Mons. Redrado: la persona del malato è al centro delle opere assistenziali della Chiesa
Le opere assistenziali cattoliche devono distinguersi per qualcosa di “diverso”, in
modo che i malati, credenti o non credenti, arrivino a sentirsi “come avvolti dalla
carità di Dio”. È quanto ha detto stamani mons. José Redrado, segretario del Pontificio
Consiglio per gli Operatori Sanitari. Il presule ha celebrato una Santa Messa a Brescia,
nell’ambito del decimo Congresso nazionale dell’Afar, Associazione Fatebenefratelliper la Ricerca. Nella sua omelia, mons. Redrado ha messo in risalto le qualità
necessarie ad un operatore sanitario, ovvero “quel dono dello Spirito che è amore,
gioia, pace, pazienza, bontà, fedeltà, misericordia, umiltà e semplicità”. In questo
modo, le opere assistenziali della Chiesa diventano “opere di evangelizzazione, dove
la persona inferma è al centro, viene assistita integralmente, dove si presta particolare
attenzione ai collaboratori, l’amministrazione viene esercitata secondo i valori della
giustizia e dell’equità e si respirano i valori del Vangelo tradotti in amore, solidarietà,
attenzione personale, umanizzazione e dimensione etica e pastorale”. Quindi, mons.
Redrado ha lanciato un invito ad annunciare “la fede, la speranza e l’amore”, suscitando
“coraggio, entusiasmo, apertura di mente e cuore” negli ammalati, guardando alla “fantasia
della carità” nel servizio agli infermi. Cercando Dio e testimoniando Cristo, ha aggiunto
il presule, l’incontro con il malato diventa umano ed integrale e le opere sanitarie
non rischiano di diventare meri “servizi tecnici”. Grazie alla fedeltà a Dio, infatti,
la missione ospedaliera non viene “ridotta a semplice materialità, come una bottiglietta
di profumo che non diffonde la fragranza”, la fragranza dello Spirito Santo. Mons.
Redrado ha poi citato i tanti “santi della carità”, come Giovanni di Dio, Camillo
de Lellis, Vincenzo de’ Paoli, Paola di Rosa, ricordando che, sulla loro sequela,
gli operatori sanitari possono essere veri “esperti dello Spirito”, ovvero impregnati
di “misericordia, perdono, accoglienza, ospitalità e amore”, poiché “sono i nuovi
samaritani che si commuovono di fronte alle persone ferite”. Infine, il presule ha
invocato la protezione di Maria, “salute degli infermi”, esortando gli operatori sanitari
“a non desistere nel fare il bene e a farlo con gioia, entusiasmo ed amore”. (A
cura di Isabella Piro)