Oggi la Germania festeggia 20 anni di Riunificazione
Giornata di celebrazioni oggi Germania in occasione del 20.mo anniversario della Riunificazione.
Diversi gli appuntamenti in programma in tutto il Paese e anche a Bruxelles, dove
giovedì ci sarà una manifestazione nella sede del Parlamento Europeo. Nonostante i
progressi compiuti fino ad ora - ha detto la cancelliera tedesca Merkel, in questi
giorni - il cammino di riunificazione non è ancora terminato. Ma qual è il valore
di questo appuntamento? Eugenio Bonanata lo ha chiesto ad Angelo Paoluzi
per anni in Germania come corrispondente del quotidiano Avvenire.
R. – Questi
20 anni hanno permesso, intanto, la riunificazione di un Paese la cui divisione era
sempre un rischio per l’Europa e per il mondo. E poi hanno permesso anche una crescita
di natura economica, con tutti i limiti che si possono attribuire ad un evento traumatico
come la riunificazione.
D. – Resta ancora una certa distanza tra l’Est
e l’Ovest?
R. – Certamente, ci sono delle sacche di resistenza laddove
il processo di unificazione non è stato completato anche nelle sue strutture economiche,
specialmente all’Est, dove però in alcune zone, intorno a Jena, a Dresda, a Rostock,
a Berlino, ci sono dei punti di eccellenza economica. Ora, si tratterà di colmare
lo iato di 40 anni di due regimi diversi, specialmente di un regime, come quello comunista
dell’Est, fallimentare dal punto di vista economico.
D. – Tuttavia,
secondo gli ultimi dati economici, la Germania è tornata ad essere la locomotiva d’Europa?
R.
– Sì, la Germania tira, anche perché c’è l’Europa. E’ tutto il sistema di libera circolazione
delle merci e dei capitali che permette ai tedeschi le esportazioni, che sono circa
l’80 per cento del complesso, all’interno dell’Europa. Per questo i tedeschi, di fronte
alle voci che dicono “Domani potrebbero fare da soli”, continuano a ripetere “No,
no, no”. Sono convinti che uniti – e vogliono dire l’Europa – si vince, da soli si
perde. Ricordiamoci, poi, che sono condizionati dal fatto che ci sono altri 26 Paesi
che li controllano. Ci sono tutta una serie di relazioni: per esempio il patto franco-tedesco,
l’Ocse, l’Alleanza Atlantica, c’è tutta una serie di filtri dai quali non possono
prescindere. La Germania sa benissimo di essere essenziale all’Europa, ma sa benissimo
che l’Europa è essenziale per lei.
D. – Secondo lei, dunque, è difficile
pensare ad un allontanamento della Germania da Bruxelles?
R. – I tedeschi,
come soci fondatori dell’Unione Europea, hanno tutto l’interesse affinché questa Europa
si sviluppi, magari con una loro egemonia, data anche dal fatto che sono il Paese
più popolato d’Europa: 80 milioni di abitanti, quindi un quinto della popolazione
europea. Già questo fatto demografico li avvantaggia, però non credo ci siano delle
velleità separatiste.
D. – Quali sono le sfide per la Chiesa nel Paese?
R.
– Le sfide, specialmente per la parte dell’Est, sono gravi, perché la Germania Est
è in qualche modo territorio di missione, dopo 56 anni di due successive dittature
atee –nazista prima e comunista dopo – che certamente hanno lasciato tracce nel costume
e nella mancanza di pratica religiosa, anche se sembra da qualche elemento che ci
siano dei segnali di ripresa.