzato dalla diocesi locale, che non ha mai accettato
la legge che limita la proposta educativa dei gestori delle scuole, perché ritenuta
incostituzionale e lesiva della libertà di educazione. In vista del pronunciamento,
mons. John Tong, vescovo di Hong Kong, ha chiesto a tutti i fedeli di pregare di continuo
per i politici che operano nel campo educativo. L’intenzione – riportata nel settimanale
Sunday Examiner e ripresa da AsiaNews – è che essi “possano avere saggezza, visioni
senza paraocchi, menti aperte, perché siano capaci di rispettare e apprezzare il credo
e la morale alla base dell’educazione fra i diversi gestori – anche detti sponsoring
bodies - e accolgano modi diversi di organizzare le scuole”. La nuova riforma
scolastica – voluta dal governo dal 2002 e varata nel 2004 – prevede che in ogni scuola
sovvenzionata da denaro statale vi sia un nuovo organismo, l’"Incorporate management
committee" (Imc), nel quale vi sono rappresentanti eletti dei genitori e degli ex
alunni, oltre a figure nominate dal governo. Essi sono gli ultimi responsabili dell’organizzazione
della scuola. Sebbene il 60% dei rappresentanti dovrebbe essere scelto dagli sponsoring
bodies (Sb), le Chiese cristiane temono che in questo modo la proposta educativa
venga politicizzata: che il governo prima o poi venga a determinare i contenuti educativi
e che infine gli Sb vengano emarginati. Per questo, cattolici, anglicani e metodisti
pensano che la nuova riforma tenda a togliere responsabilità ai gestori della scuola
(sponsoring bodies) limitando o eliminando la loro proposta educativa. Finora,
solo metà delle 850 scuole finanziate dal governo hanno accettato di attuare l’Imc.
(M.G.)