Legislative in Venezuela: Chavez vince ma non raggiunge i due terzi dei parlamentari
In Venezuela, il Partido socialista Unido (Psuv) guidato dal presidente Hugo Chavez
ha vinto le elezioni legislative di ieri, battendo l'opposizione della Mesa de unidad
democratica (Mud). E’ quanto risulta dai dati, ancora provvisori, resi noti dal Consiglio
nazionale elettorale di Caracas. Ma, secondo una prima analisi, il presidente in carica
non è riuscito ad ottenere i due terzi del Parlamento, come nella passata legislatura.
Nel 2005, lo ricordiamo, l'opposizione boicottò le urne, denunciando irregolarità
e possibili frodi. Ora, al Psuv di Chavez sono andati almeno 90 seggi, mentre l'opposizione
del Mud ne ha guadagnati 61, su un totale di 165. Restano da completare gli scrutini
di una decina di seggi. Per un commento sul risultato di queste parlamentari, Giada
Aquilino ha intervistato Stefano Femminis, direttore di "Popoli", il mensile
internazionale dei Gesuiti:
R. – Da un
punto di vista tecnico, questo risultato indica che Chavez farà più fatica a far passare
alcuni provvedimenti legislativi di grande impatto, così come per quanto riguarda
le nomine alla Corte Suprema e altre cose di questo tipo. Da un punto di vista politico,
questa maggioranza più risicata su cui adesso può contare Chavez significa che l’opposizione
- che per più di dieci anni di fatto è rimasta invisibile o comunque, a causa anche
della sua frammentazione interna, si è ritrovata impotente - adesso si sta riorganizzando
e ha una presa sulla società che è certamente maggiore di qualche tempo fa.
D.
– Tra questi provvedimenti che il presidente Chavez vorrebbe far passare in Parlamento
ci sono anche quelle leggi riguardanti ciò che egli stesso chiama il “socialismo del
XXI secolo”?
R. – Ormai è da undici anni che il Venezuela è entrato
in questa fase che Chavez chiama di “socialismo bolivariano”. Secondo molti si tratta
soprattutto di un’edizione aggiornata di quella che è semplicemente una forma di populismo.
Secondo altri, invece, Chavez è riuscito a ridare dignità alle classi più povere del
Venezuela, che erano state sfruttate da decenni di oligarchia.
D. –
Nei giorni scorsi la Chiesa venezuelana aveva invitato la popolazione ad andare a
votare...
R. – Nelle ultime elezioni legislative i partiti di opposizione
non si erano presentati e questo è stato poi ritenuto, anche da chi aveva fatto questa
scelta, un errore perché di fatto per tutta la legislatura Chavez ha potuto fare "il
bello e il cattivo tempo", senza un’opposizione in Parlamento. Penso che l’appello
dei vescovi fosse anche in questa direzione: andare a votare per ridare al Venezuela
quella dialettica fra le parti, tra opposizione e maggioranza, che è appunto un po’
il sale di ogni democrazia. Bisogna dire che i venezuelani hanno ascoltato i vescovi,
perché l’affluenza è stata del 66,45 % ed è stata l’affluenza più alta nella storia
di questo tipo di votazioni per il Venezuela.
D. – Nel 2012 ci saranno
le presidenziali. Chavez potrà ricandidarsi grazie ad una riforma costituzionale che
ha eliminato il limite dei due mandati. Questo risultato delle legislative potrà influire
in qualche modo?
R. – Rispetto ai plebisciti a cui Chavez era abituato,
questo è un segnale di primo malcontento nella popolazione. Bisognerà, a questo punto,
vedere cosa penseranno i venezuelani del bilancio di questo lungo periodo, nel senso
che per alcuni aspetti la società e l’economia venezuelana hanno fatto dei passi avanti.
Per altri aspetti, per esempio in termini di criminalità, ma anche per quanto riguarda
le questioni economiche, il Venezuela è molto legato all’andamento del prezzo del
petrolio. Quindi di fatto molte riforme sociali, Chavez le ha pagate con i proventi
del petrolio, ma nel momento in cui il petrolio dovesse diminuire come prezzo sul
mercato internazionale il sistema potrebbe collassare. Si tratterà di vedere cosa
succederà in questi due anni e anche poi di capire il tipo di rispetto delle leggi
fondamentali della democrazia che Chavez vorrà mantenere.