Allarme delle Ong in Pakistan per il ruolo crescente degli integralisti nei soccorsi
Mentre la macchina degli aiuti umanitari arranca, gruppi islamisti radicali prendono
piede e trovano sempre maggiore spazio nella operazioni di assistenza agli sfollati:
è l’allarme giunto all’agenzia Fides dal mondo delle Ong, da volontari e leader cattolici,
nonché dalle istituzioni civili pakistane. Mentre le piogge e inondazioni continuano
nel Sud del paese, e il governo è in difficoltà, “i gruppi islamici vanno a riempire
il vuoto lasciato dalle istituzioni. I campi organizzati dal governo e gestiti dalla
protezione civile non riesono ad accogliere tutti gli sfollati. Una buona parte del
lavoro lo fanno le agenzie internazionali e le Ong private. In tale contesto si infiltrano
anche organizzazioni caritative diretta espressione di gruppi islamisti radicali,
che usano una diversa denominazione”, spiega un membro della “Commissione per i Diritti
umani del Pakistan”, nota Ong pakistana. “Vi sono ancora milioni di persone esposte
a fame e malnutrizione”, ha detto ieri Valerie Amos inviato speciale dell’Onu in Pakistan.
A sette settimane dall’inizio della tragedia, crescono nella società civile, nella
politica e nell’opinione pubblica i timori che i gruppi radicali islamici utilizzino
l’assistenza umanitaria per conquistare consenso e reclutare nuovi volontari. Secondo
l’Institute for Conflict Management (Icf), think tank specializzato sull’Asia meridionale,
sono attive sul terreno anche formazioni dichiarate illegali a livello internazionale:
“Gruppi militanti come Harkat-ul-Jihad-al-Islami (HuJI), Jaish-e-Mohammad (JeM), Harkat-ul-Mujahideen
(HUM), Jama’at-ud-Da’awa (Jud), Lashkar-e-Toiba (LeT), e formazioni islamiste radicali
come Jamaat-e-Islami (JeI), stanno traendo vantaggio dalla situazione delle inondazioni,
raccogliendo denaro da destinare agli alluvionati”. Gli aiuti dai Paesi musulmani
e dai fedeli musulmani in tutto il mondo si sono moltiplicati nel mese del Ramadan,
attraverso il meccanismo della “Zakah”, l’elemosina obbligatoria che ogni musulmano
è tenuto a versare, soprattutto alla fine del Ramadan (la “Zakat al-Fitr”), offerta
destinata alle persone bisognose. L’Organizzazione della Conferenza Islamica (Oic),
formata da 57 Paesi musulmani, ha annunciato aiuti per oltre un miliardo di dollari
provenienti per la maggior parte da paesi come Arabia Saudita, Turchia , Kuwait, Emirati
Arabi e Qatar, senza specificare se tali aiuti passeranno attraverso il governo pakistano
o organizzazioni indipendenti. Il Primo Ministro Yousuf Raza Gilani ha criticato apertamente
le donazioni compiute a Ong private. D’altro canto, membri dell’associazione musulmana
“Falah Insaniat Foundation”, molto attiva nel soccorso agli sfollati su tutto il territorio
– diretta espressione della “Jamaat au-Dawa” – dichiarano apertamente alla stampa:
“La gente si fida più di noi che del governo”. Molti osservatori sottolineano che
organizzazioni islamiche, legali o illegali, stanno lavorando con grande efficacia.
“Per contrastare l’estremismo islamico, urge una azione umanitaria comprensiva e coordinata
fra Stato, agenzia internazionali, e Ong, per lasciare poco spazio a questo opportunismo”,
dicono a Fides volontari cattolici impegnati sul terreno. (R.P.)