Messaggio del Papa al Congresso Mondiale di Pastorale dei Pellegrinaggi e Santuari
“Fin dall’inizio del mio pontificato, ho inteso vivere il mio ministero di successore
di Pietro con i sentimenti del pellegrino che percorre le vie del mondo con speranza
e semplicità, portando sulle labbra e nel cuore il messaggio salvifico del Cristo
Risorto e confermando nella fede i propri fratelli. Come segno esplicito di tale missione,
nel mio stemma figura, tra altri elementi, la conchiglia del pellegrino”. E’ quanto
scrive Benedetto XVI nel suo Messaggio in occasione del II Congresso Mondiale di Pastorale
dei Pellegrinaggi e Santuari che si svolge a Santiago di Compostella. Il Papa ha affermato
anche che "i santuari devono essere fari di carità, ncessantemente dedicati ai più
sfavoriti mediante opere concrete di solidarietà e misericordia e una costante disponibilità
all’ascolto. Essi devono inoltre facilitare ai fedeli l’accesso al sacramento della
Riconciliazione e consentire loro di partecipare degnamente alla celebrazione eucaristica,
che deve essere sempre il centro e il culmine di tutta la loro azione pastorale".
Quindi ha aggiunto: "diversamente dal vagabondo, i cui passi non hanno una destinazione
precisa, il pellegrino ha sempre una meta davanti a sé, anche se a volte non ne è
pienamente cosciente. E la meta altro non è se non l’incontro con Dio per mezzo di
Gesù Cristo, in cui tutte le nostre aspirazioni trovano risposta". Ecco il testo
integrale del messaggio:
Ai Venerabili Fratelli Mons. Antonio
Maria Vegliò, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per
i Migranti e gli Itineranti, e Mons. Julián Barrio Barrio, Arcivescovo
di Santiago di Compostela
In occasione del II Congresso Mondiale di
Pastorale dei Pellegrinaggi e Santuari, che si svolge a Santiago di Compostela dal
27 al 30 settembre, desidero rivolgervi il mio saluto cordiale, estensibile a tutti
i venerati Fratelli nell’Episcopato, ai membri della Delegazione Fraterna, ai partecipanti
a questa importante riunione, nonché alle Autorità civili che hanno collaborato alla
preparazione del Congresso. Parimenti esprimo il mio deferente saluto a Sua Maestà
il Re di Spagna, che ha dato lustro a questa iniziativa, accettandone la Presidenza
Onoraria.
Guidati dal tema «Egli entrò per rimanere con loro» (Lc 24,29),
desunto dal passaggio evangelico dei discepoli di Emmaus, vi disponete a riflettere
sull’importanza dei pellegrinaggi ai santuari, come manifestazione di vita cristiana
e spazio di evangelizzazione.
Con vivo compiacimento desidero far giungere
ai congressisti la mia vicinanza spirituale, affinché li incoraggi e sostenga nell’esercizio
di un impegno pastorale tanto fondamentale nella vita ecclesiale. Io stesso mi recherò
tra non molto pellegrino alla tomba dell’Apostolo San Giacomo, l’“amico del Signore”,
così come ho volto i miei passi verso altri luoghi del mondo, dove accorrono numerosi
fedeli con devozione fervente. A tal riguardo, fin dall’inizio del mio pontificato,
ho inteso vivere il mio ministero di successore di Pietro con i sentimenti del pellegrino
che percorre le vie del mondo con speranza e semplicità, portando sulle labbra e nel
cuore il messaggio salvifico del Cristo Risorto e confermando nella fede i propri
fratelli (cf. Lc 22,32). Come segno esplicito di tale missione, nel mio stemma figura,
tra altri elementi, la conchiglia del pellegrino.
In questo momento
storico, in cui, con forza se possibile ancor maggiore, siamo chiamati ad evangelizzare
il nostro mondo, va messa in debito risalto la ricchezza che scaturisce dal pellegrinaggio
ai santuari. Innanzi tutto per la sua straordinaria capacità di richiamo, che attrae
un numero crescente di pellegrini e turisti religiosi, alcuni dei quali si trovano
in situazioni umane e spirituali complesse, alquanto lontani dal vissuto di fede e
con una debole appartenenza ecclesiale. A tutti Cristo si rivolge con amore e speranza.
L’anelito alla felicità che si annida nell’animo trova in Lui la sua risposta, e vicino
a Lui il dolore umano acquista un proprio senso. Con la sua grazia, anche le cause
più nobili giungono al loro pieno compimento. Come Simeone incontrò Gesù nel tempio
(cf. Lc 2,25-35), così pure il pellegrino deve avere l’opportunità di scoprire il
Signore nel santuario.
A tal fine occorre far sì che i visitatori non
dimentichino che i santuari sono luoghi sacri e che quindi vi si comportino con devozione,
rispetto e decoro. In tal modo la Parola di Cristo, il Figlio del Dio vivo, potrà
risuonare con chiarezza e l’evento della sua morte e risurrezione, fondamento della
nostra fede, verrà proclamato nella sua interezza. Inoltre va curata con grande scrupolosità
l’accoglienza del pellegrino, dando il giusto risalto, tra l’altro, alla dignità e
bellezza del santuario, immagine della “tenda di Dio con gli uomini” (Ap 21,3); ai
momenti e agli spazi di preghiera, tanto personali che comunitari; all’attenzione
alle pratiche di pietà. Parimenti non si insisterà mai abbastanza sul fatto che i
santuari devono essere fari di carità, incessantemente dedicati ai più sfavoriti mediante
opere concrete di solidarietà e misericordia e una costante disponibilità all’ascolto.
Essi devono inoltre facilitare ai fedeli l’accesso al sacramento della Riconciliazione
e consentire loro di partecipare degnamente alla celebrazione eucaristica, che deve
essere sempre il centro e il culmine di tutta la loro azione pastorale. Così si manifesterà
chiaramente che l’Eucarestia è senza dubbio alcuno l’alimento del pellegrino, il “Sacramento
del Dio che non ci lascia soli nel cammino, ma si pone al nostro fianco e ci indica
la direzione” (Omelia nella Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, 22
maggio 2008).
In effetti, diversamente dal vagabondo, i cui passi non
hanno una destinazione precisa, il pellegrino ha sempre una meta davanti a sé, anche
se a volte non ne è pienamente cosciente. E la meta altro non è se non l’incontro
con Dio per mezzo di Gesù Cristo, in cui tutte le nostre aspirazioni trovano risposta.
Ecco perché la celebrazione dell’Eucarestia può ben considerarsi il culmine del pellegrinaggio.
In
quanto “collaboratori di Dio” (1 Cor 3,9) esorto tutti voi che vi dedicate a questa
bella missione a incoraggiare nei pellegrini, con la vostra cura pastorale, la conoscenza
e l’imitazione di Cristo, che continua a camminare con noi, illuminando la nostra
vita con la sua Parola e distribuendoci il Pane di Vita nell’Eucarestia. In tal modo
il pellegrinaggio al santuario sarà occasione propizia per rinvigorire in coloro che
lo visitano il desiderio di condividere con altri l’esperienza meravigliosa di sapersi
amati da Dio e di essere inviati al mondo a dare testimonianza di questo amore.
Con
tali sentimenti affido i frutti di questo Congresso all’intercessione di Maria Santissima
e dell’Apostolo San Giacomo, mentre rivolgo la mia preghiera a Gesù, «Via, Verità
e Vita» (Gv 14,6) a cui presento tutti coloro, che, pellegrinando per la vita, vanno
cercando il suo volto:
Signore Gesù, pellegrino di Emmaus, per
amore ti fai vicino a noi, anche se, a volte, lo sconforto e la tristezza ci
impediscono di scoprire la tua presenza. Tu sei la fiamma che ravviva la
nostra fede. Tu sei la luce che purifica la nostra speranza. Tu
sei la forza che infiamma la nostra carità. Insegnaci a riconoscerti nella
Parola, nella casa e alla Mensa dove si condivide il Pane della Vita, nel
servizio generoso al prossimo che soffre. E quando si fa sera, Signore,
aiutaci a dire: “Resta con noi”. Amen.
Imparto a tutti l’implorata
Benedizione Apostolica, pegno di copiose grazie celesti.