2010-10-04 14:06:21

Il Papa ai giovani siciliani, al termine della visita a Palermo: non cedete alle suggestioni della mafia. La sosta a Capaci per l'omaggio a Falcone


Un entusiasmo crescente, che è letteralmente esploso quando ai giovani di Palermo e della Sicilia, Benedetto XVI ha detto di non cedere a non lasciarsi sedurre dalla mafia, ma dai valori cristiani e civili che vogliono davvero il bene della Sicilia. Le immagini da Piazza Politeama e le parole del Papa - che ha pure rivolto un messaggio di cordoglio per la morte di Ivan Viviani, il bambino perito nel rogo della sua casa a Passo di Rigano - hanno fatto il giro del mondo, a conclusione della visita pastorale al capoluogo siciliano. La cronaca del nostro inviato, Salvatore Sabatino:RealAudioMP3

Una giornata che rimarrà a lungo nella memoria dei palermitani, che hanno destinato un’accoglienza gioiosa al Santo Padre. Una giornata intensa, conclusa con l’attesissimo incontro con i giovani e le famiglie, in Piazza Politeama. Appuntamento conclusivo, ma centrale di questa ventunesima visita pastorale di Benedetto XVI in Italia, giunto a Palermo proprio in occasione del raduno regionale ecclesiale delle famiglie e dei giovani. E piazza Politeama è esplosa di gioia al suo arrivo. 20 mila i giovani presenti, che hanno voluto abbracciare il successore di Pietro. Nell’indirizzo di saluto, Mons. Mario Russotto, vescovo di Caltanissetta e delegato Cesi per i Giovani e le Famiglia, li definisce “il presente più bello e limpido della Chiesa:

"Il 'respiro' della Sicilia, la sfida più vera e genuina della nostra società. Essi rappresentano la speranza e la proposta più affascinante nell’ipotesi della nuova civiltà dell’Amore. E ora qui, in questa piazza, noi ci stringiamo con fede e caloroso affetto al Successore di Pietro". (applausi)

Eppure, quel respiro rischia di essere strozzato dai tanti problemi che rendono più difficile le vite dei giovani siciliani, rispetto a quelle dei loro coetanei di altre realtà. La testimonianza concreta delle difficoltà quotidiane vengono illustrate a Benedetto XVI da due giovani, Giorgia e David: studentessa liceale la prima, studente universitario il secondo. Parlano del desiderio di educazione, della voglia di donarsi a Dio, della necessità di formazione come occasione di riscatto e di rinnovato impegno:

(Giorgia)
"Da questa nostra bella isola, dalle aule delle nostre scuole, dai corridoi così densi di vita e di sogni oggi a Lei, Padre carissimo, noi giovanissimi vogliamo dichiarare il nostro desiderio di educazione! Abbiamo bisogno che non si rinunci mai all’importamnza di maestri che siano testimoni veri, a relazioni educative, come al quotidiano confronto e alla trasmissione del sapere".

(David)
"Noi non vogliamo rinunciare al sogno di una Sicilia migliore, fecondata dal sangue di tanti martiri della giustizia e della fede come Falcone, Borsellino, don Pino Puglisi e Rosario Livatino".

Sicilia che deve diventare modello di legalità e solidarietà, insomma, capace di creare onestamente il futuro dei propri giovani. E Benedetto XVI risponde definendo gli interventi che lo hanno preceduto come una condivisione di fede e di speranza. Ricorda Chiara Badano, il Pontefice, la ragazza morta a 19 anni dopo una terribile malattia nel 1990 e proclamata beata lo scorso 25 settembre. Ricorda la sua storia ai giovani, come testimonianza di fede. Perché ha saputo accogliere la malattia, il dolore, senza mai sentirsi sola; accompagnata da Dio in questo percorso di sofferenza. Accompagnata dai suoi genitori, dalla sua famiglia. “Era ricolma della luce di Dio”, ha detto il Papa. E questa luce, che viene dalla fede e dall’amore, l’hanno accesa loro per primi: il papà e la mamma:

"Il rapporto tra i genitori e i figli – lo sapete – è fondamentale; ma non solo per una giusta tradizione – so che questa è molto sentita dai siciliani. E’ qualcosa di più, che Gesù stesso ci ha insegnato: è la fiaccola della fede che si trasmette di generazione in generazione".

La famiglia è fondamentale – aggiunge Benedetto XVI – perché lì germoglia nell’anima umana la prima percezione del senso della vita. Il Papa accenna anche ad altre splendide testimonianze di giovani cresciuti in Sicilia come piante belle, rigogliose, dopo essere germogliate nella famiglia, con la grazia del Signore e la collaborazione umana: la Beata Pina Suriano, le Venerabili Maria Carmelina Leone e Maria Magno, grande educatrice; i Servi di Dio Rosario Livatino, Mario Giuseppe Restivo, e tanti altri giovani. "Spesso la loro azione non fa notizia, perché il male fa più rumore, ma sono la forza, il futuro della Sicilia!".

(applausi)

Poi, l’appello più forte di Benedetto XVI, che rivolgendosi ai giovani siciliani, li invita a non avere paura a contrastare il male. E fa riferimento alla figura dell’albero. La Bibbia la usa nei Salmi – afferma il Pontefice. Il Salmo 1 dice: Beato l’uomo che medita la legge del Signore, “è come albero piantato lungo corsi d’acqua, che dà frutto a suo tempo”. Questi “corsi d’acqua” possono essere il “fiume” della tradizione, il “fiume” della fede da cui si attinge la linfa vitale. Cari giovani di Sicilia, siate alberi che affondano le loro radici nel “fiume” del bene:

"Insieme, sarete come una foresta che cresce, forse silenziosa, ma capace di dare frutto, di portare vita e di rinnovare in modo profondo la vostra terra! Non cedete alle suggestioni della mafia, che è una strada di morte, incompatibile con il Vangelo, come tante volte i nostri Vescovi hanno detto e dicono!".

L’immagine dell’albero dice che ognuno di noi ha bisogno di un terreno fertile in cui affondare le proprie radici, un terreno ricco di sostanze nutritive che fanno crescere la persona:

"Sono i valori, ma sono soprattutto l’amore e la fede, la conoscenza del vero volto di Dio, la consapevolezza che Lui ci ama infinitamente, fedelmente, pazientemente, fino a dare la vita per noi. In questo senso la famiglia è 'piccola Chiesa', perché trasmette Dio, trasmette l’amore di Cristo, in forza del sacramento del Matrimonio".

Il Papa introduce, poi, l’altro passaggio importante di questo incontro con i giovani: la famiglia, per essere “piccola Chiesa” – dice - deve vivere ben inserita nella “grande Chiesa”, cioè nella famiglia di Dio che Cristo è venuto a formare. Anche di questo ci dà testimonianza la Beata Chiara Badano, come tutti i giovani Santi e Beati: insieme con la famiglia di origine, è fondamentale la grande famiglia della Chiesa, incontrata e sperimentata nella comunità parrocchiale, nella diocesi; per la Beata Pina Suriano è stata l’Azione Cattolica - ampiamente presente in questa terra -, per la Beata Chiara Badano il Movimento dei Focolari; infatti, anche i movimenti e le associazioni ecclesiali non servono se stessi, ma Cristo e la Chiesa:

"Cari amici! Conosco le vostre difficoltà nell’attuale contesto sociale, che sono le difficoltà dei giovani e delle famiglie di oggi, in particolare nel sud d’Italia. E conosco anche l’impegno con cui voi cercate di reagire e di affrontare questi problemi, affiancati dai vostri sacerdoti, che sono per voi autentici padri e fratelli nella fede, come è stato Don Pino Puglisi".

Ringrazio Dio di avervi incontrato – conclude il Pontefice – perché dove ci sono giovani e famiglie che scelgono la via del Vangelo, c’è speranza. E voi siete segno di speranza non solo per la Sicilia, ma per tutta l’Italia:

"Coraggio, cari giovani e famiglie di Sicilia! Siate santi! Alla scuola di Maria, nostra Madre, mettetevi a piena disposizione di Dio, lasciatevi plasmare dalla sua Parola e dal suo Spirito, e sarete ancora, e sempre più, sale e luce di questa vostra amata terra".

(applausi, canto e saluto al Papa)







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