Eccezionale trapianto all'ospedale Bambino Gesù: un cuore artificiale a un quindicenne
E’ avvenuto per la prima volta al mondo all’ospedale Bambino Gesù di Roma il trapianto
di cuore artificiale permanente su un ragazzo di 15 anni. L’intervento, durato 10
ore è stato effettuato giovedì scorso con successo dall’equipe del Dipartimento Medico
Chirurgico di Cardiologia Pediatrica. Secondo il direttore del reparto, Giacomo Pongiglione,
“si tratta di un importante traguardo della scienza medica che apre nuove prospettive
di speranza e di vita per tutti quei pazienti per i quali resta essenziale la scelta
del trapianto”. Apprezzamento e soddisfazione sono stati espressi dal ministro della
Salute Fazio. Cecilia Seppia ha intervistatoil prof. Antonio Amodeo
a capo dell’equipe medica che ha eseguito l’intervento.
R. – In un’era
dove le donazioni di organi sono sempre inferiori, è necessario affidarsi alle nuove
tecnologie. Queste nuove tecnologie permettono di avere a disposizione macchine che
sono sostitutive del cuore. Quella che abbiamo inserito è una macchina che sostituisce
una parte del cuore, un cuore molto affaticato di un bambino di 15 anni. Speriamo
che permetta una qualità di vita e un’aspettativa di vita buona per questo bambino.
D.
– Professore, un intervento unico soprattutto per il tipo di tecnologia impiegata,
come diceva lei: in cosa consiste?
R. – Si tratta, praticamente, di
una turbina che viene inserita all’interno del ventricolo sinistro; la turbina aspira
il sangue dal cuore e lo immette nell’aorta. La novità assoluta è che questa turbina
è stata inserita per la prima volta in un bambino di 15 anni e l’alimentazione di
questa turbina avviene tramite un jack posizionato nel cranio: questo per ridurre
al minimo i rischi di infezione. Questo, ovviamente, è il primo passo di un progetto
che parte molto da lontano e nel quale noi siamo coinvolti per lo sviluppo di cuori
miniaturizzati. Questo è il cuore più grande che esiste, ma noi siamo ormai nella
fase sperimentale avanzata di cuori ancora più piccoli, ultra-miniaturizzati, per
permettere di posizionarli in bambini molto piccoli: dai neonati fino a bambini di
età anche maggiore.
D. – Possiamo spiegare perché questo tipo di trapianto
viene definito “trapianto permanente di cuore artificiale”?
R. – “Permanente”
perché locato all’interno del torace. Il bambino non avrebbe potuto eseguire un trapianto
cardiaco convenzionale per una malattia oltre a quella cardiaca. Aveva, quindi, un’aspettativa
di vita molto breve. Il cuore, nello specifico di questo bambino, è un cuore che resterà
a vita.