Il Papa incoraggia la Sicilia: vivi con coraggio il Vangelo, soccombono coloro che
confidano nel potere e nella violenza
“Sono venuto … per condividere con voi gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali
e aspirazioni” di questa terra dove “non mancano difficoltà, problemi e preoccupazioni”:
mancanza del lavoro, incertezza per il futuro, sofferenza fisica e morale, criminalità
organizzata. “Oggi sono in mezzo a voi per testimoniare la mia vicinanza ed il mio
ricordo nella preghiera. Sono qui per darvi un forte incoraggiamento a non aver paura
di testimoniare con chiarezza i valori umani e cristiani, così profondamente radicati
nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione”. Con queste
parole il Papa ha iniziato l’omelia al Foro italico di Palermo. Benedetto XVI è giunto
nel capoluogo siciliano poco dopo le 9 di questa mattina. Dopo il saluto della cittadinanza,
alle 10.30 è iniziata la Messa. Nel pomeriggio, alle 17.00, l’incontro con i sacerdoti
e i religiosi nella Cattedrale di Palermo; alle 18.00 l’incontro con i giovani in
Piazza Politaema. Alle 19.15 la partenza per Roma. Nell’omelia Benedetto XVI ha offerto
il suo incoraggiamento ricordando di fondare tutta la vita sulla fede: “L’empio –
ha detto - colui che non agisce secondo Dio, confida nel proprio potere, ma si appoggia
su una realtà fragile e inconsistente, perciò si piegherà, è destinato a cadere; il
giusto, invece, confida in una realtà nascosta ma solida, confida in Dio e per questo
avrà la vita”. Ha poi esortato con forza i fedeli laici a non vergognarsi di testimoniare
la fede nella società, soprattutto nelle situazioni difficili: “Ci si deve vergognare
del male, di ciò che offende Dio, di ciò che offende l’uomo; ci si deve vergognare
del male che si arreca alla Comunità civile e religiosa con azioni che non amano venire
alla luce! La tentazione dello scoraggiamento, della rassegnazione, viene a chi è
debole nella fede, a chi confonde il male con il bene, a chi pensa che davanti al
male, spesso profondo, non ci sia nulla da fare. Invece, chi è saldamente fondato
sulla fede, chi ha piena fiducia in Dio e vive nella Chiesa, è capace di portare la
forza dirompente del Vangelo. Così si sono comportati i Santi e le Sante, fioriti,
nel corso dei secoli, a Palermo e in tutta la Sicilia, come pure laici e sacerdoti
di oggi a voi ben noti, come, ad esempio, Don Pino Puglisi. Siano essi a custodirvi
sempre uniti e ad alimentare in ciascuno il desiderio di proclamare, con le parole
e con le opere, la presenza e l’amore di Cristo. Popolo di Sicilia, guarda con speranza
al tuo futuro! Fa’ emergere in tutta la sua luce il bene che vuoi, che cerchi e che
hai! Vivi con coraggio i valori del Vangelo per far risplendere la luce del bene!
Con la forza di Dio tutto è possibile!”. Ecco il testo dell’omelia.
Cari
fratelli e sorelle! E’ grande la mia gioia nel poter spezzare
con voi il pane della Parola di Dio e dell’Eucaristia. Vi saluto tutti con affetto
e vi ringrazio per la vostra calorosa accoglienza! Saluto in particolare il vostro
Pastore, l’Arcivescovo Mons. Paolo Romeo; lo ringrazio per le espressioni di benvenuto
che ha voluto rivolgermi a nome di tutti, e anche per il significativo dono che mi
offerto. Saluto anche gli Arcivescovi e i Vescovi presenti, i Sacerdoti, i Religiosi
e le Religiose, i rappresentanti delle Associazioni e dei Movimenti ecclesiali. Rivolgo
un deferente pensiero al Sindaco, On. Diego Cammarata, grato per il cortese indirizzo
di saluto, al Rappresentante del Governo ed alle Autorità civili e militari, che con
la loro presenza hanno voluto onorare questo nostro incontro. Un ringraziamento speciale
a quanti hanno generosamente offerto la loro collaborazione per l’organizzazione e
preparazione di questa giornata. Cari amici! La mia Visita avviene
in occasione di un importante raduno ecclesiale regionale dei giovani e delle famiglie,
che incontrerò nel pomeriggio. Ma sono venuto anche per condividere con voi gioie
e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni di questa comunità diocesana.
Quando gli antichi Greci approdarono in questa zona, come ha anche ricordato il Sindaco
nel suo saluto, la chiamarono “Panormo”, cioè “tutto porto”: un nome che voleva indicare
sicurezza, pace e serenità. Venendo per la prima volta fra di voi, il mio augurio
è che veramente questa Città, ispirandosi ai valori più autentici della sua storia
e della sua tradizione, sappia sempre realizzare per i suoi abitanti, come pure per
l’intera Nazione, l’auspicio di serenità e di pace sintetizzato nel suo nome.
So
che a Palermo, come anche in tutta la Sicilia, non mancano difficoltà, problemi e
preoccupazioni: penso, in particolare, a quanti vivono concretamente la loro esistenza
in condizioni di precarietà, a causa della mancanza del lavoro, dell’incertezza per
il futuro, della sofferenza fisica e morale e, come ha ricordato l’Arcivescovo, a
causa della criminalità organizzata. Oggi sono in mezzo a voi per testimoniare la
mia vicinanza ed il mio ricordo nella preghiera. Sono qui per darvi un forte incoraggiamento
a non aver paura di testimoniare con chiarezza i valori umani e cristiani, così profondamente
radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione. Cari fratelli e sorelle, ogni assemblea liturgica è spazio della presenza
di Dio. Riuniti per la santa Eucaristia, i discepoli del Signore sono immersi nel
sacrificio redentore di Cristo, proclamano che Egli è risorto, è vivo e datore di
vita, e testimoniano che la sua presenza è grazia, forza e gioia. Apriamo il cuore
alla sua parola ed accogliamo il dono della sua presenza! Tutti i testi della liturgia
di questa domenica ci parlano della fede, che è il fondamento di tutta la vita cristiana.
Gesù ha educato i suoi discepoli a crescere nella fede, a credere e ad affidarsi sempre
di più a Lui, per costruire sulla roccia la propria vita. Per questo essi gli chiedono:
«Accresci in noi la fede» (Lc 17,6). E’ una bella domanda che rivolgono al Signore,
è la domanda fondamentale: i discepoli non chiedono doni materiali, non chiedono privilegi,
ma chiedono la grazia della fede, che orienti e illumini tutta la vita; chiedono la
grazia di riconoscere Dio e di poter stare in relazione intima con Lui, ricevendo
da Lui tutti i suoi doni, anche quelli del coraggio, dell’amore e della speranza.
Senza
rispondere direttamente alla loro preghiera, Gesù ricorre ad un’immagine paradossale
per esprimere l’incredibile vitalità della fede. Come una leva muove molto più del
proprio peso, così la fede, anche un pizzico di fede, è in grado di compiere cose
impensabili, straordinarie, come sradicare un grande albero e trapiantarlo nel mare
(Ibid.). La fede - fidarci di Cristo, accoglierlo, lasciare che ci trasformi, seguirlo
fino in fondo - rende possibili le cose umanamente impossibili, in ogni realtà. Ne
dà testimonianza anche il profeta Abacuc nella prima lettura. Egli implora il Signore
a partire da una situazione tremenda di violenza, d’iniquità e di oppressione; e proprio
in questa situazione difficile e di insicurezza, il profeta introduce una visione
che offre uno spaccato del progetto che Dio sta tracciando e sta attuando nella storia:
«Soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede»
(Ab 2,4). L’empio, colui che non agisce secondo Dio, confida nel proprio potere, ma
si appoggia su una realtà fragile e inconsistente, perciò si piegherà, è destinato
a cadere; il giusto, invece, confida in una realtà nascosta ma solida, confida in
Dio e per questo avrà la vita. Nei secoli passati la Chiesa
che è in Palermo è stata arricchita ed animata da una fede fervida, che ha trovato
la sua più alta e riuscita espressione nei Santi e nelle Sante. Penso a santa Rosalia,
che voi venerate e onorate e che, dal monte Pellegrino, veglia sulla vostra Città,
di cui è Patrona. E penso anche ad altre due grandi Sante della Sicilia, Agata e Lucia.
Né va dimenticato come il vostro senso religioso abbia sempre ispirato e orientato
la vita familiare, alimentando valori, quali la capacità di donazione e di solidarietà
verso gli altri, specialmente i sofferenti, e l’innato rispetto per la vita, che costituiscono
una preziosa eredità da custodire gelosamente e da rilanciare ancor più ai nostri
giorni. Cari amici, conservate questo prezioso tesoro di fede della vostra Chiesa;
siano sempre i valori cristiani a guidare le vostre scelte e le vostre azioni!
La
seconda parte del Vangelo odierno presenta un altro insegnamento, un insegnamento
di umiltà, che tuttavia è strettamente legato alla fede. Gesù ci invita ad essere
umili e porta l’esempio di un servo che ha lavorato nei campi. Quando torna a casa,
il padrone gli chiede ancora di lavorare. Secondo la mentalità del tempo di Gesù,
il padrone aveva tutto il diritto di farlo. Il servo doveva al padrone una disponibilità
completa; e il padrone non si riteneva obbligato verso di lui perché aveva eseguito
gli ordini ricevuti. Gesù ci fa prendere coscienza che, di fronte a Dio, ci troviamo
in una situazione simile: siamo servi di Dio; non siamo creditori nei suoi confronti,
ma siamo sempre debitori, perché dobbiamo a Lui tutto, perché tutto è suo dono. Accettare
e fare la sua volontà è l’atteggiamento da avere ogni giorno, in ogni momento della
nostra vita. Davanti a Dio non dobbiamo mai presentarci come chi crede di aver reso
un servizio e di meritare una grande ricompensa. Questa è un’illusione che può nascere
in tutti, anche nelle persone che lavorano molto al servizio del Signore, nella Chiesa.
Dobbiamo, invece, essere consapevoli che, in realtà, non facciamo mai abbastanza per
Dio. Dobbiamo dire, come ci suggerisce Gesù: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto
dovevamo fare» (Lc 17,10). Questo è un atteggiamento di umiltà che ci mette veramente
al nostro posto e permette al Signore di essere molto generoso con noi. Infatti, in
un altro brano del Vangelo egli ci promette che «si cingerà le sue vesti, ci farà
mettere a tavola e passerà a servirci» (cfr Lc 12,37). Cari amici, se faremo ogni
giorno la volontà di Dio, con umiltà, senza pretendere nulla da Lui, sarà Gesù stesso
a servirci, ad aiutarci, ad incoraggiarci, a donarci forza e serenità.
Anche
l’apostolo Paolo, nella seconda lettura odierna, parla della fede. Timoteo è invitato
ad avere fede e, per mezzo di essa, ad esercitare la carità. Il discepolo viene esortato
a ravvivare nella fede anche il dono di Dio che è in lui per l’imposizione delle mani
di Paolo, cioè il dono dell’Ordinazione, ricevuto per svolgere il ministero apostolico
come collaboratore di Paolo (cfr 2Tm 1,6). Egli non deve lasciar spegnere questo dono,
ma deve renderlo sempre più vivo per mezzo della fede. E l’Apostolo aggiunge: «Dio
infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza»
( v. 7).
Cari Palermitani e cari Siciliani! La vostra bella Isola è
stata tra le prime regioni d’Italia ad accogliere la fede degli Apostoli, a ricevere
l’annunzio della Parola di Dio, ad aderire alla fede in modo così generoso che, anche
in mezzo a difficoltà e persecuzioni, è sempre germogliato in essa il fiore della
santità. La Sicilia è stata ed è terra di santi, appartenenti ad ogni condizione
di vita, che hanno vissuto il Vangelo con semplicità ed integralità. A voi, fedeli
laici, ripeto: non abbiate timore di vivere e testimoniare la fede nei vari ambiti
della società, nelle molteplici situazioni dell’esistenza umana, soprattutto in quelle
difficili! La fede vi dona la forza di Dio per essere sempre fiduciosi e coraggiosi,
per andare avanti con nuova decisione, per prendere le iniziative necessarie a dare
un volto sempre più bello alla vostra terra. E quando incontrate l’opposizione del
mondo, sentite le parole dell’Apostolo: «Non vergognarti dunque di dare testimonianza
al Signore nostro» (v. 8). Ci si deve vergognare del male, di ciò che offende Dio,
di ciò che offende l’uomo; ci si deve vergognare del male che si arreca alla Comunità
civile e religiosa con azioni che non amano venire alla luce! La tentazione dello
scoraggiamento, della rassegnazione, viene a chi è debole nella fede, a chi confonde
il male con il bene, a chi pensa che davanti al male, spesso profondo, non ci sia
nulla da fare. Invece, chi è saldamente fondato sulla fede, chi ha piena fiducia in
Dio e vive nella Chiesa, è capace di portare la forza dirompente del Vangelo. Così
si sono comportati i Santi e le Sante, fioriti, nel corso dei secoli, a Palermo e
in tutta la Sicilia, come pure laici e sacerdoti di oggi a voi ben noti, come, ad
esempio, Don Pino Puglisi. Siano essi a custodirvi sempre uniti e ad alimentare in
ciascuno il desiderio di proclamare, con le parole e con le opere, la presenza e l’amore
di Cristo. Popolo di Sicilia, guarda con speranza al tuo futuro! Fa’ emergere in tutta
la sua luce il bene che vuoi, che cerchi e che hai! Vivi con coraggio i valori del
Vangelo per far risplendere la luce del bene! Con la forza di Dio tutto è possibile!
La Madre di Cristo, la Vergine Odigitria da voi tanto venerata, vi assista e vi conduca
alla profonda conoscenza del suo Figlio. Amen!