2010-09-15 15:50:04

Nuova denuncia: cristiani e indù discriminati nella distribuzione degli aiuti in Pakistan


Proseguono le discriminazioni nella distribuzione degli aiuti in Pakistan dopo le alluvioni del mese scorso. A denunciarlo, all’agenzia Fides, il segretario della commissione “Giustizia e Pace” dei vescovi pakistani, Peter Jacob, che in questi giorni sta raccogliendo notizie e testimonianze sulla gestione dei soccorsi. Il rappresentante cattolico ha anche chiesto che “il governo lo ammetta ufficialmente, che pronunci chiare parole di condanna e metta in atto una strategia per evitarle”. Anche mons. Lawrence Saldhana a capo della Commissione e presidente della Conferenza Episcopale locale, ha affermato, sempre all’Agenzia Fides, di aver “ricevuto numerose segnalazioni e testimonianze dirette sulla discriminazione a danno delle minoranze. Anche la stampa ne sta parlando. E’ un fatto che ci scuote e ci preoccupa”. Nonostante i recenti dinieghi del ministro federale per le Minoranze religiose, Shahbaz Bhatti, Jacob parla di “fatti innegabili” basati su testimonianze oculari, denunciando che “gli sfollati si riuniscono per comunità e spesso gli aiuti sono selettivi”. “L’esercito, soprattutto nella prima fase dei soccorsi – prosegue Jacob – ha svolto un buon lavoro, aiutando tutti indistintamente. Oggi gli aiuti ufficiali arrivano solo nei campi profughi già organizzati, mentre – spiega ancora - migliaia di profughi, soprattutto i poveri delle aree rurali, nelle aree remote, non vengono raggiunti da alcuna assistenza”. Fra questi poveri vi sono le minoranze cristiane e indù, che soffrono doppiamente. Sul fenomeno della deviazione delle acque, compiuta da alcuni latifondisti ai danni di villaggi poveri delle aree rurali – spesso appartenenti alle minoranze religiose – dopo i numerosi casi segnalati dalle Organizzazioni non governative, Shahbaz Sharif, Primo Ministro del Punjab, ha annunciato di aver istituito un’apposita commissione giuridica che dovrà svolgere una accurata inchiesta, almeno per gli episodi avvenuti nella provincia del Punjab. Intanto si moltiplicano le testimonianze di missionari in merito alla discriminazione sulla gestione degli aiuti. “Continuiamo a vedere e ricevere notizie sulla discriminazione nella gestione degli aiuti umanitari, a danno di indù e cristiani delle classi sociali più basse: sono poveri delle aree rurali, persone già normalmente disprezzate, che oggi non sono nemmeno degnate di uno sguardo”, racconta alla Fides padre Robert McCulloch, missionario di San Colombano a Hyderabad, nel Sindh. Nella provincia, date le piogge e la piena del lago Manchhar, si registrano oggi nuove, forti inondazioni nei distretti di Dadu and Jamshoro, che hanno causato lo sfollamento di almeno 25 villaggi. Conferme sulle discriminazioni giungono anche da esponenti musulmani della società civile pakistana: Junaid Khanzada, intellettuale e giornalista musulmano, ex presidente dell’Associazione della Stampa di Hyderabad, dice a Fides che “funzionari governativi e alcune organizzazioni fondamentaliste islamiche ignorano deliberatamente i bisogni dei tribali nel Sindh: sono cristiani e indù delle classi sociali più basse, in Pakistan classificati come appartenenti alle “scheduled castes”, in India chiamati dalit”. Secondo Khanzada, “in molti casi la religione, piuttosto che l’effettiva necessità, è divenuta il criterio per dare aiuto”. Ishaq Pangrio, intellettuale musulmano di Hyderabad, membro della “Commissione per i Diritti Umani del Pakistan”, nota Ong pakistana, dice di essere “scioccato e allarmato per la discriminazione nella distribuzione del cibo ai profughi”, vista con i propri occhi nell’area di Jati”. James Francis, cattolico, Amministratore dell’Ospedale di Sant’Elisabetta a Hyderabad, che guida una équipe di medici e infermieri, fra cristiani e musulmani, che ogni giorno visita 2 o 3 campi profughi, afferma infine che “i campi sono rigidamente separati e quelli delle minoranze religiose cristiane e indù, di gente delle classi sociali più basse, sono evidentemente penalizzati. Urgono interventi per porre fine a queste ingiustizie”: (E. B)







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