2010-09-25 14:27:26

Medio Oriente: diplomazia al lavoro a poche ore dalla scadenza della moratoria sugli insediamenti israeliani


Febbrile impegno della comunità internazionale per il Medio Oriente. A poche ore dalla scadenza di domani della moratoria sugli insediamenti israeliani, gli Stati Uniti aumentano la pressione sulle parti per giungere ad una soluzione concordata, ma il presidente palestinese, Abu Mazen, non sembra intenzionato a voler accettare alcun compromesso. Non si rischia, però, di ridurre tutta la questione solo a questo aspetto? Giancarlo La Vella ne ha parlato con Marcella Emiliani, docente di Sviluppo del Medio Oriente all’Università di Bologna:RealAudioMP3

R. – Il problema delle colonie ebraiche nei Territori occupati è il cuore della trattativa. Ora, come più volte denunciato, non solo dai palestinesi, il problema degli insediamenti è cruciale, non solo per il loro numero, ma anche per il luogo dove questi insediamenti vengono moltiplicati. Vanno ad incunearsi regolarmente dentro aree densamente popolate da palestinesi, rendendo estremamente difficile un’eventuale restituzione del territorio ai palestinesi stessi.

D. – Vista da parte israeliana, perché è così importante la questione?

R. – A livello politico, la questione delle colonie in Israele divide molto. Forse, solo su Gerusalemme c’è un consenso abbastanza vasto, per estendere le colonie stesse, ma non su tutta la Cisgiordania. Per quello che riguarda la parte dei coloni irremovibili dai territori, è chiaro che qui scatti una simbologia biblica, per cui tutta la terra che va dal Libano fino al Tigri, all’Eufrate e addirittura al Sinai, sarebbe ebraica. Ci sono coloni, però, con cui non si può trattare, ma esistono anche coloni che non hanno questo tipo di motivazione e che con incentivi economici o altri provvedimenti potrebbero essere convinti a ricevere.

D. – Siamo ormai purtroppo abituati a vedere risolvere le questioni internazionali più sulla base degli interessi economici strategici in gioco, più che sull’intenzione di tutelare i diritti umani dei singoli o delle popolazioni. E’ la stessa cosa, anche per la crisi israelo-palestinese?

R. – La crisi israelo-palestinese ha una valenza strategica altissima, nel senso che lo stesso presidente americano Obama è conscio del fatto che se riuscisse davvero a portare la pace tra israeliani e palestinesi, tutta la politica in Medio Oriente ne uscirebbe estremamente distesa. Certo, siamo stanchi di sentir parlare del conflitto israelo-palestinese e arabo-israeliano che ha più di 60 anni. E’ altrettanto vero, però, che è il nodo di tutta la conflittualità mediorientale. Puntare quindi a questa pace riamane cruciale.







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