2010-09-26 14:13:33

Beatificata a Roma Chiara "Luce" Badano. Mons. Amato: "Una ragazza dal cuore cristallino"


Una ragazza “dal cuore cristallino”, “dall’amore grande come l’oceano”: così mons. Angelo Amato ha ricordato Chiara Badano, beatificata ieri pomeriggio nel Santuario Romano del Divino Amore. Il Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi ha definito questa giovane legata al Movimento dei Focolari - morta a soli 19 anni per un osteosarcoma - “una missionaria di Gesù, un’apostola del Vangelo”, colei che “ci invita a ritrovare la freschezza e l’entusiasmo della fede”. Il servizio di Isabella Piro:RealAudioMP3

“Offrire più atti d’amore a Gesù”: è questo il proposito di Chiara Badano nel giorno della sua Prima Comunione. Un proposito al quale resta fedele per tutta la vita, una vita breve, ma colma di grazia. Era nata il 29 ottobre 1971 a Sassello, vicino Savona, figlia unica di genitori profondamente cristiani. A nove anni, incontra il Movimento dei Focolari e ne assimila in pieno il carisma, il fare la volontà di Dio, il vivere la Parola di vita, l’amare Gesù crocifisso e abbandonato. La fondatrice del Movimento dei Focolari, Chiara Lubich, le dà un secondo nome, quello di “Luce”, tanta è la gioia dello Spirito Santo che traspare dagli occhi e dal sorriso di questa ragazza. Ascoltiamo mons. Amato:

"Fin da piccola aveva una carità gioiosa e straripante, manifestata nei fatti e non nelle parole. Chiara durante le elementari dava la sua merendina a una compagna che ne era priva. Quando la mamma lo seppe gliene dava due. Ma Chiara continuò a darle ai bambini poveri, perché in essi vedeva Gesù".

Il 17 febbraio 1989 comincia il calvario di Chiara. La diagnosi è terribile: sarcoma osseo con metastasi. Ma la giovane non si arrende. Di fronte alla malattia che le impedisce di praticare lo sport, tanto amato, dice: “Dio mi ha tolto le gambe, ma mi ha dato le ali”. E nonostante i dolori, rifiuta la morfina perché vuole rimanere lucida ed offrire tutto a Gesù. La sua stanza, prima in ospedale e poi a casa, diventa luogo di incontro e di apostolato: in tanti vanno a visitarla per portarle affetto e consolazione, ma in realtà sono loro a ricevere conforto ed incoraggiamento. Ancora mons. Amato:

"Era una ragazza che difendeva con coraggio la propria identità cristiana. La vita di Chiara è di una straordinaria attualità soprattutto per i giovani, ai quali insegna a non rifugiarsi nel rispetto umano, ma a testimoniare con fermezza la propria fede e il proprio amore al Papa".

Negli ultimi giorni, Chiara non riesce quasi più a parlare, ma vuole prepararsi all’incontro con Gesù, ‘lo Sposo’: sceglie un abito bianco, suggerisce canti e lettura per le esequie, vuole che il suo ultimo rito sia una festa. Muore all’alba del 7 ottobre del 1990. Le sue ultime parole sono per la mamma: "Sii felice, perché io lo sono”. Ed il suo ultimo gesto è un atto di carità:

"L’ultimo suo dono furono le cornee, unici organi ancora trapiantabili, perché non intaccati dalla malattia. Furono espiantate e due giovani oggi vedono grazie a lei. Chiara diceva: 'Ora non ho più niente di sano, ma ho ancora il cuore e con quello posso sempre amare'”.







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