Torna la calma in Ecuador: il presidente parla di cospirazione e chiama in causa il
capo dell’opposizione
Torna la calma a Quito, in Ecuador, dopo il fallito colpo di Stato degli scorsi giorni.
Diramati i primi bilanci del blitz, che ha liberato il presidente Correa dall’ospedale
in cui si era rifugiato: sarebbero otto i morti, tra cui due poliziotti, mentre i
feriti sarebbero circa 274. Il presidente Correa ha annunciato l’apertura di inchieste
che facciano luce sulla vicenda e già sono apparsi i nomi di tre generali ritenuti
tra i maggiori responsabili dell’accaduto: si tratta di Manuel Rivadeneira, Julio
Cesar Cueva e Marcelo Echeverria che compariranno oggi dinanzi ai giudici con l’accusa
di “tentato omicidio del capo di Stato”. Anche il capo della polizia nazionale ha
annunciato le proprie dimissioni proprio mentre il procuratore generale ha aperto
un’inchiesta ipotizzando una cospirazione ordita dall'esterno degli ambienti istituzionali,
annunciando un "repulisti" nella Policia Nacional. "Non è stata una protesta per la
riduzione dei benefici salariali, ma un chiaro esempio di cospirazione", ha detto
Correa in un comunicato stampa in cui ha accusato il leader dell'opposizione, Lucio
Gutierrez, di essere legato agli uomini che hanno fatto irruzione nel palazzo presidenziale
e nelle sale della TV nazionale. Di fronte al tentato colpo di Stato, il segretario
di Stato americano Hillary Clinton ha telefonato al presidente Correa per manifestare
l'appoggio degli Stati Uniti.
Condannati a Lima i responsabili della dittatura
di Fujimori Terminato in Perù il maxi processo contro alcuni esponenti della
dittatura di Fujimori: grande la soddisfazione dei gruppi per la tutela dei diritti
umani e delle associazioni dei familiari delle vittime. Il servizio di Marco Onali:
La magistratura
peruviana ha inflitto oggi pene detentive contro una ventina di militari per i massacri
e le sparizioni di civili effettuate nel Paese sud americano durante la dittatura
tra il 1990 e il 2000. Tra questi il braccio destro dell’ex presidente Fujimori, Vladimiro
Montesinos, che è stato condannato a 25 anni di carcere, condanna che si somma alle
precedenti per traffico d’armi e corruzione. Tutti i condannati erano legati al gruppo
“Colina”, uno squadrone della morte protagonista della guerra occulta condotta dallo
Stato contro i guerriglieri di estrema sinistra di Sendero Luminoso e del Movimento
rivoluzionario Tupac Amaru. Gli altri militari, tra cui il capo dell’esercito, Julio
Salazar Monroe, sono stati condannati a detenzioni comprese tra i 15 e i 25 anni.
Il maxi processo è stato aperto per far luce su tre casi distinti: il massacro del
1991 di Barrio Altos, nei pressi di Lima, quando un commando di uomini mascherati
aprì il fuoco in una festa privata, uccidendo 15 persone, fra cui donne e un bambino,
la scomparsa di nove contadini a El Santa, nel nord del Perù, e quella del giornalista
Pedro Yauri avvenuta nel 1992. Termina dopo sei anni, con la condanna dei maggiori
esponenti del regime del presidente peruviano Fujimori. Grande la soddisfazione dei
parenti delle vittime, che considerano adeguata la condanna annunciando che continuerà
la loro ricerca della verità e dei corpi delle vittime. La principale radio del Paese
definisce la condanna “esemplare per la storia giudiziale del Perù”.
Ancora
scontri in Afghanistan: uccisi 7 soldati della coalizione internazionale Ancora
scontri in Afghanistan dove le violenze non sembrano cessare. Una duplice esplosione
ha ucciso complessivamente 7 soldati della coalizione internazionale. Nella notte
poi uno scontro armato tra miliziani e forze di pace ha ferito due militari italiani,
mentre nel corso di una battaglia nel Sud del Paese 5 miliziani sono stati uccisi
e due attentatori, sorpresi a piazzare ordigni, catturati.
In Pakistan ucciso
uno studioso anti talebani Il vice rettore dell'Università islamica di Swat,
nel nord del Pakistan, è stato assassinato oggi insieme a un suo assistente. Il professore
Farooq Khan è morto in seguito a una sparatoria avvenuta a Mardan, a ovest di Islamabad.
Lo studioso era conosciuto come un oppositore dei talebani che considerava come “fanatici”
e seguaci di un'ideologia che non corrisponde a quella dell'Islam. Intanto continuano
le tensioni in Pakistan, dove nella notte droni, gli aerei americani senza pilota,
hanno lanciato missili nella regione del Waziristan, nel nord del Paese, uccidendo
13 persone. Contemporaneamente, nella frontiera meridionale del Paese, per il terzo
giorno consecutivo continua il blocco dei convogli Nato destinati al rifornimento
in Afghanistan: l’ambasciatore pakistano negli Stati Uniti promette che riprenderà
il traffico con l’Afghanistan non appena la situazione sarà più sicura e verranno
chiarite le questioni in sospeso con la Nato. È, infatti, è cominciata l’indagine
congiunta della Nato con le autorità pakistane per verificare le eventuali responsabilità
dell’attacco dei giorni scorsi effettuato dalle truppe alleate in territorio pakistano.
Il generale Petraeus, comandante della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza
(Isaf) in Afghanistan, ha personalmente manifestato rammarico al presidente pakistano
per la morte dei tre militari.
Scontri in Kashmir: 8 militanti dal Pakistan
e un poliziotto indiano sono morti Otto militanti infiltratisi apparentemente
dal Pakistan e un agente di polizia indiano sono morti oggi in due scontri avvenuti
nel Kashmir. Lo riferisce l'agenzia di stampa indiana Ians. Nel primo incidente, un
reparto dell'esercito che presidiava la linea di controllo (LoC) alla frontiera indo-pachistana
nel settore di Machil del distretto di Kupwara ha localizzato un commando che era
penetrato nella zona e che ha rifiutato di arrendersi. Nel secondo incidente invece
i militari indiani si sono scontrati con armi da fuoco per un’intera giornata nel
villaggio di Akhal (distretto di Ganderbal), con un bilancio di tre militanti ed un
agente morti. C’è da dire che il direttore della Cia, Leon E. Panetta è in India dove
ha discusso con il ministro dell'Interno indiano Chidambaram questioni legate alla
sicurezza regionale, alla vigilia fra l'altro dell'inaugurazione dei Giochi del Commonwealth
in corso fino al 14 ottobre.
L’Iraq da 209 giorni senza governo: batte un
record mondiale Non accenna a risolversi l’impasse politica che paralizza l’Iraq
dal 7 marzo scorso, giorno delle elezioni. Dopo 209 giorni il parlamento non è stato
ancora in grado di trovare un capo di governo in grado di accontentare tutte le forze
politiche presenti nell’assemblea, stabilendo un nuovo record. Il primato spettava,
infatti, al parlamento olandese che, nel 1977, impiegò 208 giorni per trovare un accordo
sul governo. Ma le previsioni non sono positive dato che né il blocco laico Iraqiya
guidato dall'ex primo ministro Iyad Allawi, la cui alleanza che ha vinto di un soffio
le elezioni con 91 seggi, né il primo ministro in carica, Nuri Al Maliki, la cui colazione
si è piazzata seconda con due seggi in meno, hanno saputo mettere insieme un'alleanza
sufficiente a formare una maggioranza di governo. Mentre nel Paese continuano le consultazioni
il Fondo monetario internazionale ha stanziato 741 milioni di dollari visti i buoni
progressi compiuti da Baghdad nella ricostruzione dell'economia del Paese.
Incontro
a Teheran tra i presidenti di Siria e Iran È arrivato nella mattinata a Teheran
il presidente siriano Bashar al Assad per una serie di incontri: con il presidente
iraniano, Ahmanidejad, la guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, e altri dirigenti
governativi. Per i capi di Stato si tratta del secondo incontro dallo scorso settembre,
quando si incontrarono all’aeroporto di Damasco. I colloqui precedono la visita di
Stato che Ahmanidejad compierà in Libano il prossimo 13 ottobre per parlare di Libano
e Medio Oriente.
La Francia nuovamente in piazza contro la riforma delle
pensioni Nuova giornata di scioperi e manifestazioni in Francia dove si terranno
circa 229 cortei di protesta per dire no al piano di riforma delle pensioni voluto
dal governo. Si tratta della terza mobilitazione nazionale per opporsi al provvedimento
voluto dal premier Sarkozy che innalzerebbe l’età pensionabile da 60 a 62 anni entro
il 2018. Alle manifestazioni prenderanno parte, oltre ai rappresentanti sindacali,
anche le organizzazioni familiari e studentesche. Si stima che circa il 70 per cento
dei francesi sia contro la riforma, e, secondo le stime degli organizzatori nelle
prime due manifestazioni, tenutesi a settembre, hanno partecipato circa tre milioni
di francesi, un milione secondo i dati governativi.
In Bosnia, a 15 anni
dalla fine della guerra, domani si vota Domani la Bosnia alle urne: oltre 3
milioni di elettori sono chiamati a eleggere i propri rappresentanti che, a 15 anni
dalla fine della guerra, dovranno riavviare il processo di riforme e riportare il
Paese sulla via dell'integrazione euro-atlantica. Il servizio di Giuseppe D’Amato:
Nazionalismo
dilagante e delusione diffusa tra la popolazione e generica paura per il futuro: ecco
la Bosnia Erzegovina che domani sceglierà i suoi rappresentanti, federali e locali.
Assai complesso il sistema di voto: tre i presidenti federali da eleggere per ognuna
delle entità etniche – bosniaca, croata e serba – e due i parlamenti. A prevederli
è l’Accordo di Dayton del 1995 che pose fine a tre anni e mezzo di guerra con oltre
100 mila morti. I sondaggi della vigilia non prevedono grossi sconvolgimenti; i partiti
nazionalisti dovrebbero confermare la loro forza, anche in virtù di un ampio tasso
di astensionismo. Secondo gli esperti, possibili politiche per il superamento delle
attuali divisioni tra le etnie e per il rilancio economico della Repubblica non paiono
possibili. Tra i serbi bosniaci, ad esempio, il favorito come presidente è Milorad
Dodik che definisce la Bosnia Erzegovina “un errore della storia” e prevede la sua
scomparsa nell’arco di qualche anno.
La svolta di Cuba sull’iniziativa
privata: il cardinale Ortega intravede positivi sbocchi occupazionali A Cuba
il cardinale Jaime Lucas Ortega y Alamino, arcivescovo dell'Avana, ha definito “svolta
positiva” la decisione del governo di Raul Castro di ampliare l’iniziativa privata,
con la possibilità di creare piccole imprese. Il progetto vuole agevolare la ricollocazione
di mezzo milione di lavoratori statali, che saranno licenziati entro sei mesi.
In
Guatemala l’eco delle scuse degli Usa per i “criminosi” esperimenti sanitari tra il
1946 e il 1948 “Sono crimini contro l'umanità che fanno rabbrividire”: così
il presidente del Guatemala, Alvaro Colom, ha definito oggi gli esperimenti fatti
dagli Stati Uniti tra il 1946 e il 1948 nel Paese centroamericano, dove Washington
portò avanti un programma che ha intenzionalmente infettato cittadini guatemaltechi
con i virus della sifilide e della gonorrea. Della vicenda si è parlato oggi in Guatemala
dopo le scuse giunte dagli Usa da parte del segretario di Stato Hillary Clinton. “Siamo
molto dispiaciuti”, ha commentato la Clinton rivolgendo le scuse dell'amministrazione
Usa “a tutte le persone colpite”. Nell'annunciare “un'indagine approfondita” sugli
esperimenti eseguiti su piu' di 1.500 guatemaltechi, Colom ha precisato che il suo
governo sta d'altra parte studiando la possibilità di chiedere un risarcimento agli
Usa, riconoscendo nel contempo l'importanza delle scuse giunte da Washington.
Continua
lo scambio di note tra Cina e Giappone Continuano a essere alti i toni tra
Giappone e Cina nonostante i diversi inviti a mantenere la calma. Non accennano, infatti,
a terminare le polemiche tra i due Paesi dopo che il ministero del turismo cinese
ha allertato i turisti che si recano in Giappone a valutare attentamente la sicurezza
del viaggio. Pechino ha, infatti, diramato l’allerta dopo che un gruppo di turisti
cinesi è stato vittima di attacchi da parte di nazionalisti giapponesi. Tokyo ha dichiarato
tuttavia che l’episodio non è da ritenere significativo mentre lancia invece un nuovo
appello affinché la Cina si comporti “da attore responsabile” della comunità internazionale.
Le autorità nipponiche continuano a chiedere il rilascio del giapponese arrestato
in Cina per aver filmato zone militari, di cui era vietato far riprese e invita Pechino
a cercare una soluzione efficace alla questione delle isole Senkaku, rivendicate da
entrambi i Paesi e alla base della recente querelle diplomatica. (Panoramica internazionale
a cura di Fausta Speranza e Marco Onali)
Bollettino del Radiogiornale
della Radio Vaticana Anno LIV no. 275
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