2010-09-27 15:19:06

Medio Oriente: colloqui di pace in crisi dopo la fine della moratoria sugli insediamenti ebraici


E’ scaduta alla mezzanotte la moratoria a nuovi insediamenti ebraici in Cisgiordania, accordo durato 10 mesi, che ha permesso l’avvio all’inizio di settembre, a Washington, sotto l’egida degli Stati Uniti, dei nuovi colloqui diretti tra israeliani e palestinesi, negoziati che ora rischiano di interrompersi. Intanto sono già al lavoro i primi buldozer nell’insediamento di Adam per costruire nuove abitazioni. Il servizio di Roberta Gisotti.RealAudioMP3

Il mondo con il fiato sospeso per una possibilità di pace in questa regione martoriata che rischia ancora una volta di svanire. Il presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen e il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, hanno chiesto nuovamente al primo ministro israeliano Netanyahu di congelare gli insediamenti, e Netanyahu che ha resistito alle pressioni internazionali in tal senso - in testa gli Stati Uniti - ha chiesto ancora ad Abu Mazen di non abbandonare i colloqui e questo da Parigi - dove si trova per una colazione di lavoro con il presidente Sarkozy - ha rinviato la decisione a non prima del 4 ottobre. Un rimpallo di dichiarazioni che si consuma sulla pelle delle persone coinvolte in un conflitto senza fine, che ha portato così tanti lutti alle famiglie, e instabilità per il mondo intero. Al nostro microfono è padre Innocenzo Gargano, teologo, fondatore dei Colloqui ebraico-cristiani di Camaldoli:

D. - Padre Gargano, che idea si è fatto lei di questa critica situazione? Come è possibile lasciar cadere questa opportunità per poche case della discordia?

R. - Nessuno vuole mettere in dubbio che si tratti di una situazione veramente molto difficile, però, dal momento che finalmente avevamo cominciato a vedere qualche risultato positivo, lasciarsi deviare dalla indicazione, che è stata tenuta presente finora, e che ha permesso di arrivare a questi negoziati, a motivo di piccoli incidenti o di proteste più o meno poi esaltate dai mass media, mi sembra davvero una mancanza di serietà politica. Cioè, se questi responsabili, da una parte e dall’altra, hanno capito di avere finalmente imboccato la strada giusta per arrivare a vivere in pace tra vicini, si va avanti.

D. - Padre Gargano, si ha quasi l’impressione di essere di fronte a dei leader politici che mancano in qualche modo di autorevolezza, che sembrano prigionieri dei propri elettorati?

R. - Questo, sì, è un vero problema, ma vale per loro e vale per tutti i politici di questo mondo. Questo condizionamento che viene da frange estremiste, minimali, ce l’hanno tutti i politici. L’Italia ha avuto una storia abbastanza lunga su questo problema. Quindi, sì, potrei essere d’accordo che abbiamo bisogno di leader un po’ più robusti, più capaci di dire 'no', e che dicano 'abbiamo capito dove sta la strada per la pace e la perseguiamo fino in fondo'.

D. - Quindi, c’è da sperare nella lungimiranza di questi due leader che hanno in mano in questo momento un’occasione…

R. - Sì, soprattutto c'è bisogno di non lasciarli soli. Cioè, se queste grandi potenze ed anche l’opinione pubblica internazionale, a sua volta, sono motivate dalla pace e non da altri interessi - più o meno confessabili - devono supportare questi due leader che già hanno problemi all’interno delle loro situazioni politiche. Magari anche loro erano partiti da estremismi più o meno condivisibili. Mano a mano che hanno fatto l’esperienza si sono resi conto che l’unica strada della pace è il compromesso, a questo punto. Ma che cosa vogliamo fare? Il compromesso non è necessariamente negativo, il compromesso è “com-promittere”, cioè io do una cosa a te, tu la dai a me, in modo che insieme possiamo raggiungere un obiettivo. Questo è stato verificato in questi 10 mesi di sospensione. Perché non raccogliere i frutti adesso di quello che abbiamo verificato?







All the contents on this site are copyrighted ©.