Annuncio delle autorità birmane: Aung San Suu Kyi sarà liberata dopo le elezioni
La leader dell'opposizione democratica birmana, Aung San Suu Kyi, sarà liberata poco
dopo le elezioni del 7 novembre, le prime in 20 anni. È quanto hanno detto fonti ufficiali
birmane. La liberazione dovrebbe avvenire il 13 novembre prossimo. Alle elezioni non
parteciperà il suo partito, la Lega nazionale per la democrazia, che vinse l'ultima
consultazione nel 1990, poi annullata dai militari. Aung San Suu Kyi, premio Nobel
per la Pace nel 1991, è stata costretta da allora a vivere quasi ininterrottamente
agli arresti domiciliari.
Eurogruppo e Bce danno fiducia a Irlanda e Portogallo I
Paesi dell'Eurogruppo e la Banca centrale europea hanno promosso le misure aggiuntive
prese da Irlanda e Portogallo per risanare i propri conti pubblici e i propri sistemi
finanziari. In particolare per Dublino il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude
Juncker, al termine della riunione informale dei ministri di Eurolandia, ha dichiarato
di ritenere che le autorità irlandesi saranno in grado di portare avanti il loro piano
pluriennale di risanamento. Il piano, che è stato varato ieri dalle autorità irlandesi,
prevede un bilancio quadriennale che ridurrà il deficit del 3 per cento. Le misure
varate prevedono un contributo della Banca centrale di 29,3 miliardi di euro, a cui
si potrebbe aggiungere un’iniezione di 5 miliardi di Euro. Il governo di Dublino ha
deciso di contare solo sulle sue forze nel tentativo di salvare la più importante
banca del Paese, la Anglo Irish Bank che rischia il fallimento. Oggi il primo ministro
irlandese Brian Cowen ha sottolineato che le cifre “sono gestibili” e che l'ipotesi
che l'Irlanda faccia ricorso ad aiuti finanziari esterni “è fuori questione”.
Patto
di stabilità europeo: secondo Olli Rehn cadranno le riserve di alcuni Paesi Grande
fiducia è stata mostrata dal Commissario per gli affari economici dell’Unione Europea,
Olli Rehn, nei confronti dei provvedimenti presi ieri a Bruxelles per rinforzare la
governance economica europea. Nonostante i dubbi e le perplessità mostrate dai ministri
di alcuni Paesi, il commissario ha affermato di essere convinto che le riserve dei
membri apparentemente contrari cadranno in fase di discussione. Si dovrà infatti ancora
discutere sui metodi di attuazione del piano, e, in quella sede, ci sarà modo di far
incontrare le esigenze degli Stati membri.
La Commissione Ue ricuce con
Parigi ma stringe sulla questione Rom La Commissione Europea ha dato di fatto
ieri un ultimatum alla Francia per le sue politiche contro i Rom, ma lo strappo con
Parigi sembra ricucito. La portavoce della Commissione ha annunciato che “una lettera
di messa in mora” verrà inviata alla Francia per chiedere “la trasposizione completa”
della direttiva sulla libertà di circolazione (fatto che riguarda anche altri Paesi),
“a meno che un progetto di misure di trasposizione, accompagnato da un calendario
preciso per la loro adozione non venga trasmesso prima del 15 ottobre”. Intanto il
Consiglio d’Europa ha invitato i 47 Stati membri e l’Unione europea a riunirsi il
prossimo 20 ottobre a Strasburgo per trovare una soluzione costruttiva e duratura
che migliori la presenza dei Rom in tutta l’area. Il servizio di Francesca Sabatinelli:
Parigi
ha 15 giorni di tempo per rispondere a Bruxelles. È il monito della Commissione europea
alla Francia sulla questione dell’espulsione dei Rom. La Commissione, in pratica,
si è limitata a richiamare Parigi alla corretta applicazione delle normative comunitarie
in materia di libera circolazione dei cittadini Ue tralasciando l’aspetto della discriminazione
etnica. Cosa contesta, dunque, la Commissione ai francesi? Ci risponde Sergio
Marchisio, docente di diritto dell’Unione europea alla Luiss di Roma:
R.
- Contesta alla Francia di non avere attuato in modo corretto e completo la direttiva
38 del 2004 sulla libera circolazione delle persone nell’Unione europea; contesta,
in particolare, di non avere attuato in modo corretto le garanzie procedurali previste
da questa direttiva.
D. - Professore, a questo punto se la Francia non
si metterà in regola entro al metà di ottobre, che cosa accadrà? Quali saranno i passi
ulteriori della Commissione?
R. - La Francia dovrà comunicare alla Commissione
un progetto di misure di attuazione su queste garanzie procedurali e un calendario
preciso per l’adozione di questi provvedimenti. Se questo ci sarà, la procedura potrebbe
sospendersi. Andare avanti significa, poi, arrivare ad un parere motivato in cui la
commissione dice: per questo e quest'altro motivo la Francia ha violato il diritto
dell’Unione.
D. - E a quel punto scatterebbero sanzioni?
R.
- A quel punto toccherebbe sempre alla Commissione decidere se perseguire la Francia
davanti alla Corte di Giustizia.
In Italia la Camera ha votato ieri
la fiducia al governo Berlusconi Il voto di fiducia ieri sera a Montecitorio
ha registrato una maggioranza più ampia e articolata rispetto a quella del 2008. È
quanto ha detto questa mattina il premier Silvio Berlusconi illustrando il patto programmatico
al Senato, che stasera voterà la fiducia. Dunque, secondo Berlusconi, il governo è
in grado di concludere la legislatura. Resta tuttavia l’incognita dell’atteggiamento
dei finiani, il cui voto di ieri si è rivelato decisivo per la maggioranza. Il servizio
di Giampiero Guadagni.
Dopo il
voto di ieri sera alla Camera, la valutazione era pressoché unanime: le elezioni anticipate
sono più vicine. E c’era chi, come il ministro dell’Interno, il leghista Maroni, ipotizzava
il mese di marzo. Ma oggi Bossi frena, scusandosi anche con i romani per le pesanti
parole dei giorni scorsi. E Berlusconi, intervenendo questa mattina a Palazzo Madama,
ha sottolineato come l’unico vero dato politico è una maggioranza numericamente più
forte di prima. Resta tuttavia il fatto che Pdl e Lega non sono autosufficienti: decisivo
si è infatti rivelato l’appoggio dei finiani di Futuro e libertà, che intendono d’ora
in poi contrattare ogni provvedimento e annunciano la nascita del nuovo partito di
centrodestra. Da Berlusconi non è arrivato alcun riconoscimento di questa nuova forza,
ma non c’è neppure stato un affondo nei confronti del presidente della Camera, dopo
la fragorosa rottura estiva alla quale è seguita la proposta di un nuovo patto di
legislatura, i cui cinque punti il premier ha illustrato ieri e oggi in Parlamento.
La riforma della giustizia, intanto: tema spinoso sul quale Berlusconi ha utilizzato
toni misurati, riproponendo comunque lo scudo per le più alte cariche dello Stato
e la separazione delle carriere di giudici e pm. Il presidente del Consiglio ha poi
ribadito l’obiettivo di ridurre la pressione fiscale. Ha assicurato che il federalismo
sarà la cerniera unificante del Paese a vantaggio soprattutto del Sud. Sud per il
quale Berlusconi garantisce risorse per lo sviluppo e le infrastrutture. Quanto al
capitolo sicurezza, Berlusconi ha rivendicato i risultati nella lotta alla criminalità
organizzata e alla immigrazione clandestina, impegnandosi nel contempo all’integrazione
degli immigrati irregolari. Il premier ha tra l’altro ribadito la volontà di introdurre
il quoziente familiare, peraltro già sperimentato in alcune zone del Paese, compresa
la capitale. Facendo leva su questi punti del programma, Berlusconi ha chiesto l’appoggio
anche dei moderati dell’opposizione, assicurando con forza che non c’è stato da parte
sua alcun tentativo di compravendita di parlamentari centristi. Ma l’appoggio non
è arrivato. Per Pd e Udc infatti quello del premier è un discorso debole, pieno di
promesse più volte fatte e mai mantenute.
Attacco Nato in Pakistan
provoca blocco dei rifornimenti In Pakistan nei giorni scorsi, aerei delle
forze Nato avevano bombardato obiettivi talebani in territorio pakistano. E nelle
ultime ore, due elicotteri delle forze impegnate in Afghanistan hanno lanciato missili
e bombe nel distretto pakistano del Kurram, al confine afghano, uccidendo tre soldati
e ferendone altri tre. Islamabad chiede la fine degli interventi americani sul suo
territorio e annuncia di bloccare i rifornimenti Nato diretti in Afghanistan alla
frontiera meridionale del Paese. Le Forze Internazionali di Assistenza alla Sicurezza
sotto comando Nato comunicano l’apertura di un’indagine per verificare se l’attacco
sia avvenuto in territorio afghano o pakistano.
Nuovo attacco kamikaze
in Afghanistan Continuano le ondate di violenze in Afghanistan: nella mattinata
nella città di Kandahar, nella regione orientale del Paese, un kamikaze si è fatto
esplodere contro un convoglio Nato. Il gesto, rivendicato prontamente da Al-Qaeda,
è stato condotto contro un carro armato americano nei dintorni dell’aeroporto ma non
si ha, tuttavia, un bilancio certo delle vittime. Secondo fonti governative, sarebbero
morti circa 4 civili e feriti una ventina di persone, Al-Qaeda ha invece dichiarato
che sarebbero morti tutti e 7 i militari americani del convoglio attaccato. Intanto,
la Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf, sotto comando Nato) ha
ammesso oggi che effettivamente alcuni civili sono morti o sono rimasti feriti in
un’operazione mista afghano-internazionale realizzata ieri nella provincia meridionale
afghana di Ghazni.
Somalia: la taskforce anti-pirateria dell'Ue ottiene
il rilascio di un natante Non si arrestano le azioni di pirateria davanti alle
coste della Somalia. Nelle ultime 24 ore è stato sequestrato un mercantile battente
bandiera panamense e il suo equipaggio di 15 marinai indiani. Il cargo navigava in
direzione del porto keniota di Mombasa proveniente da Durban, in Sudafrica. Questa
mattina la taskforce anti-pirateria dell'Unione Europea, Eu Navfor, ha ottenuto il
rilascio di un altro natante battente bandiera iraniana con sette persone di equipaggio
sequestrato sempre nel Golfo di Aden. Massimiliano Menichetti ha intervistato
Nicolò Carnimeo, docente di diritto della navigazione all’Università di Napoli:
R. - Dobbiamo
dire che non c’è un’intensificazione degli attacchi ma gli attacchi si sono dimostrati
stabili nel tempo. Quelle sono rotte in un punto strategico, ovviamente, perché tutto
il traffico petrolifero che passa dall’Oceano indiano arriva al Mediterraneo deve
assolutamente passare di lì. L’impegno dell’anti-pirateria, delle nostre forze navali
insieme a quelle dell’Unione europea, della missione Atlanta e delle altre missioni
impegnate, è diventato più rilevante. Le regole di ingaggio ci consentono di intervenire
con più efficacia. Ma il problema della pirateria non si risolve in mare perché lo
scenario è molto grande; i pirati possono oggi contare su basi logistiche alle Seychelles
e hanno queste navi madri che sembrano imprendibili, perché la vastità dell’Oceano
e dello scenario è di un milione di miglia quadrate. Il problema della pirateria rimane
complesso ed è un problema terrestre che riguarda appunto la Somalia.
D.
- Professore, ma proprio sulla terra ferma il governo di transizione ha grandi difficoltà
a controllare il territorio. E' costante il bollettino degli scontri anche con gli
Sebaab, legati ad al Qaeda...
R. - Purtroppo, il premier del governo
di transizione, Omar Abdirashid Ali Sharmarke, ha rassegnato le sue dimissioni proprio
in settembre e ha reso ancora più delegittimato questo piccolo governo che non controlla
il proprio territorio. Quindi controlla semplicemente alcune parti della capitale
e la Somalia è abbandonata a se stessa, è governata da questi clan.
D.
- Il governo di transizione comunque siede come rappresentante nei tavoli internazionali,
come si può rafforzare la sua posizione?
R. - Non solo la cooperazione
con alcune regioni come il Somaliland, oppure intervenire con maggiore efficacia in
Puntland, che sono due regioni autonome che hanno già il controllo di parte del territorio.
Bisogna riportare le regole, quindi l’intensificazione dei rapporti diplomatici e
delle missioni che effettivamente riportino una sorta di statualità in Somalia.
D.
- La Somalia è rappresentata come una nazione abbandonata a se stessa, ai pirati.
È solo questo il suo volto?
R. - C’è una classe sociale molto forte
di persone che sarebbe interessata a questo cambiamento. Purtroppo comandano le armi,
tanto è vero che l’embargo delle armi - che è operante da tanti anni - in effetti
non viene rispettato e continua ad essere una regione, un buco nero, da cui purtroppo
passa ancora di tutto.
Frana nello Stato messicano del Chiapas: 12 persone
morte Nuova frana di fango e terra in Messico a causa delle intense piogge
di questi giorni. Nel municipio di Matan, nello Stato del Chiapas, dodici persone
sono morte, 16 ferite e quattro risultano disperse a seguito di uno smottamento. A
riferire sulla tragedia sono state le autorità locali e il presidente Felipe Calderon,
che via Tiwtter ha reso noto di aver saputo dello smottamento dal governatore del
Chiapas, Juan Sabines. Il municipio di Amatan non si trova lontano dal vicino Stato
di Oaxaca, dove da martedì risultano disperse undici persone a causa di un'altra frana.
Rientra la tensione tra Russia e Giappone sulle isole Curili Sembra
allentata la tensione tra Giappone e Russia registrata ieri dopo che il presidente
russo aveva dichiarato di voler recarsi nelle isole Curili che sono al centro di una
disputa sulla sovranità con il Giappone. Medvedev era nel territorio russo della
Kamchatka per una visita di Stato culminata con la firma di alcuni accordi economici
con la Cina. Aveva manifestato la volontà di effettuare una visita nelle isole Curili.
Da Tokyo il ministro degli Esteri aveva apostrofato l’eventuale visita come “non gradita”
annunciando che, l’eventuale ingresso di Medvedev nelle isole, avrebbe costituito
un precedente tra i due Paesi. É lo stesso dicastero ad annunciare che il Presidente
russo ha lasciato la penisola della Kamchatka in direzione di Mosca.
Liberati
tre dei quattro cittadini giapponesi arrestati in Cina Sembrano rilassarsi
i rapporti tra Cina e Giappone dopo il duro scambio di note delle scorse settimane.
La querelle diplomatica tra i due Paesi, cominciata con l’arresto del capitano del
peschereccio cinese, catturato in acque internazionali ma rivendicate da Tokyo, era
poi proseguita con l’arresto di 4 cittadini giapponesi in Cina. I 4 turisti nipponici
erano stati accusati di aver filmato zone militari vietate. Arriva oggi la notizia
che tre dei quattro sono stati rilasciati, il quarto è ancora sotto indagine. Tuttavia,
il portavoce del ministero degli Esteri cinese ha affermato che Takahashi, questo
è il nome del prigioniero, viene trattato secondo legge. Non si è fatta attendere
la replica di Tokyo, il portavoce del ministro degli Esteri ha infatti dichiarato
che, fin quando il cittadino giapponese non sarà liberato, non ci potrà essere una
ripresa normale delle relazioni con Pechino.
In California giudice supremo
blocca esecuzione Non si ferma negli Stati Uniti il dibattito sulla pena di
morte. Jeremy Fogel, giudice supremo della California al centro delle polemiche nelle
scorse settimane per aver posto fine alla moratoria sulla pena di morte, ha bloccato
l’esecuzione prevista per oggi alle nove. Il giudice avrebbe infatti accolto il ricorso
degli avvocati del condannato, Albert Greenwood Brown, accusato di aver ucciso una
ragazzina di 15 anni nel 1982, che hanno dimostrato come l’anestetico usato non renderebbe
completamente indolore l’esecuzione. Ha inoltre definito un motivo non accettabile
per procedere con l'esecuzione il fatto che a mezzanotte scadrà la validità di uno
dei componenti del cocktail letale, un potente anestetico che è praticamente sparito
nei penitenziari di tutto il paese, bloccando i boia anche in altri Stati. (Panoramica
internzionale a cura di Fausta Speranza e Marco Onali)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 273
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del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.org/italiano.