Bolivia: monito dei vescovi sull'aumento dei linciaggi e della violenza nel Paese
Con una dichiarazione della Segretaria generale dell’episcopato boliviano, i vescovi
del Paese, esprimono grave preoccupazione a proposito delle “notizie su frequenti
casi di linciaggio in diversi luoghi” della Bolivia, fenomeno che dimostra “disprezzo
per la sacralità della vita, dono di Dio, e che rappresenta anche una chiara espressione
dell’offesa alla vita umana” e dunque un vero attentato “alle basi fondamentali della
società”. “Da un po’ di tempo - spiegano i presuli - si registrano questo tipo di
crimini, ma negli ultimi anni sono aumentati di numero e hanno acquisito delle caratteristiche
di violenza brutale e inumana”, spesso “giustificati con argomenti insostenibili che,
in certi casi, sono al limite dell’apologia di reato”. “Ciò che però causa maggiore
inquietudine - osservano i vescovi boliviani - è che le autorità responsabili dell’ordine
e della difesa dei diritti dei cittadini non riescono a prevenire ne’ a punire adeguatamente
i responsabili di simili fatti”. Con uno sguardo più approfondito, al di là del triste
fenomeno dei linciaggi, i presuli ricordano “che la violenza e la morte non sono la
soluzione ai problemi dell’uomo” e poi rilevano: “Si potrebbero identificare diverse
cause di ordine sociale, culturale ed economico, ma la radice di questo male è da
trovare nel fatto che abbiamo esiliato Dio dalla nostra vita personale e dalla nostra
società e ciò porta alla mancanza di un riferimento morale nell’agire e al disprezzo
della vita nei nostri cuori di persone”. I vescovi della Bolivia però affrontano anche
una aspetto di questa vera tragedia sociale, e cioè, la cosiddetta “giustizia comunitaria”
le cui conseguenze si “aggravano a causa delle ambiguità contenute nella legislazione
attuale che non regolamenta la portata e i responsabili” di questa singolare forma
di giustizia e dunque facilita il fatto che responsabili di questi crimini possano
trovare delle protezioni in questa situazione poco chiara. “Una vera democrazia –
proseguono i vescovi - non si edifica sulla morte. Nella riabilitazione occorre trovare
le giuste alternative per le persone colpevoli di reati gravi e mai, per nessuno motivo,
questi individui possono essere semplicemente eliminati poiché ciò non è etico, non
è umano e non è cristiano”. La dichiarazione episcopale, “in nome di Dio condanna
con forza questi fatti” e ribadisce che “solo Dio è il Signore della vita e della
morte”, e al tempo stesso lancia a tutti i boliviani un appello “per sradicare per
sempre le pratiche inumane” riscoprendo al posto della cultura della morte e dell’odio
“i valori umani che nascono dalla fede nel Dio della vita e dell’amore”. Infine, i
presuli chiedono alle autorità della Bolivia un “maggiore sforzo per prendere misure
urgenti” che servano a “sradicare questo flagello, a far chiarezza tempestiva e a
punire i colpevoli”. (L.B.)