La Commissione Europea vara rigorose misure di controllo sui bilanci dei Paesi membri
Mentre i sindacati europei protestavano contro l'austerità a Bruxelles e in Spagna
si stava svolgendo il primo sciopero generale contro il governo Zapatero, la Commissione
Europea ha varato oggi, nella capitale belga, il pacchetto di misure legislative che
prevedono una sorveglianza più stretta e rigorosa sui bilanci degli Stati e sanzioni
più severe per i Paesi che non correggono gli eventuali squilibri nei conti pubblici.
Sono previsti nuovi meccanismi di controllo per gli Stati inadempienti. Le proposte
presentate oggi evidenziano la volontà dell’Unione Europea di rafforzare l’impegno
sulla strada delle riforme necessarie ad assicurare maggiore coordinamento e stabilità
nell’area dell’Euro, contribuendo ad una crescita e ad un'occupazione più durature.
Sulle misure presentate, Giancarlo La Vella ha raccolto il commento di Gianfranco
Viesti, docente di Economia all’Università di Bari:
R. – Che
l’Europa debba darsi delle regole per i bilanci pubblici nel lungo periodo è una considerazione
molto sensata. Naturalmente, tutto dipende da come lo si fa. Il disegno di queste
regole, ripeto necessarie, è un disegno estremo che mette la stabilità delle finanze
pubbliche come unico e solo obiettivo dell’Unione, indipendentemente dalle conseguenze
che questo vuol provocare sull’economia dei singoli Stati membri.
D.
– C’è il rischio che si possa andare incontro ad un’Europa, neanche a due velocità,
ma a più velocità?
R. – Assolutamente sì. Noi abbiamo un’Europa che
sta venendo fuori dalla crisi in modo diverso, nella quale, in particolare, la Germania
è molto forte, anche perché con la moneta unica e il mercato unico, domina sui mercati
dell’Europa meridionale e, in genere, sui mercati europei. Ma allo stesso tempo abbiamo
molti Paesi membri, fra cui l’Italia, e altri Paesi dell’Europa meridionale che, con
questo stesso meccanismo, sono in difficoltà. Se a questa debolezza sovrapponiamo
un insieme di regole draconiane, con sanzioni automatiche e vincoli molto stringenti,
questo può produrre un rischio molto evidente, cioè una continuazione della stagnazione
economica per molti anni, in molti Stati membri. Le regole sulle finanze pubbliche
devono essere regole che possano consentire alle economie di riprendersi e, dunque,
guardare più nel lungo periodo, tenere conto di più della necessità di ripresa dei
Paesi. Altrimenti, il rischio è che possiamo avere Paesi con conti pubblici in ordine,
ma con l’economia assolutamente debilitata. Un’economia debilitata significa un’economia
con altissima disoccupazione. Allora, non si può non guardare assieme a tutti e due
gli obiettivi: da un lato, la stabilità delle finanze pubbliche e, dall’altra, ragionevoli
prospettive di lavoro per gli europei.