Benedetto XVI: il mio Pontificato è un pellegrinaggio per portare Dio nel mondo
con speranza e semplicità
I santuari siano “fari di carità” dove incontrare Dio, che non ci lascia mai soli
nel nostro cammino: è quanto afferma Benedetto XVI in un Messaggio per il II Congresso
mondiale della Pastorale dei Pellegrinaggi e Santuari al via oggi a Santiago de Compostela.
L’evento è incentrato sul tema “Egli entrò per rimanere con loro”, ripreso dal passaggio
evangelico dei discepoli di Emmaus. In apertura di Congresso, l’intervento dell’arcivescovo
Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale dei Migranti.
Il servizio di Alessandro Gisotti:
“I santuari
devono essere fari di carità, incessantemente dedicati ai più sfavoriti mediante opere
concrete di solidarietà e misericordia e una costante disponibilità all’ascolto”:
è l’esortazione di Benedetto XVI, che nel suo messaggio confida come fin dall’inizio
del suo Pontificato abbia voluto vivere il suo ministero “con i sentimenti del pellegrino
che percorre le vie del mondo con speranza e semplicità”. Un pellegrinaggio, sottolinea,
per portare “sulle labbra e nel cuore il messaggio salvifico del Cristo Risorto” e
confermare “nella fede i propri fratelli”. E afferma che proprio “come segno esplicito
di tale missione”, nel suo stemma “figura, tra altri elementi, la conchiglia del pellegrino”.
Ricorda quindi che a breve si recherà pellegrino proprio a Santiago de Compostela,
sede del Congresso. In questo momento storico, aggiunge, “in cui, con forza se possibile
ancor maggiore, siamo chiamati ad evangelizzare il nostro mondo va messa in debito
risalto la ricchezza che scaturisce dal pellegrinaggio ai santuari”.
In
effetti, constata il Papa, “diversamente dal vagabondo, i cui passi non hanno una
destinazione precisa, il pellegrino ha sempre una meta davanti a sé, anche se a volte
non ne è pienamente cosciente”. E la meta, ribadisce il messaggio, “altro non è se
non l’incontro con Dio per mezzo di Gesù Cristo, in cui tutte le nostre aspirazioni
trovano risposta”. Di qui l’importanza fondamentale della celebrazione dell’Eucarestia,
che “può ben considerarsi il culmine del pellegrinaggio”. Il Papa non manca di ricordare
ai visitatori che “i santuari sono luoghi sacri” in cui bisogna comportarsi “con devozione,
rispetto e decoro”. Infine, mette l’accento sul pellegrinaggio ai santuari come “occasione
propizia per rinvigorire” nei visitatori “il desiderio di condividere con altri l’esperienza
meravigliosa di sapersi amati da Dio e di essere inviati al mondo a dare testimonianza
di questo amore”.
Dal canto suo, l’arcivescovo Vegliò sottolinea nel
suo discorso inaugurale che la Chiesa deve avvalersi delle occasioni come i pellegrinaggi
“per proclamare il messaggio evangelico e cercare di condurre le persone a Cristo”.
Né manca di affermare che, in un tempo di secolarizzazione, la presenza religiosa
deve avere un posto nello spazio pubblico, “nei momenti di convivenza giornalieri”.
Il problema dell’indifferenza religiosa, prosegue, consiste nel fatto che l’uomo di
oggi “non scopre in Cristo la risposta della sua vita”, perché “non cerca risposte,
non si interroga sulla esistenza”. Ecco allora che i pellegrinaggi sono una grande
occasione per incontrare Cristo e in Lui tutte le risposte della nostra vita.