Bolivia: la Chiesa respinge una proposta di legge sui diritti sessuali e riproduttivi
Ieri, mons. Cristóbal Bialasik, vescovo di Oruro, Bolivia, in una conferenza stampa,
parlando a nome dell'Episcopato ha espresso un “categorico rifiuto al progetto di
legge sui diritti sessuali e riproduttivi” che è stato presentato all'Assemblea nazionale.
Per il presule si tratta di un testo “inaccettabile” per ragioni etiche ed antropologiche,
ma anche “di buon gusto”, ha rilevato, con riferimento al fatto, evidenziato dalla
stampa locale, che il testo del progetto in gran parte “è una copia molto fedele della
legge che esiste al riguardo oggi negli Stati Uniti”. “La nostra cultura, in conformità
con ciò che siamo, riconosce l'esistenza dell'uomo e della donna e non accetta, ne’
ovviamente ammette l'esistenza di un ipotetico terzo genere fra questi due”, ha precisato
mons. Bialasik, che poi ha aggiunto: “Sostenuti nelle nostre tradizioni ancestrali,
quelle dei nostri popoli originari, vogliamo oggi ribadire la nostra ferma opposizione
ai principi, alle norme e alle pratiche che contiene questo progetto di legge”. Per
il presule in questo tipo di proposte, che in qualche modo fin troppo evidente si
desidera imporre al popolo boliviano, ci sono “numerose gravi insidie” innanzitutto
contro la natura stessa dell'esistenza umana comunitaria, basata sul matrimonio fra
un uomo e una donna, e sulla famiglia “che solo il loro amore coniugale può creare
e fondare”. Difendere il matrimonio così come Dio lo ha voluto significa, ha osservato
il vescovo di Oruro, “difendere l'umanità tutta, la procreazione, dunque la stessa
perpetuazione del genere umano, come il Creatore l'ha voluto nel suo piano divino”.
Oltre a questa prima presa di posizione della Chiesa boliviana, e alla quale secondo
la stampa locale potrebbe seguire un documento dottrinario più preciso e approfondito,
si sommano altre dichiarazioni contrarie da parte di numerose organizzazioni della
società civile, cattoliche e non, che guardano con preoccupazione e allarme al tentativo
di introdurre un dibattito su questioni che il Paese non sente come necessarie e urgenti.
Al riguardo, per esempio, e con riferimento ad un'altra presa di posizione dei vescovi
dell'altro ieri sull'aumento dei linciaggi, soprattutto nelle aree rurali, la stampa
chiede alle autorità e al parlamento delle risposte adeguate e tempestive come tra
l'altro aveva già chiesto nel giugno scorso l'Onu. Secondo cifre ufficiali, in Bolivia
dal 209 ad oggi i casi di linciaggio sono almeno 30 e spesso avvengono nel contesto
della cosiddetta “giustizia comunitaria”, figura giuridica non definita e sulla quale
ancora si attendono regolamentazioni e definizioni precise. (A cura di Luis Badilla)