Il Congresso mondiale dell’acqua lancia la sfida dell’accesso alle risorse idriche
africane
“In Africa solo il 5% delle risorse idriche vengono sfruttate. Eppure appena il 60%
della popolazione ha accesso all'acqua potabile e tra il 24 e il 44% usufruisce di
installazioni igienico-sanitarie adeguate”. A fare il punto sulla paradossale situazione
africana è Sylvain Usher, segretario generale dell’Associazione africana dell’acqua
(Afwa/Aae), sentito dalla Misna a Montreal dove partecipa al Congresso mondiale dell'acqua,
un evento biennale organizzato dall'International water association (Iwa). In Canada,
l'Afwa ha tenuto un forum regionale sull'Africa per tracciare un quadro della situazione
acqua e igienizzazione mentre a New York l'Onu sta valutando lo stato di avanzamento
degli Obiettivi di sviluppo del Millennio. Fra le principali problematiche, il segretario
dell’Afwa annovera “la pressione demografica sempre maggiore nei centri urbani africani
che le autorità dovranno affrontare per garantire l'erogazione del servizio a un maggior
numero di cittadini”. Già oggi – avverte Usher -, capitali come Accra e Abidjan sono
invase dalle acque nere, con gravi conseguenze per l'igiene e la salute umana. "Purtroppo
manca la consapevolezza del problema, manca la volontà politica di passare dalle parole
ai fatti" deplora il responsabile dell’Associazione con sede ad Abidjan, nata nel
2003 come centro studi sugli aspetti legali, economici e tecnologici della produzione
e della distribuzione dell’ “oro blu”. L'esperto ivoriano sottolinea, dunque, l'urgenza
di “accelerare il processo decisionale e interventi tecnici sul terreno se si vuole
raggiungere l'obiettivo ancor lontano dell'accesso all'acqua potabile per tutti”.
In primo luogo, secondo Usher, volontà politica significa “raggiungere un accordo
tra Paesi africani per una ripartizione più equa delle risorse idriche” ad esempio
tra nazioni rivierasche del Nilo, in Africa orientale, e nella regione del bacino
del Congo che sono in assoluto le due zone più ricche d’acqua. Il passo successivo
sarebbe quello di aumentare le quote di bilancio destinate al miglioramento dei servizi.
Giungere ad un accesso più equo e diffuso all'acqua potabile e a servizi igienico-sanitari
essenziali significherebbe per l'Africa “buone carte per vincere le battaglie sanitarie,
come la lotta al colera, ma anche quella della sicurezza alimentare visto l'elevato
fabbisogno di acqua nell'agricoltura” conclude l'esperto ivoriano ricordando che l’acqua
è innanzitutto “un diritto umano fondamentale” riconosciuto tale dalle Nazioni Unite.
(M.G.)