Violenza psicologica più che fisica: quando il "bullo" è una ragazza. Intervista con
Paola Tabarini
Non tanto sul corpo, ma sulla mente. In estrema sintesi, potrebbe essere descritto
così il fenomeno, purtroppo oggi più emergente, del cosiddetto “bullismo rosa”: ovvero
di quella serie di comportamenti aggressivi che vedono protagoniste ragazze specie
in età adolescenziale. In questo caso, spiegano gli esperti, data la maggiore maturità
emotiva femminile a quell’età rispetto ai maschi, le ragazze sarebbero più consapevoli
delle fragilità psichiche sulle quali fare perno per le loro intimidazioni. Eliana
Astorri ne ha parlato con la dott.ssa Paola Tabarini, dell’Unità operativa
di Psichiatria pediatrica all’Ospedale Bambin Gesù di Roma:
R. - Prima
di tutto dobbiamo un po’ definire la differenza tra bullo e bullismo, nel senso che
il bullo è una persona e il bullismo è un fenomeno. Probabilmente, c’è un disagio
dei ragazzi e dei preadolescenti - dai 7 ai 10 anni - e poi degli adolescenti. E’
un fenomeno che riguarda il gruppo. Questa è una differenziazione importante, non
è solamente il ragazzo che si mette in mostra e che comunque deve avere il predominio
sugli altri, ma è un fenomeno che riguarda il gruppo. C’è un leader e ci sono degli
altri ragazzi che, comunque, devono in qualche modo aiutare nell’azione questo ragazzo.
Alla base, ovviamente, c’è un disagio dei nostri ragazzi e, credo, una difficoltà
anche degli adulti a prestare attenzione ai ragazzi stessi e ai fenomeni che avvengono
nel gruppo. Poi, c’è una differenza fra bullismo maschile e femminile, perché c’è
anche il bullismo “rosa”, cioè quello che riguarda le ragazzine piuttosto che i maschi.
D.
- Perché è in aumento...
R. - Questo sembrerebbe: non è che è tanto
un fenomeno in aumento quanto è in aumento, forse, la visibilità al femminile. Si
tratta di ragazze che alimentano pratiche di bullismo, manifestandolo attraverso un
canale che non coinvolge il corpo - anche se non è infrequente che ci sia qualcosa
che riguarda anche il corpo nelle ragazze: è un po’ un andare verso il maschile come
succede anche in altri campi - ma riguarda più l’aria psicologica. Diciamo che le
ragazzine sono più mature, quindi conoscono maggiormente i meccanismi psichici, quindi
la loro vessazione è più sul versante psicologico: prendere in giro, lasciare fuori
dal gruppo, qualcosa che è anche più subdolo, più difficile da vedere e da individuare
da parte degli insegnanti e degli adulti.
D. - Quindi, possiamo dire
che il bullismo al femminile non è un fenomeno in espansione, ma è solo che ci si
rende conto di più del fenomeno...
R. - Ci si rende conto di più che
esiste, che anche le ragazze fanno vedere la loro forza: è quasi un’equiparazione
al maschile, un’evoluzione delle ragazze, per cui in qualche modo si attesta una loro
visibilità attraverso questo fenomeno, più sottile da individuare. Il ragazzino che
prende in giro l’altro o che comunque gli dà una spinta si vede immediatamente; per
quanto riguarda il femminile è un po’ più nascosto.(Montaggio a cura di
Maria Brigini)