Il patriarca latino di Gerusalemme torna ad invocare la pace in Terra Santa
“Abbiamo bisogno di pace. In questo conflitto geo-politico siamo tutti coinvolti.
Quelli che subiscono le conseguenze sono le persone, i bambini, le mamme, i giovani,
la gente della Terra Santa. Molti innocenti hanno sofferto e molti continuano a soffrire”.
Da Miecheów, in Polonia, dove sta partecipando alle “Giornate di Gerusalemme”, - riferisce
l'agenzia Sir - il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, è tornato ad invocare
la pace per la Terra Santa e la fine del conflitto pluridecennale. “Viviamo in una
situazione molto complessa, ogni qualvolta la pace sembra essere vicina, succede sempre
qualcosa che allontana questa meta dal nostro sguardo” ha detto il patriarca che ha
voluto ricordare “la guerra silenziosa” di Israele nei confronti della popolazione
palestinese e riassunta 2 punti: “oggi più di 400.000 Israeliani si trovano a vivere
ad est della ‘linea verde’, cioè al di fuori dei territori israeliani secondo la divisione
del 1949; la demografia di Gerusalemme sta cambiando rapidamente, minacciando un attento
equilibrio di spazio sacro”. Ciò significa che “le abitazioni per gli ebrei sono sempre
di più, mentre quelle per gli arabi palestinesi sempre di meno, ovvero, vengono letteralmente
demolite con le ruspe a Gerusalemme Est”. Ma ciò che è più inquietante, ha affermato
Twal, “è il fatto che si stia distruggendo la speranza. Un'intera generazione di israeliani
e palestinesi è nata e cresciuta sperimentando violenza, occupazione, separazione
e odio, facendo diventare sempre più difficile, da entrambe le parti, un futuro di
convivenza, più facile demonizzare gli altri; più difficile perdonare”. “Per ottenere
la pace ci vuole il coinvolgimento di tutti e la mediazione della comunità internazionale.
Benedetto XVI lo ha sottolineato ripetutamente: la Terra Santa non potrà mai essere
proprietà esclusiva di un solo popolo, essendo patrimonio religioso e culturale del
mondo intero. L’unica soluzione al conflitto è quella che riconosce la dignità intrinseca
e fondamentale di tutte le persone che vivono in questa terra, israeliani e palestinesi,
cristiani, ebrei e musulmani”. (R.P.)