Vertice a New York sul Sudan. Mons. Mazzolari: speranze di pace dal referendum per
il Sud
Grande attesa oggi, al Palazzo di Vetro di New York, per un vertice sulla questione
del Sudan, a cui parteciperà anche il presidente degli Stati Uniti Obama. Al centro
dell'incontro il referendum sull’indipendenza del Sud Sudan, in programma a gennaio.
Dopo decenni di guerra civile tra il Nord arabo e il Sud cristiano e animista, il
Paese ha raggiunto una fragile pace con gli accordi del 2005. Il timore della comunità
internazionale è che lo svolgimento del referendum o un suo rinvio a data indefinita
possano innescare nuove tensioni. Luca Collodi ne ha parlato con mons. Cesare
Mazzolari, vescovo di Rumbek, in Sud Sudan:
R. - Lo scopo
di questa votazione è di porre fine a questo periodo di oppressione, in cui - purtroppo
in molte occasioni - si sono innescati scontri e conflitti militari molto pesanti.
Noi pensiamo che attraverso la separazione di queste due culture, che sono fra loro
completamente opposte, ci possa essere una maggiore capacità di governo indipendente
e, quindi, anche una maggiore pace.
D. - La Chiesa guarda con favore
all’indipendenza del Sud Sudan?
R. - Noi siamo focalizzati sul fatto
che il nostro popolo sia in pace e se la pace può essere assicurata da una posizione
o piuttosto che da un’altra, noi certamente la favoriremo. La nostra diretta conoscenza
su cosa vuole la gente, ci dice che la popolazione del Sud aspira ad ottenere l’indipendenza.
Noi cerchiamo sempre di appoggiare la voce del popolo, sostenendo l’atmosfera di pace
in questo cammino.
D. - In caso di vittoria dell’indipendenza del Sud
Sudan, in gran parte cristiano e animista, rispetto al Nord, rappresentato dal governo
di Khartoum, che è a maggioranza islamica, come cambierà di fatto la politica del
Sudan? Lo Stato come muterà al suo interno?
R. - La nostra previsione
è che ambedue diventeranno molto più severi nel creare la struttura dello Stato. E
questo ci fa pensare, quindi, che ci sarà certamente l’imposizione di tasse molto
più elevate e di costi più pesanti. Riguardo all’impatto sociale e religioso, senz’altro
al Nord la nostra Chiesa sarà messa alla prova; mentre al Sud ci aspettiamo un atteggiamento
molto più favorevole riguardo alla libertà religiosa, al rispetto della fede, anche
se più del 60 per cento della popolazione al Sud sono ancora animisti. La nostra opinione
è che al Sud le cose saranno molto più tranquille e il cammino sociale e religioso
sarà certamente più facile.
D. - Mons. Mazzolari, gli altri Paesi dell’Unione
Africana come guardano a questo referendum?
R. - C’è chi guarda con
grande fiducia e c’è chi guarda con un po’ di ostilità, ma questo anche per una mancanza
di fiducia nelle capacità di governo del Sud. Questa è certamente una loro impressione,
ma è anche - in realtà - un po’ fondata sul fatto che siamo appena usciti dalla guerra
e la classe dirigente esiste, ma fino ad un certo punto, poiché non è completamente
preparata. Una mancanza di fiducia, questa, che sarà però superata grazie alla volontà
e all’autodeterminazione del popolo.
D. - In caso di vittoria dell’indipendenza,
il Sud Sudan ha una classe dirigente già pronta per creare un Stato e per governarlo?
R.
- Abbiamo una classe dirigente piuttosto anziana e con una tendenza di comando a livello
militare. Stanno, però, crescendo e si stanno formando diversi giovani in campo politico,
che sembrano essere più rassicuranti, che sono meglio preparati e che sembrano maggiormente
capaci di vivere una dimensione diplomatica e politica e grazie proprio alla loro
formazione e alla loro educazione saranno in grado di destreggiarsi e rapportarsi
meglio anche a livello di comunità internazionale.(Montaggio a cura di Maria
Brigini)