Al vertice europeo a Bruxelles anche la questione delle espulsioni dei rom dalla Francia
E' in corso a Bruxelles il vertice dei capi di Stato e di governo europei chiamati
a discutere di vigilanza finanziaria anti speculazione. Per le questioni del debito
e delle sanzioni per i Paesi che violano le regole del Patto di stabilità e di crescita
i 27 sembrano orientati però a rinviare ogni decisione al Consiglio di fine ottobre.
Il presidente francese Nicolas Sarkozy - dopo il confronto a distanza con la commissaria
Ue alla Giustizia, Viviane Reding - ha intanto annunciato che spiegherà il comportamento
della Francia a proposito delle espulsioni dei rom, anche se la questione non fa ufficialmente
parte dell'ordine del giorno. L’Ue ha già deciso una procedura di infrazione contro
Parigi; la presidenza belga di turno ha chiesto che la Commissione europea vigili
sul rispetto da parte della Francia delle regole comunitarie; mentre il presidente
dell'Europarlamento Jerzy Buzek ha ricordato che “in politica usare un linguaggio
più moderato è più utile”. Per un commento, ascoltiamo Domenico Quirico, corrispondente
da Parigi del quotidiano La Stampa, intervistato da Giada Aquilino:
R. - Dal
punto di vista legalistico, la Francia sostiene che non c’è infrazione perché le espulsioni
dei rom non riguardano i rom in modo particolare, cioè non colpiscono un gruppo, una
minoranza in quanto tale, ma quei rom che infrangono delle norme della legge francese,
quindi in questo caso non esiste una componente “razzistica”, per usare una parola
un po’ grossa ma che rende abbastanza l’idea della materia di cui stiamo parlando.
Questa è la difesa francese, che viene contraddetta da una circolare - quella che
ha provocato l’indignazione della Commissione europea - in cui i rom venivano indicati
specificamente come oggetto delle misure che dovevano essere adottate dai prefetti.
Poi, c’è una strategia probabilmente politica più vasta; l’idea dell’Unione Europea
che ha Sarkozy e che ha anche la maggioranza dei francesi: sostanzialmente i “grandi”
- Francia e Germania - sono intoccabili in Europa.
D. - Dagli Stati
Uniti è giunto l’invito a rispettare i diritti dei rom. Quindi, si prospetta un allargamento
della polemica?
R. - La polemica si è già notevolmente allargata. Non
ricordo la Francia - forse dai tempi della guerra d’Algeria - trovarsi in una posizione
così isolata nel contesto internazionale, in un momento in cui era riuscita a ritrovare
una forma di dialogo con gli Stati Uniti dopo la vicenda irachena e in cui la presidenza
europea di Sarkozy era stata considerata sostanzialmente un successo. Non dimentichiamo
che Sarkozy tra due mesi prenderà la presidenza del G8 e del G20.
D.
- Questo è un momento particolare, in Francia, anche per la questione del burqa, del
tutto aperta: come viene affrontata dalla gente?
R. – Sarkozy ha cercato
di guadagnare un elettorato di estrema destra che è sensibile a questi temi. Dall’altro
lato, ha cercato di ricuperare quella Francia profondamente, intimamente laicista
che è un po’ il filo conduttore della storia di questo Paese nell’ultimo secolo. C’è
una sorta di “estremismo” della laicità che è un male che la Francia spesso si porta
dietro e che non tiene conto della realtà, molto più complessa, che questo Paese ha
assunto negli ultimi anni. Ci sono sei milioni di musulmani: direi che il rapporto
con questa comunità è il grande problema irrisolto del Paese.
D. - Altro
motivo di dibattito in queste ore è la riforma delle pensioni: c’è stata bagarre al
Parlamento francese, migliaia di persone sono scese in piazza. Si prevedono altre
contestazioni?
R. - E’ già prevista dai sindacati una nuova sfida in
piazza per il 23 settembre, quando la legge arriverà per l’approvazione anche al Senato,
quindi percorrendo tutto il suo circuito legislativo.