Mons. Tomasi: l'acqua non è una merce ma un diritto universale
L’acqua non è una merce o un prodotto di mercato fra tanti, ma una risorsa fondamentale
per la vita umana, alla quale tutti hanno diritto di attingere. Questo è l’insegnamento
della Chiesa cattolica, ribadito ieri dall’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore
permanente della Santa Sede presso l’ufficio Onu di Ginevra, intervenuto ieri alla
15.ma sessione del Consiglio delle Nazioni Unite per i Diritti umani. Il servizio
di Roberta Barbi:
L’accesso
all’acqua potabile: una questione direttamente correlata a diritti umani quali il
diritto alla vita e il diritto alla salute. Su questo tema si è incentrato l’intervento
dell’arcivescovo Silvano Tomasi. “Il pensiero prevalente considera l’acqua come una
merce, il cui prezzo viene stabilito sul principio del profitto – ha evidenziato il
presule – secondo questa linea, dunque, anche le persone più povere dovrebbero pagare
per avere accesso ai 50 litri di acqua potabile che l’Organizzazione Mondiale della
Sanità individua come il minimo indispensabile alla sopravvivenza quotidiana”. Al
giorno d’oggi è ancora lontano l’Obiettivo di sviluppo del Millennio che prevede di
dimezzare entro il 2015 il numero di persone nel mondo che non hanno accesso all’acqua
né a servizi sanitari di base, che ammonta a circa 900 milioni di persone. Alle condizioni
igienico-sanitarie, poi, è direttamente connessa la diffusione di malattie come colera,
tifo e dissenteria, che ogni anno nel mondo si portano via un milione e 800mila bambini
al di sotto dei cinque anni d’età. “La distribuzione dell’acqua dev’essere una responsabilità
pubblica, perché è un bene pubblico – ha concluso mons. Tomasi, ricordando gli insegnamenti
della Chiesa cattolica in merito – senz’acqua, la vita è minacciata. Il diritto ad
avere acqua pulita è universale e inalienabile”.