2010-10-02 15:23:36

Torna la calma in Ecuador: il presidente parla di cospirazione e chiama in causa il capo dell’opposizione


Torna la calma a Quito, in Ecuador, dopo il fallito colpo di Stato degli scorsi giorni. Diramati i primi bilanci del blitz, che ha liberato il presidente Correa dall’ospedale in cui si era rifugiato: sarebbero otto i morti, tra cui due poliziotti, mentre i feriti sarebbero circa 274. Il presidente Correa ha annunciato l’apertura di inchieste che facciano luce sulla vicenda e già sono apparsi i nomi di tre generali ritenuti tra i maggiori responsabili dell’accaduto: si tratta di Manuel Rivadeneira, Julio Cesar Cueva e Marcelo Echeverria che compariranno oggi dinanzi ai giudici con l’accusa di “tentato omicidio del capo di Stato”. Anche il capo della polizia nazionale ha annunciato le proprie dimissioni proprio mentre il procuratore generale ha aperto un’inchiesta ipotizzando una cospirazione ordita dall'esterno degli ambienti istituzionali, annunciando un "repulisti" nella Policia Nacional. "Non è stata una protesta per la riduzione dei benefici salariali, ma un chiaro esempio di cospirazione", ha detto Correa in un comunicato stampa in cui ha accusato il leader dell'opposizione, Lucio Gutierrez, di essere legato agli uomini che hanno fatto irruzione nel palazzo presidenziale e nelle sale della TV nazionale. Di fronte al tentato colpo di Stato, il segretario di Stato americano Hillary Clinton ha telefonato al presidente Correa per manifestare l'appoggio degli Stati Uniti.

Condannati a Lima i responsabili della dittatura di Fujimori
Terminato in Perù il maxi processo contro alcuni esponenti della dittatura di Fujimori: grande la soddisfazione dei gruppi per la tutela dei diritti umani e delle associazioni dei familiari delle vittime. Il servizio di Marco Onali:RealAudioMP3

La magistratura peruviana ha inflitto oggi pene detentive contro una ventina di militari per i massacri e le sparizioni di civili effettuate nel Paese sud americano durante la dittatura tra il 1990 e il 2000. Tra questi il braccio destro dell’ex presidente Fujimori, Vladimiro Montesinos, che è stato condannato a 25 anni di carcere, condanna che si somma alle precedenti per traffico d’armi e corruzione. Tutti i condannati erano legati al gruppo “Colina”, uno squadrone della morte protagonista della guerra occulta condotta dallo Stato contro i guerriglieri di estrema sinistra di Sendero Luminoso e del Movimento rivoluzionario Tupac Amaru. Gli altri militari, tra cui il capo dell’esercito, Julio Salazar Monroe, sono stati condannati a detenzioni comprese tra i 15 e i 25 anni. Il maxi processo è stato aperto per far luce su tre casi distinti: il massacro del 1991 di Barrio Altos, nei pressi di Lima, quando un commando di uomini mascherati aprì il fuoco in una festa privata, uccidendo 15 persone, fra cui donne e un bambino, la scomparsa di nove contadini a El Santa, nel nord del Perù, e quella del giornalista Pedro Yauri avvenuta nel 1992. Termina dopo sei anni, con la condanna dei maggiori esponenti del regime del presidente peruviano Fujimori. Grande la soddisfazione dei parenti delle vittime, che considerano adeguata la condanna annunciando che continuerà la loro ricerca della verità e dei corpi delle vittime. La principale radio del Paese definisce la condanna “esemplare per la storia giudiziale del Perù”.

Ancora scontri in Afghanistan: uccisi 7 soldati della coalizione internazionale
Ancora scontri in Afghanistan dove le violenze non sembrano cessare. Una duplice esplosione ha ucciso complessivamente 7 soldati della coalizione internazionale. Nella notte poi uno scontro armato tra miliziani e forze di pace ha ferito due militari italiani, mentre nel corso di una battaglia nel Sud del Paese 5 miliziani sono stati uccisi e due attentatori, sorpresi a piazzare ordigni, catturati.

In Pakistan ucciso uno studioso anti talebani
Il vice rettore dell'Università islamica di Swat, nel nord del Pakistan, è stato assassinato oggi insieme a un suo assistente. Il professore Farooq Khan è morto in seguito a una sparatoria avvenuta a Mardan, a ovest di Islamabad. Lo studioso era conosciuto come un oppositore dei talebani che considerava come “fanatici” e seguaci di un'ideologia che non corrisponde a quella dell'Islam. Intanto continuano le tensioni in Pakistan, dove nella notte droni, gli aerei americani senza pilota, hanno lanciato missili nella regione del Waziristan, nel nord del Paese, uccidendo 13 persone. Contemporaneamente, nella frontiera meridionale del Paese, per il terzo giorno consecutivo continua il blocco dei convogli Nato destinati al rifornimento in Afghanistan: l’ambasciatore pakistano negli Stati Uniti promette che riprenderà il traffico con l’Afghanistan non appena la situazione sarà più sicura e verranno chiarite le questioni in sospeso con la Nato. È, infatti, è cominciata l’indagine congiunta della Nato con le autorità pakistane per verificare le eventuali responsabilità dell’attacco dei giorni scorsi effettuato dalle truppe alleate in territorio pakistano. Il generale Petraeus, comandante della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) in Afghanistan, ha personalmente manifestato rammarico al presidente pakistano per la morte dei tre militari.

Scontri in Kashmir: 8 militanti dal Pakistan e un poliziotto indiano sono morti
Otto militanti infiltratisi apparentemente dal Pakistan e un agente di polizia indiano sono morti oggi in due scontri avvenuti nel Kashmir. Lo riferisce l'agenzia di stampa indiana Ians. Nel primo incidente, un reparto dell'esercito che presidiava la linea di controllo (LoC) alla frontiera indo-pachistana nel settore di Machil del distretto di Kupwara ha localizzato un commando che era penetrato nella zona e che ha rifiutato di arrendersi. Nel secondo incidente invece i militari indiani si sono scontrati con armi da fuoco per un’intera giornata nel villaggio di Akhal (distretto di Ganderbal), con un bilancio di tre militanti ed un agente morti. C’è da dire che il direttore della Cia, Leon E. Panetta è in India dove ha discusso con il ministro dell'Interno indiano Chidambaram questioni legate alla sicurezza regionale, alla vigilia fra l'altro dell'inaugurazione dei Giochi del Commonwealth in corso fino al 14 ottobre.

L’Iraq da 209 giorni senza governo: batte un record mondiale
Non accenna a risolversi l’impasse politica che paralizza l’Iraq dal 7 marzo scorso, giorno delle elezioni. Dopo 209 giorni il parlamento non è stato ancora in grado di trovare un capo di governo in grado di accontentare tutte le forze politiche presenti nell’assemblea, stabilendo un nuovo record. Il primato spettava, infatti, al parlamento olandese che, nel 1977, impiegò 208 giorni per trovare un accordo sul governo. Ma le previsioni non sono positive dato che né il blocco laico Iraqiya guidato dall'ex primo ministro Iyad Allawi, la cui alleanza che ha vinto di un soffio le elezioni con 91 seggi, né il primo ministro in carica, Nuri Al Maliki, la cui colazione si è piazzata seconda con due seggi in meno, hanno saputo mettere insieme un'alleanza sufficiente a formare una maggioranza di governo. Mentre nel Paese continuano le consultazioni il Fondo monetario internazionale ha stanziato 741 milioni di dollari visti i buoni progressi compiuti da Baghdad nella ricostruzione dell'economia del Paese.

Incontro a Teheran tra i presidenti di Siria e Iran
È arrivato nella mattinata a Teheran il presidente siriano Bashar al Assad per una serie di incontri: con il presidente iraniano, Ahmanidejad, la guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, e altri dirigenti governativi. Per i capi di Stato si tratta del secondo incontro dallo scorso settembre, quando si incontrarono all’aeroporto di Damasco. I colloqui precedono la visita di Stato che Ahmanidejad compierà in Libano il prossimo 13 ottobre per parlare di Libano e Medio Oriente.

La Francia nuovamente in piazza contro la riforma delle pensioni
Nuova giornata di scioperi e manifestazioni in Francia dove si terranno circa 229 cortei di protesta per dire no al piano di riforma delle pensioni voluto dal governo. Si tratta della terza mobilitazione nazionale per opporsi al provvedimento voluto dal premier Sarkozy che innalzerebbe l’età pensionabile da 60 a 62 anni entro il 2018. Alle manifestazioni prenderanno parte, oltre ai rappresentanti sindacali, anche le organizzazioni familiari e studentesche. Si stima che circa il 70 per cento dei francesi sia contro la riforma, e, secondo le stime degli organizzatori nelle prime due manifestazioni, tenutesi a settembre, hanno partecipato circa tre milioni di francesi, un milione secondo i dati governativi.

In Bosnia, a 15 anni dalla fine della guerra, domani si vota
Domani la Bosnia alle urne: oltre 3 milioni di elettori sono chiamati a eleggere i propri rappresentanti che, a 15 anni dalla fine della guerra, dovranno riavviare il processo di riforme e riportare il Paese sulla via dell'integrazione euro-atlantica. Il servizio di Giuseppe D’Amato:RealAudioMP3

Nazionalismo dilagante e delusione diffusa tra la popolazione e generica paura per il futuro: ecco la Bosnia Erzegovina che domani sceglierà i suoi rappresentanti, federali e locali. Assai complesso il sistema di voto: tre i presidenti federali da eleggere per ognuna delle entità etniche – bosniaca, croata e serba – e due i parlamenti. A prevederli è l’Accordo di Dayton del 1995 che pose fine a tre anni e mezzo di guerra con oltre 100 mila morti. I sondaggi della vigilia non prevedono grossi sconvolgimenti; i partiti nazionalisti dovrebbero confermare la loro forza, anche in virtù di un ampio tasso di astensionismo. Secondo gli esperti, possibili politiche per il superamento delle attuali divisioni tra le etnie e per il rilancio economico della Repubblica non paiono possibili. Tra i serbi bosniaci, ad esempio, il favorito come presidente è Milorad Dodik che definisce la Bosnia Erzegovina “un errore della storia” e prevede la sua scomparsa nell’arco di qualche anno.

La svolta di Cuba sull’iniziativa privata: il cardinale Ortega intravede positivi sbocchi occupazionali
A Cuba il cardinale Jaime Lucas Ortega y Alamino, arcivescovo dell'Avana, ha definito “svolta positiva” la decisione del governo di Raul Castro di ampliare l’iniziativa privata, con la possibilità di creare piccole imprese. Il progetto vuole agevolare la ricollocazione di mezzo milione di lavoratori statali, che saranno licenziati entro sei mesi.

In Guatemala l’eco delle scuse degli Usa per i “criminosi” esperimenti sanitari tra il 1946 e il 1948
“Sono crimini contro l'umanità che fanno rabbrividire”: così il presidente del Guatemala, Alvaro Colom, ha definito oggi gli esperimenti fatti dagli Stati Uniti tra il 1946 e il 1948 nel Paese centroamericano, dove Washington portò avanti un programma che ha intenzionalmente infettato cittadini guatemaltechi con i virus della sifilide e della gonorrea. Della vicenda si è parlato oggi in Guatemala dopo le scuse giunte dagli Usa da parte del segretario di Stato Hillary Clinton. “Siamo molto dispiaciuti”, ha commentato la Clinton rivolgendo le scuse dell'amministrazione Usa “a tutte le persone colpite”. Nell'annunciare “un'indagine approfondita” sugli esperimenti eseguiti su piu' di 1.500 guatemaltechi, Colom ha precisato che il suo governo sta d'altra parte studiando la possibilità di chiedere un risarcimento agli Usa, riconoscendo nel contempo l'importanza delle scuse giunte da Washington.

Continua lo scambio di note tra Cina e Giappone
Continuano a essere alti i toni tra Giappone e Cina nonostante i diversi inviti a mantenere la calma. Non accennano, infatti, a terminare le polemiche tra i due Paesi dopo che il ministero del turismo cinese ha allertato i turisti che si recano in Giappone a valutare attentamente la sicurezza del viaggio. Pechino ha, infatti, diramato l’allerta dopo che un gruppo di turisti cinesi è stato vittima di attacchi da parte di nazionalisti giapponesi. Tokyo ha dichiarato tuttavia che l’episodio non è da ritenere significativo mentre lancia invece un nuovo appello affinché la Cina si comporti “da attore responsabile” della comunità internazionale. Le autorità nipponiche continuano a chiedere il rilascio del giapponese arrestato in Cina per aver filmato zone militari, di cui era vietato far riprese e invita Pechino a cercare una soluzione efficace alla questione delle isole Senkaku, rivendicate da entrambi i Paesi e alla base della recente querelle diplomatica. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Marco Onali)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 275

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