Storie di solidarietà nel Pakistan devastato dalle alluvioni
Nel Pakistan messo in ginocchio dalle alluvioni che hanno causato almeno 5000 morti
e oltre 20 milioni di sfollati c’è spazio per storie di solidarietà e di dialogo,
animate da uno spirito di altruismo tra le comunità religiose. A darne testimonianza
a “L'Osservatore Romano” è lo stesso vescovo ausiliare di Lahore, mons. Sebastian
Francis Shah. Il presule desidera ribattere allo stereotipo di una società pakistana
divisa e intollerante: “Vi sono luoghi — osserva — che offrono storie di solidarietà
reciproca tra cristiani e musulmani e che rappresentano segni di speranza per il futuro”.
È successo, per esempio, nell'area della città di Multan, nella regione del Punjab,
dove la comunità musulmana ha accolto gruppi di cristiani sfollati. In altri casi
è stata invece la comunità cristiana che ha offerto aiuto ai musulmani, come nei villaggi
di Noshera e Charsadda. Un altruismo importante tra le comunità religiose, dunque
che — puntualizza il vescovo ausiliare di Lahore — va oltre le incomprensioni alimentate
“da quei gruppi estremisti islamici che vedono nel dialogo tra fedi e nell'emancipazione
dei cristiani un ostacolo alla loro volontà di egemonia”. I musulmani in Pakistan
sono il 97% della popolazione, mentre le minoranze rappresentano il restante 3% e
i cattolici sono poco più di un milione. Mons. Shah ricorda però anche le discriminazioni
di cui la comunità cristiana è ancora vittima: dalla difficoltà di accedere all'istruzione
alla mancanza di lavoro. Per promuovere il dialogo è stato istituito anche il Pakistan
Christian Action Forum, un organismo volto a coordinare gli interventi nei vari settori
della società. Da superare, tra gli altri, c’è il nodo legato alla manipolazione della
legge sulla blasfemia che, ricorda il vescovo, “è utilizzata dai gruppi estremisti
islamici per tenere a bada i cristiani”, nonostante il presule sottolinei i “tentativi
di revisione” e il clima “cordiale” dei rapporti con le autorità. I cristiani - denuncia
mons. Shah - sono stati discriminati anche nel ricevere i soccorsi dopo le alluvioni.
(L.G.)