Ampia eco continua ad avere nei media internazionali la visita del Papa nel Regno
Unito, conclusa domenica scorsa dopo quattro giorni di incontri e celebrazioni di
grande intensità e partecipazione. Benedetto XVI ha lasciato al Paese un messaggio
chiaro e profondo. Ripercorriamone i passaggi principali in questo servizio di Sergio
Centofanti:
Il Papa era
partito per il Regno Unito tra le preoccupazioni di tanti per le polemiche, l’attesa
di manifestazioni anticattoliche e opposizioni varie. Ai giornalisti in volo per la
Gran Bretagna, Benedetto XVI aveva subito manifestato i suoi sentimenti:
“Devo
dire che non sono preoccupato … i Paesi occidentali hanno tutti, ognuno nel loro modo
specifico e secondo la loro propria storia, hanno forti correnti anticlericali e anticattoliche,
ma hanno anche sempre una presenza forte di fede ... Naturalmente la Gran Bretagna
ha una sua propria storia di anticattolicesimo, questo è ovvio, ma è anche un Paese
di una grande storia di tolleranza. E così sono sicuro che da una parte vi sarà un’accoglienza
positiva dai cattolici e dai credenti, generalmente; attenzione da quanti cercano
come andare avanti in questo nostro tempo, e rispetto e tolleranza reciproca dove
c’è un anticattolicesimo. Vado avanti con grande coraggio e con gioia”.
Le
previsioni dell’attesa sono state totalmente capovolte: il Papa ha ricevuto un’accoglienza
che in pochi forse immaginavano. Ha portato con dolcezza e rispetto “la luce gentile
della fede”, come la chiamava il cardinale Newman, in una terra che ha sete di Dio,
anche se appare secolarizzata. Ha parlato dal suo cuore al cuore dei britannici: Gesù
– ha detto – è nel cuore di ognuno di noi, “è sempre là, aspettando tranquillamente
che possiamo raccoglierci con Lui ed ascoltare la sua voce”, facendo silenzio in mezzo
ai tanti rumori del quotidiano “perché è nel silenzio che troviamo Dio”.
“True
happiness is to be found in God…” Ha invitato, in particolare i giovani,
a cercare la vera gioia, perché la tragedia è che in tanti non riescono mai a trovarla,
“perché la cercano nei posti sbagliati. La soluzione è molto semplice: la vera felicità
va cercata in Dio”.
“Witnesses of the beauty of holiness…” Ha
esortato i laici a testimoniare la bellezza della fede, della gioia e della libertà
che possono nascere solo da “una relazione viva con Cristo”, da una preghiera costante
e attraverso la grazia dei sacramenti. E sulla scia del cardinale Newman ha auspicato
un laicato intelligente e ben istruito, “un laicato non arrogante … non polemico”,
che sa bene cosa credere e cosa non credere, dando ragione della propria fede.
“One
of the greatest challenges facing us today…” “Una delle più grandi sfide
oggi è come parlare in maniera convincente … del potere liberante della parola di
Dio ad un mondo che troppo spesso vede il Vangelo come un limite alla libertà umana”.
Ma l’annuncio della verità non mira al facile consenso, perché “la potenza di convincere”
viene dalla verità stessa “e non dall’umana eloquenza o dai ragionamenti”. La Chiesa
non fa proselitismo, non cerca di essere attrattiva a tutti i costi:
“Direi
che una Chiesa che cerca soprattutto di essere attrattiva sarebbe già su una strada
sbagliata. Perché la Chiesa non lavora per sé, non lavora per aumentare i propri numeri
e così il proprio potere. La Chiesa è al servizio di un Altro, serve non per sé, per
essere un corpo forte, ma serve per rendere accessibile l’annuncio di Gesù Cristo”.
E
la fedeltà alla verità – ha sottolineato – comporta “un grande prezzo da pagare” anche
quando non si tratta di dare la vita ma di “essere additati come irrilevanti, ridicolizzati
o fatti segno di parodia. E tuttavia la Chiesa non si può esimere dal dovere di proclamare
Cristo e il suo Vangelo”.
“I cannot but voice my concern at the increasing
marginalization…” Il Papa ha sottolineato un paradosso: il fatto che
la religione, in particolare il cristianesimo, subisca una “crescente marginalizzazione”
proprio in Paesi che “attribuiscono alla tolleranza un grande valore”. Alla base degli
ideali moderni di libertà c’è il cristianesimo, eppure proprio laddove si esalta questa
libertà vi è chi oggi vuole mettere a tacere la fede o relegarla alla sfera puramente
privata, obbligando i cristiani impegnati in politica ad agire contro la propria coscienza.
In questo senso – ha spiegato – la figura di san Tommaso Moro che ha pagato con la
vita la scelta di servire Dio prima del suo sovrano, resta di scottante attualità.
Il Papa lancia un accorato appello al rispetto della libertà di coscienza, a fondare
la politica su principi morali oggettivi che, insieme, la ragione e la fede, con una
reciproca opera correttiva, possono far emergere.
Toccante è stato l’incontro
con alcune vittime di abusi da parte di esponenti del clero, una piaga – ha detto
– “che mina seriamente la credibilità” della Chiesa. Ha espresso profondo dolore,
vergogna, umiliazione per questi “inqualificabili crimini” ribadendo l’impegno per
l’aiuto delle vittime, la trasparenza, la prevenzione e la collaborazione con le autorità
civili per consegnare alla giustizia i colpevoli:
“Queste rivelazioni
sono state per me uno choc. Sono una grande tristezza, è difficile capire come questa
perversione del ministero sacerdotale era possibile … è una grande tristezza, tristezza
anche che l’autorità della Chiesa non era sufficientemente vigilante e non sufficientemente
veloce, decisa, nel prendere le misure necessarie. Per tutto questo … mi sembra che
dobbiamo adesso realizzare proprio un tempo di penitenza, un tempo di umiltà, e rinnovare
e reimparare un’assoluta sincerità”.
Calorosamente fraterni gli
incontri con gli anglicani e le altre confessioni cristiane: Benedetto XVI ha invocato
l’unità, dono di Dio, sottolineando l’urgenza di una testimonianza comune del Vangelo,
“libera dal conformismo intellettuale o dal facile adattamento allo spirito del tempo”
e dalle tendenze a vivere la fede come una questione soggettiva e di opinione personale.
“The
prophetic voice of Christians…” Ai vescovi ha chiesto di farsi voce
profetica a favore dei più poveri, soprattutto in questo tempo di crisi, promuovendo
la pratica della virtù nella vita pubblica in un contesto di “crescente cinismo”.
Il suo invito è quello di presentare “il messaggio vivificante del Vangelo, compresi
quegli elementi che sfidano le diffuse convinzioni della cultura odierna”. Ha quindi
esortato i rappresentanti delle altre religioni a lavorare insieme per il bene dell’umanità,
un obiettivo raggiungibile solo a partire dal rispetto della libertà religiosa.
“Society
today needs clear voices…” La società odierna – ha detto il Papa – ha
bisogno di “voci chiare” che sappiano “irradiare Cristo”: “ciascuno di noi - ha concluso
- ha una missione, ciascuno di noi è chiamato a cambiare il mondo” testimoniando la
misericordia del Signore crocifisso, “sorgente della nostra vita e della nostra salvezza”.