Festa dell'Esaltazione della Croce. Il commento di p. Francesco Cordeschi: la croce
è la 'password' per entrare in un mondo nuovo
La Chiesa celebra oggi la festa dell’Esaltazione della Croce. Quello che un tempo
era uno strumento di supplizio per i cristiani è l’albero della vita, perché è il
segno della gloria di Cristo, che attraverso la sofferenza ha vinto la morte. Ma la
Croce è da intendere anche come quel distacco dalla terra del peccato che consente
di trascendere verso l’alto, di elevarsi a Dio; ed è inoltre espressione dell’amore
di Dio per l’uomo, come spiega al microfono di Tiziana Campisi padre passionista
Francesco Cordeschi:
R. - E’
l’esaltazione dell’amore immenso di Gesù, che dà la vita per far conoscere l’amore
misericordioso del Padre. La Croce è, quindi, espressione di Dio all’uomo. Non è soltanto
sofferenza, è prendere coscienza che Dio ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio
per noi. C’è nel Vangelo di Giovanni, nel capitolo 12, il brano bellissimo che racconta
del momento in cui Gesù, mentre pregava, si chiedeva come affrontare la sua ora e
diceva: “Che devo fare? Accetto quest’ora o ci rinuncio?”. E dice poi al Padre: “Sia
fatta la tua volontà”. Venne allora la voce dal cielo che disse: “L’ho glorificato
e di nuovo lo glorificherò”. Quindi, l’esaltazione della Croce, la glorificazione
della Croce, non è altro che prendere coscienza di un amore grande del Padre che si
è donato all’uomo.
D. - Perché oggi c’è la tendenza,
invece, a rifiutare la Croce, il dolore, la sofferenza?
R.
- Perché purtroppo abbiamo fatto passare la Croce soltanto come sofferenza. La Croce
non è altro, invece, che la volontà di Dio che viene proposta all’uomo. “Tu sarai
felice, se farai la volontà del Padre”: è il Figlio di Dio che fa felice l’uomo. La
Croce, quindi, non è soltanto sofferenza, ma è tutto il quotidiano accettato per amore
del Signore. In altre parole, noi ci vantiamo della Croce del Signore - come dice
San Paolo - perché la Croce è il metodo che Gesù ci ha insegnato. E’ il metodo, è
la 'password' per entrare in un mondo nuovo. Oggi la cultura predominante ha ridotto
la Croce soltanto a sofferenza, a dolore. La Croce è una cosa molto più ampia. Certo
la vita è camminare in salita, ma è anche piena di tante gioie.
D.
- Lei si occupa di pastorale giovanile. Come vedono oggi i giovani la Croce di Cristo?
R.
- I giovani di oggi purtroppo non hanno il sentore che la vita sia camminare in salita.
Io credo che il modo migliore sia quello di dargli un esempio continuo e concreto.
Dobbiamo cominciare noi adulti a far vedere che la vita adulta e la vita matura è
quando l’uomo è capace di generare, quando l’uomo è capace di perdere, per amore,
se stesso.
D. - Ci vuole proporre una riflessione per
questa giornata che ci invita a guardare alla Croce?
R.
- Penso che la riflessione più bella sia l’immagine della Madonna che stava sotto
la Croce. Stare sotto la Croce non vuol dire avere paura della Croce, ma avere la
consapevolezza che abbracciare la volontà di Dio ogni giorno ci fa generare, ci fa
portare in un mondo nuovo una speranza nuova. Invece di fuggire, bisogna stare con
Maria nella Chiesa, in questa Chiesa, per testimoniare l’amore del Padre.