2010-09-23 14:30:19

Bolivia: monito dei vescovi sull'aumento dei linciaggi e della violenza nel Paese


Con una dichiarazione della Segretaria generale dell’episcopato boliviano, i vescovi del Paese, esprimono grave preoccupazione a proposito delle “notizie su frequenti casi di linciaggio in diversi luoghi” della Bolivia, fenomeno che dimostra “disprezzo per la sacralità della vita, dono di Dio, e che rappresenta anche una chiara espressione dell’offesa alla vita umana” e dunque un vero attentato “alle basi fondamentali della società”. “Da un po’ di tempo - spiegano i presuli - si registrano questo tipo di crimini, ma negli ultimi anni sono aumentati di numero e hanno acquisito delle caratteristiche di violenza brutale e inumana”, spesso “giustificati con argomenti insostenibili che, in certi casi, sono al limite dell’apologia di reato”. “Ciò che però causa maggiore inquietudine - osservano i vescovi boliviani - è che le autorità responsabili dell’ordine e della difesa dei diritti dei cittadini non riescono a prevenire ne’ a punire adeguatamente i responsabili di simili fatti”. Con uno sguardo più approfondito, al di là del triste fenomeno dei linciaggi, i presuli ricordano “che la violenza e la morte non sono la soluzione ai problemi dell’uomo” e poi rilevano: “Si potrebbero identificare diverse cause di ordine sociale, culturale ed economico, ma la radice di questo male è da trovare nel fatto che abbiamo esiliato Dio dalla nostra vita personale e dalla nostra società e ciò porta alla mancanza di un riferimento morale nell’agire e al disprezzo della vita nei nostri cuori di persone”. I vescovi della Bolivia però affrontano anche una aspetto di questa vera tragedia sociale, e cioè, la cosiddetta “giustizia comunitaria” le cui conseguenze si “aggravano a causa delle ambiguità contenute nella legislazione attuale che non regolamenta la portata e i responsabili” di questa singolare forma di giustizia e dunque facilita il fatto che responsabili di questi crimini possano trovare delle protezioni in questa situazione poco chiara. “Una vera democrazia – proseguono i vescovi - non si edifica sulla morte. Nella riabilitazione occorre trovare le giuste alternative per le persone colpevoli di reati gravi e mai, per nessuno motivo, questi individui possono essere semplicemente eliminati poiché ciò non è etico, non è umano e non è cristiano”. La dichiarazione episcopale, “in nome di Dio condanna con forza questi fatti” e ribadisce che “solo Dio è il Signore della vita e della morte”, e al tempo stesso lancia a tutti i boliviani un appello “per sradicare per sempre le pratiche inumane” riscoprendo al posto della cultura della morte e dell’odio “i valori umani che nascono dalla fede nel Dio della vita e dell’amore”. Infine, i presuli chiedono alle autorità della Bolivia un “maggiore sforzo per prendere misure urgenti” che servano a “sradicare questo flagello, a far chiarezza tempestiva e a punire i colpevoli”. (L.B.)







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