2010-09-16 14:38:22

La comunità cattolica del Kashmir si sente minacciata dall'integralismo islamico


“La polizia è dappertutto: circonda le chiese e le scuole per proteggere i luoghi cristiani. Quello che è accaduto è molto triste. Siamo molto preoccupati, la comunità cristiana, sempre pacifica, si sente minacciata. Stiamo pregando”: è quanto dice all’agenzia Fides mons Celestine Elampassery, vescovo di Jammu e Srinagar, all’indomani delle proteste e degli attacchi contro i cristiani che lunedì hanno causato 17 morti fra i manifestanti musulmani in Kashmir. Ieri nel Kashmir indiano la tensione è restata alta: le autorità hanno decretato il coprifuoco in tutta la vallata, ma parte degli estremisti ha sfidato le misure restrittive ed è scesa in piazza a Khanpora, nel distretto di Baramulla. “Non abbiamo avuto danni alle chiese cattoliche; solo la Scuola del Buon Pastore a Pulwama è stata colpita, nei muri esterni, da bottiglie incendiarie ma l’edificio è intatto. Ci sentiamo indifesi e impotenti di fronte a questa ondata di violenza insensata. Non abbiamo nulla contro i fedeli musulmani che rispettiamo come fratelli, lo abbiamo ripetuto. Ma una minoranza violenta sta alimentando la tensione”, spiega il vescovo. “Va detto che In Kashmir – aggiunge – la tensione politica cova sotto la cenere da anni e questa provocazione ha agito da detonatore. La regione è attraversata da fermenti separatisti e infestata da gruppi militanti armati: anche il governo indiano, in questa situazione, si mostra molto cauto e prudente, conoscendo la difficile situazione locale”. “Da parte nostra, speriamo di poter restaurare la calma e la riconciliazione, attraverso il dialogo e riaffermando che i cristiani rispettano tutti gli altri credenti”, conclude. Mons. Elampassery ricorda che su 10 milioni di abitanti del Kashmir indiano, la popolazione cristiana e di circa 25 mila credenti, di cui 15mila cattolici. La Chiesa è comunque molto impegnata nel sociale: dispone di scuole di alto livello, frequentate da studenti musulmani e apprezzate dalle autorità civili, nonché dalle altre comunità religiose. La comunità cattolica si è dimostrata molto attiva e ha dispiegato le sue energie nell’opera di assistenza umanitaria dopo le recenti inondazioni che hanno colpito soprattutto la regione del Ladakh e l’area di Leh. (R.P.)







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