2010-09-26 14:22:17

Legislative in Venezuela, appello dei vescovi ad esercitare il diritto di voto


Venezuela oggi al voto per le parlamentari: oltre 17 milioni di elettori sono chiamati a scegliere i 165 deputati dell'Assemblea nazionale. Nei giorni scorsi, un appello a prendere parte “attivamente alle elezioni” è stato lanciato dall’arcivescovo di Caracas, il cardinale Jorge Urosa, e dai suoi vescovi ausiliari. In queste ore anche il presidente Chavez ha chiesto ai venezuelani di recarsi alle urne. L’appuntamento rappresenta una sfida particolare per il leader Caracas e per il suo Partito socialista unito, visto che alle ultime legislative, cinque anni fa, l'opposizione boicottò le urne, denunciando irregolarità e possibili frodi. Ma questo appuntamento potrebbe rivelarsi diverso. Ce ne parla Roberto Da Rin, corrispondente del Sole 24 Ore dal Sud America, intervistato da Giada Aquilino:RealAudioMP3

R. – Potrebbe segnare una pesante sconfitta per Chavez, perché all’ultima elezione legislativa – quella del 2005 – l’opposizione non si è presentata, regalando quindi a Chavez un successo pieno. Ora, invece, l’opposizione è per la prima volta un po’ più compatta e quindi un certo numero di suoi rappresentanti li porterà a casa.

D. – Che legislatura è stata quella degli ultimi cinque anni?

R. – E’ stata una legislatura difficile, perché il prezzo del petrolio – che ad un certo punto ha iniziato a scendere – ha pesantemente penalizzato i programmi sociali di Chavez. Il presidente, perciò, non ha più potuto fornire la stessa assistenza sanitaria e scolastica che aveva offerto i primi anni grazie ad un prezzo del petrolio molto alto. Ora le cose sono un po’ migliorate: il petrolio è tornato sopra i 70 dollari al barile, ma si sono incrinati dei meccanismi e quindi, per Chavez, quest’ultima parte della legislatura è stata difficile. I conti economici vanno male e l’economia, al di fuori della rendita petrolifera, non ha saputo porre le basi per la costruzione di una struttura imprenditoriale più solida. Anche per quanto riguarda le piccole imprese, non è stato fatto ciò che era in programma.

D. – Quindi, su cosa punta l’opposizione?

R. – Punta a guadagnare uno spazio che aveva perduto, perché è stata per molto tempo un’opposizione divisa. Ora, invece, c’è un po’ più di sintonia e quindi mira ad impedire la radicalizzazione del “processo bolivariano”, così Chavez stesso definisce le sue riforme socialiste.

D. – In campagna elettorale Chavez, com’è sua abitudine, ha fatto largo uso dei mezzi di comunicazione…

R. – Negli anni, in questo modo ha saputo raggiungere folle e masse che erano sempre state escluse dalla politica. Ora, però, dopo quasi 12 anni di governo, c’è stanchezza. Questo non significa che sia finita l’era Chavez, perché comunque queste non sono elezioni presidenziali e già altre volte ha dimostrato di saper mettere in moto una macchina elettorale capace di arginare i danni.

D. – La popolazione come si pone davanti al voto? Il cardinale Urosa ha ricordato che “è l’ora della partecipazione attiva, dell’inclusione di tutti, senza nessuna discriminazione”, nella vita del Paese…

R. – Quando la partecipazione è stata massiccia, Chavez ha avuto più voti dalla sua, semplicemente per il fatto che le grandi masse di diseredati, nella maggior parte dei casi, votano Chavez. La sua scommessa elettorale, 12 anni fa, è stata proprio questa: coinvolgere e dare diritti di cittadinanza e di partecipazione elettorale a chi non aveva mai partecipato e non si era mai occupato di politica. Ora, però, c’è una fase diversa e 12 anni consecutivi di governo hanno generato un po’ d’insofferenza, anche tra le classi sociali meno abbienti. Naturalmente non in tutti, ma c’è una quota di ex elettori chavisti che ora non lo voterà più: così sembra dai sondaggi.

D. – Ma di cosa ha bisogno, oggi, il Venezuela?

R. – Credo avrebbe bisogno di più equilibrio, di un’alternanza, perché comunque 12 anni sono un periodo lungo. Questo è un Paese che ha sofferto molti malgoverni già prima di Chavez. Spesso non si parla di baraccopoli, di un Paese dilaniato dalla povertà che, bisogna ammetterlo, non ha inventato Chavez, c’era già. Il Venezuela è un Paese potenzialmente molto forte, perché ha un’immigrazione europea, perché ha molte risorse petrolifere, ma in verità poi è consumato dalla corruzione.







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