L'omelia nella Cattedrale di Westminster: dolore, vergogna e umiliazione per i crimini
commessi su minori da ministri della Chiesa
Dolore, vergogna e umiliazione per gli inqualificabili crimini commessi su minori
da alcuni ministri della Chiesa: sono i sentimenti espressi dal Papa durante l’omelia
della Santa Messa presieduta stamani nella Cattedrale di Westminster. Benedetto XVI
ha svolto la sua meditazione sul sacrificio redentore di Cristo invitando i fedeli
ad unire le proprie sofferenze alla Croce di Gesù per la salvezza dell’umanità. Ha
sottolineato che Cristo nelle prove e tribolazioni della Chiesa continua ad essere
in agonia fino alla fine del mondo, in particolare attraverso i martiri, i cristiani
che ancora oggi soffrono persecuzioni e discriminazioni e poi ancora i malati e i
disabili. Quindi ha rivolto il suo pensiero “alle immense sofferenze causate dall’abuso
dei bambini, specialmente nella Chiesa e da parte dei suoi ministri”. E ha aggiunto:
“Esprimo soprattutto il mio profondo dolore alle vittime innocenti di questi inqualificabili
crimini, insieme con la speranza che il potere della grazia di Cristo, il suo sacrificio
di riconciliazione, porterà profonda guarigione e pace alle loro vite. Riconosco anche,
con voi, la vergogna e l’umiliazione che tutti abbiamo sofferto a causa di questi
peccati; vi invito a offrirle al Signore con la fiducia che questo castigo contribuirà
alla guarigione delle vittime, alla purificazione della Chiesa ed al rinnovamento
del suo secolare compito di formazione e cura dei giovani. Esprimo la mia gratitudine
per gli sforzi fatti per affrontare questo problema responsabilmente, e chiedo a tutti
voi di mostrare la vostra sollecitudine per le vittime e la solidarietà verso i vostri
sacerdoti”. Il Papa ha poi sottolineato la necessità di una autenti testimonianza
cristiana nella società: “Quanto ha bisogno la società contemporanea di questa testimonianza!
Quanto abbiamo bisogno, nella Chiesa e nella società, di testimoni della bellezza
della santità, testimoni dello splendore della verità, testimoni della gioia e libertà
che nascono da una relazione viva con Cristo! Una delle più grandi sfide che oggi
dobbiamo affrontare è come parlare in maniera convincente della sapienza e del potere
liberante della parola di Dio ad un mondo che troppo spesso vede il Vangelo come un
limite alla libertà umana, invece che come verità che libera le nostre menti e illumina
i nostri sforzi per vivere in modo saggio e buono, sia come individui che come membri
della società”. Ecco il testo integrale dell’omelia del Papa:
Cari amici
in Cristo,
vi saluto tutti con gioia nel Signore e vi ringrazio per
la vostra calorosa accoglienza. Ringrazio l’Arcivescovo Nichols per le parole di benvenuto
che mi ha rivolto in nome vostro. Davvero in questo incontro del successore di Pietro
con i fedeli della Gran Bretagna, “il cuore parla al cuore” e ci fa gioire nell’amore
di Cristo e nella nostra comune professione della fede cattolica che ci è stata trasmessa
dagli Apostoli.
Sono particolarmente lieto che il nostro incontro abbia
luogo in questa Cattedrale dedicata al Preziosissimo Sangue, che è il segno della
misericordia redentrice di Dio riversatasi sul mondo mediante la passione, morte
e resurrezione del suo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo. Un particolare saluto
rivolgo all’Arcivescovo di Canterbury che ci onora della sua presenza.
Il
visitatore di questa cattedrale non può non rimanere colpito dal grande crocifisso
che domina la navata, che ritrae il corpo di Cristo schiacciato dalla sofferenza,
sopraffatto dal dolore, vittima innocente la cui morte ci ha riconciliati con il Padre
e ci ha donato di partecipare alla vita stessa di Dio. Le braccia spalancate del Signore
sembrano abbracciare questa chiesa intera, innalzando verso il Padre le schiere di
fedeli che si raccolgono attorno all’altare del sacrificio Eucaristico e partecipano
dei suoi frutti. Il Signore crocifisso sta sopra di noi e davanti a noi, come la sorgente
della nostra vita e salvezza, “il sommo sacerdote dei beni futuri”, come lo definisce
l’autore della Lettera agli Ebrei nella prima lettura odierna (9,11).
E’,
per così dire, all’ombra di questa impressionante immagine, che vorrei riferirmi alla
parola di Dio che è stata proclamata in mezzo a noi e riflettere sul mistero del Sangue
Prezioso, poiché è questo mistero che ci conduce a riconoscere l’unità fra il sacrificio
di Cristo sulla Croce, il sacrificio Eucaristico che egli ha donato alla sua Chiesa,
e il suo eterno sacerdozio, per mezzo del quale, assiso alla destra del Padre, egli
non cessa di intercedere per noi, le membra del suo mistico corpo.
Incominciamo
dal sacrificio della Croce. Lo scaturire del sangue di Cristo è la sorgente della
vita della Chiesa. San Giovanni, come sappiamo, vede nell’acqua e nel sangue che sgorgano
dal corpo di nostro Signore la sorgente di quella vita divina che è donata dallo Spirito
Santo e ci viene comunicata nei sacramenti (Gv 19,34; cfr 1 Gv 1,7;5,6-7). La Lettera
agli Ebrei ricava, potremmo dire, le implicazioni liturgiche di questo mistero. Gesù,
attraverso la sua sofferenza e morte, la sua auto-donazione nello Spirito eterno,
è divenuto il nostro sommo sacerdote e “il mediatore di un’alleanza nuova” (9,15).
Queste parole richiamano le stesse parole di nostro Signore nell’Ultima Cena, quando
egli istituì l’Eucarestia come sacramento del suo corpo, donato per noi, e del suo
sangue, il sangue della nuova ed eterna alleanza sparso per la remissione dei peccati
(cfr Mc 14,24; Mt 26,28; Lc 22,20).
Fedele al comando di Cristo “fate
questo in memoria di me” (Lc 22,19), la Chiesa in ogni tempo e luogo celebra l’Eucarestia,
fino a che il Signore ritorni nella gloria, rallegrandosi nella sua presenza sacramentale
e attingendo alla forza del suo sacrificio di salvezza per la redenzione del mondo.
La realtà del sacrificio Eucaristico è sempre stata al cuore della fede cattolica;
messa in discussione nel sedicesimo secolo, essa venne solennemente riaffermata al
Concilio di Trento, nel contesto della nostra giustificazione in Cristo. Qui in Inghilterra,
come sappiamo, molti difesero strenuamente la Messa, sovente a caro prezzo, dando
vita a quella devozione alla Santissima Eucaristia che è stata una caratteristica
del cattolicesimo in queste terre.
Il sacrificio Eucaristico del Corpo
e Sangue di Cristo comprende a sua volta il mistero della passione di nostro Signore
che continua nei membri del suo Corpo mistico, la Chiesa in ogni epoca. Il grande
crocifisso che qui ci sovrasta, ci ricorda che Cristo, nostro eterno sommo sacerdote,
unisce quotidianamente i nostri sacrifici, le nostre sofferenze, i nostri bisogni,
speranze e aspirazioni agli infiniti meriti del suo sacrificio.
Per
lui, con lui ed in lui noi eleviamo i nostri corpi come un sacrificio santo e gradito
a Dio (cfr Rm 12,1). In questo senso siamo presi nella sua eterna oblazione, completando,
come afferma san Paolo, nella nostra carne ciò che manca alle sofferenze di Cristo
a favore del suo corpo, che è la Chiesa (cfr Col 1,24). Nella vita della Chiesa, nelle
sue prove e tribolazioni, Cristo continua, secondo l’incisiva espressione di Pascal,
ad essere in agonia fino alla fine del mondo (Pensées, 553, éd. Brunschvicg).
Vediamo
rappresentato nella forma più eloquente questo aspetto del mistero del prezioso sangue
di Cristo dai martiri di ogni tempo, che hanno bevuto al calice da cui Cristo stesso
ha bevuto, ed il cui sangue, sparso in unione al suo sacrificio, dà nuova vita alla
Chiesa. Ciò è anche riflesso nei nostri fratelli e sorelle nel mondo, che ancora oggi
soffrono discriminazioni e persecuzioni per la loro fede cristiana. Ma è anche presente,
spesso nascosto nelle sofferenze di tutti quei singoli cristiani che quotidianamente
uniscono i loro sacrifici a quelli del Signore per la santificazione della Chiesa
e la redenzione del mondo. Il mio pensiero va in modo particolare a tutti quelli che
sono spiritualmente uniti a questa celebrazione Eucaristica, in particolare i malati,
gli anziani, gli handicappati e coloro che soffrono nella mente e nello spirito.
Qui
penso anche alle immense sofferenze causate dall’abuso dei bambini, specialmente nella
Chiesa e da parte dei suoi ministri. Esprimo soprattutto il mio profondo dolore alle
vittime innocenti di questi inqualificabili crimini, insieme con la speranza che il
potere della grazia di Cristo, il suo sacrificio di riconciliazione, porterà profonda
guarigione e pace alle loro vite. Riconosco anche, con voi, la vergogna e l’umiliazione
che tutti abbiamo sofferto a causa di questi peccati; vi invito a offrirle al Signore
con la fiducia che questo castigo contribuirà alla guarigione delle vittime, alla
purificazione della Chiesa ed al rinnovamento del suo secolare compito di formazione
e cura dei giovani. Esprimo la mia gratitudine per gli sforzi fatti per affrontare
questo problema responsabilmente, e chiedo a tutti voi di mostrare la vostra sollecitudine
per le vittime e la solidarietà verso i vostri sacerdoti.
Cari amici,
ritorniamo alla contemplazione del grande crocifisso che troneggia sopra noi. Le mani
di nostro Signore, stese sulla Croce, ci invitano a contemplare anche la nostra partecipazione
al suo eterno sacerdozio e la responsabilità che abbiamo, in quanto membra del suo
corpo, di portare al mondo in cui viviamo il potere riconciliante del suo sacrificio.
Il Concilio Vaticano II parlò in maniera eloquente dell’indispensabile ruolo del laicato
di portare avanti la missione della Chiesa, attraverso lo sforzo di servire da fermento
del Vangelo nella società, lavorando per l’avanzamento del Regno di Dio nel mondo
(cfr Lumen gentium, 31; Apostolicam actuositatem, 7). Il richiamo del Concilio
ai fedeli laici ad assumere il loro impegno battesimale partecipando alla missione
di Cristo richiama le intuizioni e gli insegnamenti di John Henry Newman. Possano
le profonde idee di questo grande Inglese continuare ad ispirare tutti i seguaci di
Cristo in questa terra a conformare a lui ogni loro pensiero, parola ed azione e a
lavorare strenuamente per difendere quelle immutabili verità morali che, riprese,
illuminate e confermate dal Vangelo, stanno alla base di una società veramente umana,
giusta e libera.
Quanto ha bisogno la società contemporanea di questa
testimonianza! Quanto abbiamo bisogno, nella Chiesa e nella società, di testimoni
della bellezza della santità, testimoni dello splendore della verità, testimoni della
gioia e libertà che nascono da una relazione viva con Cristo! Una delle più grandi
sfide che oggi dobbiamo affrontare è come parlare in maniera convincente della sapienza
e del potere liberante della parola di Dio ad un mondo che troppo spesso vede il Vangelo
come un limite alla libertà umana, invece che come verità che libera le nostre menti
e illumina i nostri sforzi per vivere in modo saggio e buono, sia come individui che
come membri della società.
Preghiamo quindi affinché i cattolici di
questa terra diventino sempre più consapevoli della loro dignità di popolo sacerdotale,
chiamato a consacrare il mondo a Dio mediante una vita di fede e di santità. E possa
questa crescita di zelo apostolico essere accompagnata da un aumento di preghiera
per le vocazioni al sacerdozio ministeriale. Più si sviluppa l’apostolato dei laici,
più urgente viene sentito il bisogno di sacerdoti, e più il laicato approfondisce
la consapevolezza della propria specifica vocazione, più si rende evidente ciò che
è proprio del sacerdote. Possano molti giovani di questa terra trovare la forza di
rispondere alla chiamata del Maestro al sacerdozio ministeriale, offrendo le loro
vite, le loro energie e i loro talenti a Dio, edificando così il suo popolo nell’unità
e nella fedeltà al Vangelo, specialmente attraverso la celebrazione del sacrificio
Eucaristico.
Cari amici, in questa Cattedrale del Preziosissimo Sangue
vi invito ancora una volta a guardare a Cristo, autore e perfezionatore della nostra
fede (cfr Eb 12,2). Vi chiedo di unirvi ancor più pienamente al Signore, partecipando
al suo sacrificio sulla Croce ed offrendogli questo “culto spirituale” (cfr Rm 12,1)
che abbraccia ogni aspetto della nostra vita e si esprime nell’impegno di contribuire
all’avvento del suo Regno. Prego affinché, così facendo, possiate unirvi alle schiere
di credenti della lunga storia cristiana di questa terra nel costruire una società
veramente degna dell’uomo, degna delle più nobili tradizioni della vostra nazione.