Dall’intimità con Cristo alla compassione per l’altro: il messaggio di Benedetto XVI
nel Regno Unito
Il Papa, durante l’udienza generale del mercoledì, ha ripercorso i momenti principali
del suo viaggio nel Regno Unito, sottolineando il messaggio che ha voluto dare sulla
scia del cardinale Newman, e cioè che la via della coscienza non è chiusura nel proprio
“io”, ma è apertura, conversione a Cristo e, di conseguenza, amore per il prossimo.
Ce ne parla Sergio Centofanti.
Dall’intimità
con Cristo alla compassione per l’altro: Benedetto XVI, nel suo viaggio nel Regno
Unito, ha tracciato il percorso della fede cristiana: tutto parte dall’amore di Dio
per noi. È Lui che ci ama per primo e desidera per noi “il massimo”: ovvero che siamo
santi, che significa accogliere il suo amore raggiungendo così la felicità infinita.
“The
Christian life as a call to holiness… La santità – afferma il Papa
– è la risposta dell’uomo a Dio, è “l’intenso desiderio del cuore umano di entrare
in intima comunione con il Cuore di Dio” che ci spinge a percorrere quotidianamente
la volontà divina: siamo stati fatti per amare, proprio perché creati a sua immagine
e somiglianza.
“We realize that it is difficult to love… Ma
amare è difficile: c’è l’egoismo, l’orgoglio, l’invidia, la sete di potere. Il vero
amore – sottolinea il Papa - “è il frutto di una decisione quotidiana. Ogni giorno
dobbiamo scegliere di amare e ciò richiede un aiuto, l’aiuto che proviene da Cristo,
dalla preghiera, dalla saggezza che si trova nella sua Parola e dalla grazia che Egli
effonde su di noi nei Sacramenti della sua Chiesa”. Tutto ciò “richiede disciplina:
richiede di trovare momenti di silenzio ogni giorno”. Spesso “significa attendere
che il Signore parli”.
“Without the life of prayer… “Senza
la vita di preghiera – ha aggiunto – diventiamo semplicemente un altro ‘cembalo squillante’
in un mondo già pieno di crescente rumore e confusione, pieno di false vie che conducono
solo a profondo dolore del cuore e ad illusione”. Quando la fede non è “un atto puramente
intellettuale”, ma diventa “dinamica spirituale che penetra sino alle più intime fibre
del nostro essere”, allora la nostra vita “inizia a cambiare”: l’uomo “non è più ciò
che era prima”. Uno degli effetti di questa amicizia con Dio – spiega Benedetto XVI
- è l’allargamento degli orizzonti: la relazione profonda con Dio, diventa relazione
profonda con gli altri, si comincia “a provare compassione per quanti sono in difficoltà”
volendo “fare qualcosa per aiutarli”:
“You begin to feel compassion
for people in difficulties… Si desidera “venire in aiuto al povero e
all’affamato, confortare il sofferente, essere buoni e generosi”. Quando queste cose
iniziano a starci a cuore – rileva il Papa – il cammino sulla via della santità è
cominciato. Di più: si entra nella dinamica del sacrificio redentore di Cristo che
è “in agonia fino alla fine del mondo” per abbracciare dalla Croce le sofferenze dell’umanità.
“No
one can be the servant of two masters… Ma è necessario smettere di cercare
di servire due padroni, bisogna avere il “coraggio di porre le nostre speranze più
profonde solo in Dio”, nella consapevolezza che “Lui solo può soddisfare il bisogno
più profondo del nostro cuore”, quella sete e nostalgia d’infinito che Lui stesso
ha posto in noi.
“It is the little things that reveal our love… Per
la strada della vera gioia il Papa indica, infine, la via della semplicità: fare cose
semplici, ogni giorno, alla luce della fede, perché – conclude - “sono le cose semplici
che rivelano il nostro amore per Colui che ci amati per primo e che uniscono le persone
in una comunità di fede, amore e servizio”.
E non accenna ad assopirsi
il clima di entusiasmo che ha animato le Chiese del Regno Unito in occasione della
visita di Benedetto XVI. In due distinti messaggi, gli episcopati di Inghilterra e
Galles e quello scozzese hanno espresso gratitudine alla nazione, al governo e alla
regina per l’accoglienza riservata al Pontefice. Nella dichiarazione dei vescovi inglesi
e gallesi si esprime particolare gratitudine a quanti hanno collaborato ad organizzare
la visita, mentre i presuli scozzesi ringraziano anche i giornali per l’impegno profuso
nel coprire la visita apostolica e nel riferire le parole del Papa. “Il successo della
visita è un successo di cui tutta la Scozia deve essere orgogliosa” si legge nella
lettera che non manca di rivolgersi ai membri delle altre Chiese e denominazioni “che
si sono unite a noi per accogliere il Santo Padre”. Unanime infine la riconoscenza
nei confronti del Santo Padre che “ha dato nuova speranza alla comunità cattolica
di questa terra”. “C'è molto da guadagnare – si legge nel testo dei presuli
inglesi – riflettendo ulteriormente su tale visita non solo per i cattolici ma per
la nostra società nel suo insieme”.