Riaperta dopo tre anni di lavori la Biblioteca Apostolica Vaticana
Dopo tre anni di lavori, la Biblioteca Apostolica Vaticana ha riaperto ieri i suoi
archivi a ricercatori, docenti e studenti del mondo intero, mettendo a loro disposizione
un patrimonio di circa 150mila volumi manoscritti, un milione di libri stampati, di
cui 8.400 incunaboli, e centinaia di migliaia tra monete, medaglie, stampe e incisioni.
Fabio Colagrande ha chiesto al prof. Ambrogio Piazzoni, vice-prefetto
della Biblioteca, come sia andato il primo giorno di apertura:
R. - Secondo
le attese è andata molto bene e, dopo tre anni di chiusura, c’era una grande aspettativa.
Gli studiosi che si sono presentati qui il primo giorno, erano in realtà meno di quelli
che rappresentano la nostra media di persone: erano 65 persone, mentre normalmente
abbiamo 130-140 persone ogni giorno. Probabilmente anche perché spaventati dall’idea
che ci sarebbe stata troppa affluenza. Tutto è andato bene. Naturalmente si è verificato
anche qualche piccolo inconveniente, che però si è già risolto, come imparare a far
funzionare bene le tessere elettroniche che danno ora accesso a vari servizi, oltre
che all’ingresso stesso alla Biblioteca e ai vari percorsi, perché ci sono dei percorsi
particolari che devono fare gli studiosi. La gente era molto emozionata e - direi
- perfino commossa. Ho parlato con qualcuno degli studiosi, che è arrivato ieri, e
questa idea della commozione del poter finalmente ritornare qui a studiare era un
sentimento molto diffuso.
D. - Immagino che anche per voi vedere di
nuovo animarsi le sale, dopo mesi e mesi di cantiere, deve essere stata una bella
emozione?
R. - La Biblioteca senza le persone che ci vengono a studiare
è un edificio quasi morto. Certo, questo periodo è stato agitassimo, con gli operai
che andavano e venivano, e caratterizzato da continui rumori, ma non è questa la sua
natura: la sua natura è quella del silenzio, con persone che stanno pensando, che
stanno leggendo e che, da questa lettura, traggono motivi e momenti di grande crescita.
D.
- Professor Piazzoni, se non sbaglio, nel patrimonio della Biblioteca Vaticana, oltre
ad un milione di stampati, ci sono anche circa 150 mila volumi manoscritti. I lavori
di ristrutturazione e restauro hanno riguardato anche le sale e gli ambienti dove
si conservano questi preziosi manoscritti?
R. - Naturalmente c’è il
deposito, che è un deposito sotterraneo, nel quale erano conservati prima e nel quale
sono tuttora conservati. Durante questo periodo sono stati del tutto trasferiti, il
deposito è stato interamente vuotato e sistemato con alcune novità, come rivestimenti
particolari antipolvere, la costruzione di una uscita di sicurezza che non c’era,
la riclimatizzazione e la riumidificazione con l’uso di strumentalizzazione nuova
e ben sistemata. Abbiamo anche approfittato dell’occasione per costruire una piccola
sala di deposito speciale per i papiri che hanno bisogno di condizioni climatiche
diverse.
D. - Diciamo anche che lo spirito di servizio, lo spirito umanistico
ed universale con cui svolgete il vostro servizio alla Biblioteca Vaticana, fa sì
che questo non sia solo un ruolo di conservazione di libri e manoscritti, ma sia anche
un luogo di incontro, mi sembra…
R. - Certamente sì. Le parole che aveva
usato Papa Niccolò V, alla metà del ‘400, per indicare la Biblioteca che stava fondando
era quello di costruire questa nuova istituzione per quella che lui chiamava la “comune
utilità degli uomini di scienza”. E’ stata una innovazione molto importante, perché
significava una biblioteca pubblica, in qualche modo, e non soltanto riservata alla
Curia. In realtà questa missione - la comune utilità degli uomini - è la missione
che ancora oggi ci sforziamo di compiere. (Montaggio a cura di Maria Brigini)