La comunità cattolica del Kashmir si sente minacciata dall'integralismo islamico
“La polizia è dappertutto: circonda le chiese e le scuole per proteggere i luoghi
cristiani. Quello che è accaduto è molto triste. Siamo molto preoccupati, la comunità
cristiana, sempre pacifica, si sente minacciata. Stiamo pregando”: è quanto dice all’agenzia
Fides mons Celestine Elampassery, vescovo di Jammu e Srinagar, all’indomani delle
proteste e degli attacchi contro i cristiani che lunedì hanno causato 17 morti fra
i manifestanti musulmani in Kashmir. Ieri nel Kashmir indiano la tensione è restata
alta: le autorità hanno decretato il coprifuoco in tutta la vallata, ma parte degli
estremisti ha sfidato le misure restrittive ed è scesa in piazza a Khanpora, nel distretto
di Baramulla. “Non abbiamo avuto danni alle chiese cattoliche; solo la Scuola del
Buon Pastore a Pulwama è stata colpita, nei muri esterni, da bottiglie incendiarie
ma l’edificio è intatto. Ci sentiamo indifesi e impotenti di fronte a questa ondata
di violenza insensata. Non abbiamo nulla contro i fedeli musulmani che rispettiamo
come fratelli, lo abbiamo ripetuto. Ma una minoranza violenta sta alimentando la tensione”,
spiega il vescovo. “Va detto che In Kashmir – aggiunge – la tensione politica cova
sotto la cenere da anni e questa provocazione ha agito da detonatore. La regione è
attraversata da fermenti separatisti e infestata da gruppi militanti armati: anche
il governo indiano, in questa situazione, si mostra molto cauto e prudente, conoscendo
la difficile situazione locale”. “Da parte nostra, speriamo di poter restaurare la
calma e la riconciliazione, attraverso il dialogo e riaffermando che i cristiani rispettano
tutti gli altri credenti”, conclude. Mons. Elampassery ricorda che su 10 milioni di
abitanti del Kashmir indiano, la popolazione cristiana e di circa 25 mila credenti,
di cui 15mila cattolici. La Chiesa è comunque molto impegnata nel sociale: dispone
di scuole di alto livello, frequentate da studenti musulmani e apprezzate dalle autorità
civili, nonché dalle altre comunità religiose. La comunità cattolica si è dimostrata
molto attiva e ha dispiegato le sue energie nell’opera di assistenza umanitaria dopo
le recenti inondazioni che hanno colpito soprattutto la regione del Ladakh e l’area
di Leh. (R.P.)