Elezioni in Myanmar: esclusa dal voto la leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi
Il Myanmar si prepara alle elezioni generali del prossimo 7 novembre, ma la leader
dell'opposizione birmana Aung San Suu Kyi non potrà votare. Il nome della premio Nobel
infatti "non compare nella lista degli aventi diritto al voto", ha fatto sapere un
funzionario di Bahan, la città dove Aung San Suu Kyi vive agli arresti domiciliari,
prolungati ad agosto dell’anno scorso di altri 18 mesi. Ma perché la leader della
Lega Nazionale per la Democrazia non potrà recarsi alle urne? Risponde Piergiorgio
Pescali, autore di molti reportage giornalistici in Myanmar, intervistato da Giada
Aquilino:
R. – La Costituzione
non permette ai prigionieri politici di prendere parte al voto ed inoltre impedisce
ai birmani che hanno figli con passaporto straniero di essere eletti in Parlamento.
Aung San Suu Kyi ha due figli con passaporto britannico, quindi non potrà né partecipare
al voto né essere eletta.
D. – Quelle del 7 novembre saranno le prime
elezioni dopo 20 anni. Che voto sarà?
R. – Probabilmente diverso da
quello del 1990, quando il partito di Aung San Suu Kyi ottenne la maggioranza assoluta
dei voti; è diverso perché la Costituzione promulgata nel 2008 - per la prima volta
dal 1962, quando i militari andarono al potere in Birmania - dà la possibilità ai
civili di partecipare alla vita politica e al governo del Paese. Quindi, nonostante
tutte le critiche che si possano fare a questa Costituzione, c’è in effetti uno spiraglio
di democrazia. Resterà però da vedere se i militari manterranno le loro promesse.
D.
– Come si presenta il partito di Aung San Suu Kyi, cioè la Lega nazionale per la democrazia?
R.
– Si presenta estremamente diviso. C’è la dirigenza storica, rappresentata da Aung
San Suu Kyi e da Win Tin, che rifiuta la partecipazione alle elezioni, perché ritiene
che la Costituzione varata nel 2008 non garantisca i diritti democratici e civili
della Birmania. C’è invece la parte più giovane del partito che partecipa comunque
alle elezioni.
D. – Sei appena tornato dal Myanmar: che Paese è oggi?
R.
– Nel 2008 c’è stato il tifone Nargis che ha provocato centinaia di migliaia di vittime:
il Paese è ancora in ginocchio dal punto di vista economico. Invece, dal punto di
vista politico oramai il numero uno e il numero due della giunta militare - Than Shwe
e Maung Aye - sono anziani e malati e quindi, dopo le elezioni di novembre, andranno
in pensione. Stanno dunque cercando con queste elezioni e con questa Costituzione
di ritagliarsi una figura che li protegga da eventuali destituzioni.