Al voto in Afghanistan nonostante le violenze dei talebani
Al via le operazioni di voto in Afghanistan per le legislative. Diversi gli attacchi
dei talebani che hanno provocato almeno una decina di vittime in tutto il Paese. Nonostante
il dilagare della violenza i seggi restano aperti. Sentiamo Eugenio Bonanata:
Oltre
il 90 per cento dei 5 mila e 800 seggi ha aperto i battenti. Massiccio il dispiegamento
di uomini e mezzi per garantire la sicurezza in tutto il territorio nazionale, presidiato
da soldati e polizia locali e da militari dell’ISAF secondo un piano elaborato meticolosamente
in questi mesi, che tuttavia non ha impedito le azioni della guerriglia. Come annunciato
nei giorni scorsi, i talebani hanno attaccato numerosi seggi – 150 hanno fatto sapere
in un comunicato inviato all’agenzia France Presse - proprio per intimorire gli elettori
in nome del loro obiettivo che è quello di boicottare la tornata. Nella zona di Herat
scoperti telecomandi per far esplodere gli ordigni a distanza. Il presidente Karzai,
che ha votato in mattinata a Kabul, parlando di un grande giorno per il Paese, ha
chiesto nuovamente agli afgani di fare altrettanto: di scegliere il proprio candidato
senza pressioni. Non ci sono ancora dati relativi all’affluenza, definita buona. Nonostante
gli attentati e le furiose battaglie in varie parti del Paese – soprattutto nella
zona di Herat - in diversi casi sono segnalate lunghe file ai seggi
che hanno chiuso proprio in questi minuti. Circa 12 milioni gli aventi diritto chiamati
a scegliere tra i 2 mila 500 candidati i 249 deputati della Camera bassa del Parlamento
afgano, nella seconda elezione nel Paese dall’inizio dell’invasione americana nel
2001, che ha portato alla caduta del regime talebano. L’altra minaccia di questo appuntamento
è rappresentata dai brogli, paventati esplicitamente dall’ONU. Non sono mancate le
irregolarità riscontrate dai presidenti di seggio come documenti falsi utilizzati
per introdurre finti osservatori. Diverse persone, poi, sono state sorprese mentre
cercavano di pulirsi l’inchiostro dalle dita al fine di votare nuovamente.
Kashmir Non
si placano le tensioni nel Kashmir indiano scaturite dalla vicenda del rogo del Corano
negli Stati Uniti. L’esercito di Nuova Delhi presidia le strade dopo le manifestazioni
a sfondo separatista di ieri, che, durante scontri con la polizia, hanno provocato
altri tre morti. I giornalisti locali denunciano il “black out” dell'informazione
nella regione.
Onu-Pakistan Nuovo appello dell’ONU per aiutare il
Pakistan sconvolto dalle alluvioni di questa estate che hanno colpito 20 milioni di
persone. Servono 2 miliardi di dollari, ha detto il segretario generale delle Nazioni
Unite Ban Ki-moon. Quadruplicata dunque la richiesta iniziale di 460 milioni di dollari.
Fino ad ora è stato garantito solo l’80 per cento di questa cifra.
Iran-Siria Le
relazioni tra Iran e Siria sono “solide e strategiche”. I due Paesi hanno “lo stesso
punto di vista su tutte le questioni”. Sono parole del presidente iraniano, Ahmadinejad,
giunto oggi a Damasco per un incontro con il collega siriano Al Assad incentrato sulla
situazione nella regione mediorientale. La missione del leader di Teheran prevede
anche uno scalo in Algeria prima di arrivare a New York per l’Assemblea generale delle
Nazioni Unite che si apre lunedì. All’appuntamento, tra gli altri, ci sarà anche il
presidente statunitense Obama.
Medio Oriente Prosegue la pressione
internazionale sul Medio Oriente. In occasione della tappa in Libano e Siria, l’inviato
americano nella regione Mitchell ha incontrato i vertici dei due Paesi nel tentativo
di coinvolgerli nei negoziati diretti tra Israeliani e Palestinesi. Chiesta la collaborazione
di Damasco per evitare il boicottaggio dei colloqui da parte di Hamas. Sul versante
Israeliano – oggi in stato di massima allerta per la ricorrenza ebraica dello Yom
Kippur – si fa sempre più improbabile l’ipotesi di estendere lo stop dell’espansione
degli insediamenti in Cisgiordania, chiesto da Stati Uniti e Unione Europea. La notte
scorsa, infine, tre colpi di mortaio, sparati dalla Striscia di Gaza, sono caduti
sul territorio dello Stato ebraico senza provocare vittime o danni. L’azione è stata
rivendicata da una fazione minore della galassia radicale palestinese.
Mali Offensiva
dell’esercito della Mauritania in Mali contro esponenti di al Qaeda nel Maghreb Islamico,
sospettati di aver rapito venerdì nel vicino Niger un gruppo di 7 lavoratori stranieri
tra cui 5 francesi. Il bilancio è di almeno 12 miliziani uccisi. Secondo fonti militari
mauritane le forze francesi non partecipano alle operazioni, iniziate ieri sera nella
zona di Timbuctù, ma si sono limitate a fornire notizie di intelligence.
Onu-Congo Il
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha nuovamente condannato gli stupri di
massa avvenuti nell’est della Repubblica Democratica del Congo. In una dichiarazione
approvata all’unanimità l’organismo si dice pronto a considerare tutte le misure per
fermare le violenze e chiede al governo di Kinshasa di punire i responsabili di tali
atti.
Grecia In Grecia continua lo sciopero dei camionisti contro
il progetto di privatizzazione del settore previsto dal governo. L’agitazione, giunta
al sesto giorno consecutivo, rischia di compromettere la disponibilità di carburante
nel Paese dove il clima è sempre più teso. Oggi bombe molotov a Salonicco contro la
sede del consolato turco. L’attacco non ha provocato feriti o danni alla struttura.
In queste ore il vicepremier greco Pangalos ha affermato che la Turchia mantiene un
clima artificiale di tensione nell’Egeo e che Ankara continua a rappresentare una
minaccia militare per la Grecia.
Polonia In Polonia liberato il leader
dei ribelli ceceni Zakayev, fermato ieri a Varsavia dove era giunto per il congresso
mondiale del popolo ceceno. Sull’uomo pende un mandato di cattura internazionale emesso
da Mosca, che lo ritiene responsabile di alcuni attentati. Nello stesso tempo, però,
beneficia anche dello status di rifugiato politico in Gran Bretagna. Proprio su questo
si basa la decisione dei giudici polacchi, che rischia di provocare tensioni con la
Russia.
Elezioni in Svezia Elezioni legislative domani in Svezia.
La tornata potrebbe sancire lo storico ingresso in Parlamento dell’estrema destra.
I sondaggi prevedono, infatti, che il partito dei Democratici in Svezia (SD), per
la prima volta nella sua storia, riuscirà a superare la soglia del 4 per cento necessaria
per ottenere l’accesso in Parlamento. La formazione rischia dunque di trovarsi in
una posizione di forza nel futuro assetto di governo anche perché né la coalizione
di centro destra al potere – guidata dal premier uscente Reinfeldt - né i socialdemocratici
di Sahlin sembrano in grado di conquistare una vittoria di maggioranza.
Italia
In Italia nuove tensioni negli schieramenti politici. Il sottosegretario Miccichè
incontra oggi il premier Berlusconi dopo aver annunciato la sua fuoriuscita dal Pdl
e la fondazione del Partito del Popolo siciliano. Sul fronte del PD cresce il timore
di spaccature all’indomani della presentazione di un documento per il rilancio del
partito firmato dall’ex segretario Veltroni. Intanto oggi la pubblicazione sulla Gazzetta
Ufficiale del decreto su Roma capitale approvato ieri dal Consiglio dei ministri.
Lunedì il presidente della Repubblica Napolitano riceverà la cittadinanza onoraria
nell’ambito dei festeggiamenti per i 140 anni della proclamazione di Roma capitale
d’Italia.
Messico Violente piogge in Messico per l’arrivo dell’uragano
Karl, declassato a tempesta tropicale dal Centro nazionale degli uragani degli Stati
Uniti. La protezione civile locale ha riferito che due persone, nel centro del Paese,
sono morte per una frana che ha sepolto la loro abitazione.
Marea Nera Al
via oggi le operazioni per sigillare definitivamente il pozzo di petrolio che ha originato
la marea nera nel Golfo del Messico. I responsabili della BP sono riusciti ad intercettare
la conduttura principale del greggio attraverso un pozzo supplementare, che sarà riempito
di fango misto a cemento. In seguito all’esplosione della piattaforma, avvenuta lo
scorso aprile, sono stati riversati in mare quasi 5 milioni di barili di petrolio
provocando il peggiore disastro ambientale nella storia degli Stati Uniti.
Giappone-Cina
Ancora tensione tra Giappone e Cina. Oggi un centinaio di manifestanti ha
protestato nei pressi dell’ambasciata di Tokyo a Pechino per chiedere la liberazione
del capitano di un peschereccio cinese, arrestato la settimana scorsa dalla guardia
costiera nipponica in una zona di mare contesa tra i due Paesi. (Panoramica internazionale
a cura di Eugenio Bonanata)
Bollettino del Radiogiornale della Radio
Vaticana Anno LIV no. 261
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