Filippine: mons. Cruz denuncia il gioco d’azzardo illegale che coinvolge diversi politici
Si è scatenata un'accesa polemica contro l'arcivescovo emerito di Lingayén-Dagupan,
mons. Óscar Cruz, dopo le sue rivelazioni, in un'udienza al Senato filippino, che
coinvolgono nel giro d’affari del gioco illegale il governatore della provincia di
Pangasinán, nel nord delle Filippine. Sedici membri del governo provinciale hanno
firmato una dura dichiarazione a mezzo stampa ripresa dalla Zenit: “Abbiamo deciso
che qualsiasi persona che voglia attentare in modo malintenzionato contro la credibilità
del governatore e cerchi di sviare l'attenzione dal suo eccellente lavoro di gestione
della provincia in materia di progresso e sviluppo dovrebbe essere dichiarata persona
non grata nella provincia del Pangasinán”. “Consideriamo abietta – prosegue la nota
uscita sui giornali locali il 23 settembre - l'introduzione del nome del governatore
Amado Espino nella lista degli organizzatori di jueteng realizzata dall'ex arcivescovo
Cruz”. Il jueteng è una lotteria illegale particolarmente diffusa a Luzón, l'isola
più grande della parte nord dell'arcipelago. Il 21 settembre, il presule ha presentato
al Comitato Blue Ribbon del Senato – incaricato di indagare e punire le frodi dei
funzionari – una lista di oltre trenta politici, funzionari statali e membri della
Polizia che hanno ricevuto tangenti dalla mafia che controlla il gioco illegale. La
lista è stata elaborata dalla People's Crusade Against Jueteng (KBLJ), un gruppo del
quale l'arcivescovo è cofondatore. Il presule aveva già parlato in precedenza davanti
alla Camera dei rappresentanti, precisando che si trattava dell' “ultima opportunità”
che dava al Governo, ma il suo intervento non ha sortito effetti. “E' una prova per
il nuovo Governo di Aquino”, ha dichiarato. “Se non si fa nulla, l'elezione di qualcuno
sotto la bandiera dell'integrità non sarà stata altro che una grande farsa”. Mons.
Cruz è noto per il suo impegno nella lotta contro la corruzione, soprattutto nell'ambito
del gioco. In varie occasioni ha cercato di attaccare la potente mafia del jueteng,
che accusa di rovinare i poveri e promuovere la corruzione. Dall'arrivo alla Presidenza
di Noynoy Aquino III, figlio della nota Corazón Aquino, il presule, sostenuto da altri
vescovi filippini, non ha smesso di chiedere al vincitore delle elezioni il rispetto
delle sue promesse di sradicare la corruzione all'interno della macchina statale.
Il 23 settembre, attraverso le onde della Dzbb di Manila, mons. Cruz ha ribadito la
sua determinazione di far sì che il Governo rispetti i suoi impegni, minacciando anche
di denunciare altre persone di spicco se la sua indagine esposta al Senato non darà
risultati. La lista consegnata da monsignor Cruz includeva alti funzionari statali,
alcuni dei quali molto vicini al Presidente Aquino, come Rico Escalona Puno, sottosegretario
del Ministero degli Interni, o Jesus Verzosa, ex capo della Polizia nazionale. L'arcivescovo
è consapevole dei rischi che corre. Nel febbraio scorso è stato assassinato uno dei
testimoni che il presule aveva convinto a testimoniare davanti alla commissione d'inchiesta
del Senato. L'ex presidente della Conferenza episcopale delle Filippine, che ha 75
anni, ha confermato di aver ricevuto minacce di morte nei giorni scorsi. Pur ammettendo
di temere per la propria vita, mons. Cruz rifiuta per il momento la protezione offertagli
dal Senato e dalla Conferenza dei Superiori Maggiori delle Filippine. (M.G.)