2010-09-21 16:03:14

Pressing della Comunità internazionale su Israele per la moratoria degli insediamenti


La Comunità internazionale continua a chiedere ad Israele di prorogare la moratoria degli insediamenti in Cisgiordania al fine di ottenere un buon esito dei colloqui diretti avviati con i palestinesi. E' pronto a chiederlo il cosiddetto Quartetto per il Medio Oriente - composto da Unione Europea, Usa Russia e Onu – mentre lo ha già fatto il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, che oggi ha incontrato il presidente israeliano Shimon Peres a margine del Vertice contro la povertà a New York. Intanto i vertici dello Stato Ebraico sembrano convergere sull’idea di indire un referendum popolare sull’eventuale accordo di pace con i palestinesi. Ma sulla questione degli insediamenti, che rischia di compromettere le trattative, Eugenio Bonanata ha intervistato Marcella Emiliani, docente di Sviluppo del Medio Oriente all’Università di Bologna:RealAudioMP3

R. – E’ il punto più delicato di tutti, assieme a quello del futuro di Gerusalemme, cosa che non si sottolinea mai abbastanza. Non è solo il numero degli insediamenti che si è moltiplicato esponenzialmente, ma anche dove questi insediamenti vengono poi costruiti e fabbricati. Sono ormai talmente 'incistati' dentro i territori che virtualmente dovrebbero tornare ai palestinesi, da rendere estremamente complicata la restituzione.

D. – Quali sono le possibilità per gli Stati Uniti di convincere Israele su questo fronte?

R. – Farò un discorso un po’ cinico. Gli Stati Uniti finanziano ogni anno gran parte del budget israeliano. In altri frangenti della storia hanno saputo usare i cordoni della borsa per portare Israele ai tavoli dei negoziati. Quindi, lo strumento finanziario è indubbiamente uno strumento principe. Certo, per arrivare ad attuare un aut-aut come questo, bisognerebbe che Israele e Stati Uniti arrivassero ai ferri corti, ma volendo gli Stati Uniti hanno lo strumento.

D. – Sul versante palestinese, Abu Mazen ha fatto sapere nei giorni scorsi che ha intenzione di dimettersi in caso di fallimento dei negoziati con Israele. Bisogna credere a questo annuncio? Come valutarlo?

R. – La minaccia di Abu Mazen è più che altro una minaccia nei confronti degli Stati Uniti: o mi sostenete o sostenete le mie esigenze oppure vi verrà a mancare un interlocutore, e a quel punto la maggior parte della responsabilità degli eventuali fallimenti ricadrà su di voi. La minaccia di dimissioni da parte di Abu Mazen è, purtroppo per lui, l’unica arma che ha per farsi ascoltare, non ne ha altre. Le altre armi sono quelle che usa Hamas: l’arma del terrorismo. Ma la componente Fatah-Abu Mazen sembra averci rinunciato.

Afghanistan
In Afghanistan 9 militari della forza internazionale sono morti nel sud del Paese per lo schianto dell’elicottero su cui viaggiavano. I talebani hanno rivendicato l’abbattimento del velivolo, ma l’Isaf non ha confermato. L’episodio porta a 529 il numero dei soldati stranieri deceduti nel Paese nel corso del 2010, che diventa l’anno più sanguinoso per la NATO dall’inizio della guerra. Anche l’Onu, in un rapporto diffuso oggi, segnala il peggioramento della sicurezza nel Paese rispetto al 2009. Intanto, sul fronte delle elezioni, che si sono svolte sabato scorso, sono arrivati a circa 1500 i ricorsi per presunte irregolarità, raccolti fino ad ora dalla Commissione per i reclami elettorali di Kabul. Il termine per la presentazione delle denunce scade oggi.

Iraq
Militari ancora nel mirino della guerriglia in Afghanistan. Due soldati iracheni hanno perso la vita ed un terzo è rimasto ferito stamattina per l’esplosione di un ordigno artigianale al passaggio del loro veicolo. Teatro dell’attentato, il pieno centro della città settentrionale di Kirkuk.

Iran
L’Iran è disponibile a riprendere i colloqui sul programma nucleare con la comunità internazionale. Lo ha annunciato un portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, che però non ha fornito una collocazione temporale precisa, limitandosi a parlare di un “prossimo futuro”.

Inondazioni in India
Prosegue l’emergenza maltempo nella zona nord dell’India colpita in questi giorni da incessanti piogge monsoniche. Il bilancio è di 120 morti e di migliaia di sfollati per le esondazioni del fiume Gange e di altri corsi d’acqua, che interessano oltre mille villaggi. Stato di massima allerta anche a Nuova Delhi nel timore dello straripamento del fiume Yamuna che ha raggiunto il livello record degli ultimi 30 anni. In città è crollato un ponte in costruzione provocando il ferimento di un operaio.

Kashmir-India
Spiragli di dialogo nel Kashmir indiano, dopo le violente manifestazioni separatiste dei giorni scorsi. Il leader di uno dei gruppi più radicali ha accettato di incontrare il gruppo di deputati, inviato nella regione dal governo di Nuova Delhi, nel tentativo di disinnescare la crisi. Secondo un’emittente televisiva locale l’uomo avrebbe consegnato un pacchetto di cinque proposte in cambio della fine delle proteste. Tutti gli altri, invece, gruppi hanno boicottato i colloqui. La popolazione ha attaccato verbalmente la delegazione mentre si recava in ospedale per visitare i feriti dei recenti scontri.

Pakistan-Kashmir
Tragedia nel Kashmir pachistano. Almeno 15 studenti sono morti stamattina quando lo scuolabus su cui viaggiavano è precipitato in un fiume. A bordo c’erano una trentina di ragazzi tra i 10 e i 15 anni: solo cinque sono stati recuperati vivi, mentre gli altri risultano dispersi.

Pakistan
Aerei senza pilota americani in azione nelle ultime 24 ore in Pakistan, contro postazioni della guerriglia. Il raid, avvenuto nella zona tribale al confine con l’Afghanistan, ha provocato la morte di almeno 4 sospetti miliziani. A Karachi, nel sud del Paese, gli ultimi episodi di violenza di questi giorni si sono conclusi con un bilancio di 17 morti, tra cui 4 attivisti politici.

Somalia
Sempre più complicata la situazione in Somalia: ieri un attentatore si è fatto esplodere nei pressi del palazzo presidenziale di Mogadiscio, oggi invece si è dimesso il capo del governo transitorio, Sharmarke. La decisione – ha spiegato – è nell’interesse del Paese avendo fallito la lotta contro i ribelli islamici. Il presidente Shaarif ha quindi avviato nuove consultazioni.

Algeria
Non si placano in Algeria le violenze di matrice terroristica. In mattinata, nella capitale Algeri, un ordigno è esploso in un viale del mercato di Bordj Menaiel al passaggio di una pattuglia di polizia, uccidendo i due agenti a bordo. Per il momento non è giunta alcuna rivendicazione. Si sospetta sia opera della cellula maghrebina di Al-Qaida.

Marocco-Sahara occidentale
Il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon ha invitato il re del Marocco Mohamed VI a riprendere gli incontri con il fronte Polisario per dare una svolta alla questione del Sahara occidentale. Le controparti sono tuttavia ferme sulle loro decisioni: Rabat è disposta a concedere l’autonomia, il fronte chiede invece un referendum sull’indipendenza.

Consiglio d’Europa-Francia
Nuove critiche alla Francia in merito alle ultime misure in tema di immigrazione. Il Consiglio d’Europa le ha definite insufficienti e incapaci di garantire il pieno rispetto dei diritti dei migranti. In una lettera inviata al ministro francese per l'Immigrazione Eric Besson, il commissario per i Diritti umani del’organismo, Thomas Hammarberg, afferma che Parigi deve migliorare questi provvedimenti.

Moldavia
In Moldavia la Corte costituzionale si è pronunciata per lo scioglimento del Parlamento e per lo svolgimento di elezioni legislative, in seguito al blocco dell’Assemblea che da oltre un anno non riesce ad eleggere il nuovo presidente. Lo scorso 5 settembre è fallito, per scarsa affluenza alle urne, anche il referendum sul ritorno delle elezioni presidenziali dirette nel Paese. Secondo gli osservatori la tornata elettorale potrebbe svolgersi il prossimo 28 novembre.

Cina-Giappone
Ancora tesi i rapporti tra Cina e Giappone. A margine dell’Assemblea generale dell’ONU a New York le due diplomazie hanno smentito la possibilità di un incontro tra i due premier, dopo le recenti schermaglie che hanno coinvolto Pechino e Tokio.

Nord Corea
È prevista per martedì prossimo, 28 settembre, la riunione del Partito dei lavoratori coreano che sceglierà il futuro leader del Paese. A distanza di circa 30 anni dall’ultima convocazione l’Assemblea secondo gli osservatori nominerà quasi certamente Kim Jong-un, figlio dell’attuale capo di stato, Kim Jong-il afflitto da gravi problemi di salute.

Cina-Pakistan
In corso trattative tra Cina e Pakistan per la costruzione di un nuovo reattore nucleare in territorio pakistano. Lo riferiscono media cinesi, ricordando che si tratta del secondo reattore costruito da una società cinese in Pakistan. Preoccupazione è stata espressa dagli Stati Uniti per il mancato via libera da parte dell’Autorità internazionale per la diffusione dell’energia atomica a scopi civili, che si occupa di controllare la non proliferazione delle armi atomiche nel mondo.

Usa-Haiti
USA e Haiti hanno firmato ieri un accordo con un’impresa sudcoreana per l’apertura di uno stabilimento tessile nella capitale dell’isola che darà lavoro a 10 mila persone. L’accordo, che prevede una serie di investimenti locali, mira alla ripresa economica del Paese. La decisione è tuttavia stata criticata dai sindacati per il salario previsto, considerato troppo basso, 3 dollari al giorno.

Filippine
Il governo di Manila ha varato un piano di aiuti per le popolazioni del Sud delle Filippine. Il provvedimento prevede lo stanziamento di fondi destinati a sviluppare le infrastrutture e i servizi di base. In questo modo l’esecutivo vuole tentare di risolvere il conflitto che da più di 30 anni sconvolge le provincie del sud e che ha causato più di 150 mila morti e, solo nel 2008, 750 mila rifugiati.

Cuba-Brasile
Il Brasile aiuterà Cuba nello sviluppo della piccola e media impresa. E’ quanto affermato dal ministro degli Affari Esteri brasiliano, che al Palazzo di Vetro di New York, ha parlato di un piano di sviluppo che prevede il trasferimento di 500 mila lavoratori dal settore pubblico - impiegati in attività considerate improduttive - al settore privato nel tentativo di rendere l’economia cubana più efficiente e competitiva. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata e Marco Onali)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 264

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