Legislative in Venezuela, appello dei vescovi ad esercitare il diritto di voto
Venezuela oggi al voto per le parlamentari: oltre 17 milioni di elettori sono chiamati
a scegliere i 165 deputati dell'Assemblea nazionale. Nei giorni scorsi, un appello
a prendere parte “attivamente alle elezioni” è stato lanciato dall’arcivescovo di
Caracas, il cardinale Jorge Urosa, e dai suoi vescovi ausiliari. In queste ore anche
il presidente Chavez ha chiesto ai venezuelani di recarsi alle urne. L’appuntamento
rappresenta una sfida particolare per il leader Caracas e per il suo Partito socialista
unito, visto che alle ultime legislative, cinque anni fa, l'opposizione boicottò le
urne, denunciando irregolarità e possibili frodi. Ma questo appuntamento potrebbe
rivelarsi diverso. Ce ne parla Roberto Da Rin, corrispondente del Sole 24 Ore
dal Sud America, intervistato da Giada Aquilino:
R. – Potrebbe
segnare una pesante sconfitta per Chavez, perché all’ultima elezione legislativa –
quella del 2005 – l’opposizione non si è presentata, regalando quindi a Chavez un
successo pieno. Ora, invece, l’opposizione è per la prima volta un po’ più compatta
e quindi un certo numero di suoi rappresentanti li porterà a casa.
D.
– Che legislatura è stata quella degli ultimi cinque anni?
R. – E’ stata
una legislatura difficile, perché il prezzo del petrolio – che ad un certo punto ha
iniziato a scendere – ha pesantemente penalizzato i programmi sociali di Chavez. Il
presidente, perciò, non ha più potuto fornire la stessa assistenza sanitaria e scolastica
che aveva offerto i primi anni grazie ad un prezzo del petrolio molto alto. Ora le
cose sono un po’ migliorate: il petrolio è tornato sopra i 70 dollari al barile, ma
si sono incrinati dei meccanismi e quindi, per Chavez, quest’ultima parte della legislatura
è stata difficile. I conti economici vanno male e l’economia, al di fuori della rendita
petrolifera, non ha saputo porre le basi per la costruzione di una struttura imprenditoriale
più solida. Anche per quanto riguarda le piccole imprese, non è stato fatto ciò che
era in programma.
D. – Quindi, su cosa punta l’opposizione?
R.
– Punta a guadagnare uno spazio che aveva perduto, perché è stata per molto tempo
un’opposizione divisa. Ora, invece, c’è un po’ più di sintonia e quindi mira ad impedire
la radicalizzazione del “processo bolivariano”, così Chavez stesso definisce le sue
riforme socialiste.
D. – In campagna elettorale Chavez, com’è sua abitudine,
ha fatto largo uso dei mezzi di comunicazione…
R. – Negli anni, in questo
modo ha saputo raggiungere folle e masse che erano sempre state escluse dalla politica.
Ora, però, dopo quasi 12 anni di governo, c’è stanchezza. Questo non significa che
sia finita l’era Chavez, perché comunque queste non sono elezioni presidenziali e
già altre volte ha dimostrato di saper mettere in moto una macchina elettorale capace
di arginare i danni.
D. – La popolazione come si pone davanti al voto?
Il cardinale Urosa ha ricordato che “è l’ora della partecipazione attiva, dell’inclusione
di tutti, senza nessuna discriminazione”, nella vita del Paese…
R. –
Quando la partecipazione è stata massiccia, Chavez ha avuto più voti dalla sua, semplicemente
per il fatto che le grandi masse di diseredati, nella maggior parte dei casi, votano
Chavez. La sua scommessa elettorale, 12 anni fa, è stata proprio questa: coinvolgere
e dare diritti di cittadinanza e di partecipazione elettorale a chi non aveva mai
partecipato e non si era mai occupato di politica. Ora, però, c’è una fase diversa
e 12 anni consecutivi di governo hanno generato un po’ d’insofferenza, anche tra le
classi sociali meno abbienti. Naturalmente non in tutti, ma c’è una quota di ex elettori
chavisti che ora non lo voterà più: così sembra dai sondaggi.
D. – Ma
di cosa ha bisogno, oggi, il Venezuela?
R. – Credo avrebbe bisogno di
più equilibrio, di un’alternanza, perché comunque 12 anni sono un periodo lungo. Questo
è un Paese che ha sofferto molti malgoverni già prima di Chavez. Spesso non si parla
di baraccopoli, di un Paese dilaniato dalla povertà che, bisogna ammetterlo, non ha
inventato Chavez, c’era già. Il Venezuela è un Paese potenzialmente molto forte, perché
ha un’immigrazione europea, perché ha molte risorse petrolifere, ma in verità poi
è consumato dalla corruzione.