2010-09-25 14:17:31

Gemellaggio tra la diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro e il Patriarcato di Gerusalemme


Riscoprire l’essenza della fede e sostenere le comunità cristiane che vivono attorno ai luoghi dove è nato e vissuto Gesù. E’ questo l’obiettivo per il quale è stato sottoscritto il 25 settembre un gemellaggio fra la diocesi di Arezzo-Cortona-San Sepolcro e il Patriarcato Latino di Gerusalemme. A firmare questo patto d’amicizia a nome delle rispettive Chiese particolari, sono stati l'arcivescovo della diocesi toscana, Riccardo Fontana, e il Patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal. Per capire quali sono state le ragioni profonde che hanno portato alla nascita di questo gemellaggio, il primo al mondo di questo genere, Federico Piana ha intervistato proprio mons. Riccardo Fontana:RealAudioMP3

R. - Anzitutto, la necessità dei cristiani della Chiesa madre di Gerusalemme che interpellano il mondo intero con la loro storia sofferta, la difficoltà a rimanere nella Terra dove Gesù è vissuto. C’è una difficoltà in più nel tempo che stiamo vivendo a rimanere in Gerusalemme, questa è veramente una realtà complessa. L’altra ragione: perché proprio noi facciamo il primo gemellaggio con il Patriarcato latino di Gerusalemme? Siamo l’unica diocesi del mondo che porta il Santo Sepolcro nel suo stesso nome: Arezzo-Cortona-Sansepolcro. Noi veniamo da una storia singolare bellissima. Due pellegrini, mille anni fa, Arcano ed Egidio, tornando dalla Terra Santa si fermarono nell’Alta valle del Tevere, nel luogo dove ora è Sansepolcro, e la nostra città è nata su un progetto teologico con il senso della vita concepita come un pellegrinaggio e con l’accoglienza di tutte le diversità.

D. - Mons. Fontana, come nasce quest’idea?

R. - Entrando a Sansepolcro il popolo mi ha chiesto un legame particolare con la Terra Santa. Ho un’antica frequentazione con la Palestina, mi è facile rapportarmi là, ho amici, ho varie realtà che mi sono molto care, sono andato tante volte pellegrino in Terra Santa. I legami c’erano, la richiesta del popolo, le ragioni dell’identità della mia diocesi e, quindi, abbiamo preso il via e abbiamo fatto realizzare questa cosa. Come primo gesto di apertura del gemellaggio doniamo una casa a una famiglia di cristiani, che è stata cacciata dalla periferia di Gerusalemme con la violenza e hanno perso l’abitazione degli avi. La diocesi ha fatto una grande colletta - come la colletta di cui parla San Paolo - ed è venuto fuori il sufficiente per costruire una casa e per assicurare borse di studio a due studenti universitari. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







All the contents on this site are copyrighted ©.