Assegnati i premi cattolici al Festival del cinema di Venezia
In attesa della premiazione ufficiale della 67.ma Mostra del Cinema di Venezia, che
avverrà questa sera nel corso della cerimonia in Sala Grande al Lido, sono stati assegnati
i riconoscimenti da parte delle giurie di ispirazione cattolica. Il servizio di Luca
Pellegrini:
Le Giurie
di orientamento cattolico hanno lavorato con entusiasmo anche quest’anno a Venezia,
valutando i 24 film proiettati in concorso e alcuni della sezione “Orizzonti”. Nel
panorama complessivo, senza che siano apparsi capolavori e sorprese, non sono mancati
titoli che hanno suscitato riflessioni profonde, soprattutto guardando, nei modi più
diversi, al nostro passato più o meno recente, alla storia dell’uomo e dell’umanità
e al suo inserimento nel flusso dei tempi e dei fatti. Il “Premio Signis”, che raggruppa
esperti e critici legati al mondo della comunicazione cattolica e provenienti da diverse
aree geografiche e culturali, ha espresso un giudizio singolare, dando il riconoscimento
al film “Il sentiero di Meek” della regista americana Kelly Reichardt. Ecco le motivazioni,
spiegate da Valerio Sammarco:
“Un antiwestern che
inquadra l’epopea di alcuni pionieri americani, affidando la speranza di un futuro
migliore al confronto con l’altro. La giuria poi decide di assegnare una menzione
anche a Silent Souls di Aleksei Fedorchenko perché mostra in modo poetico come l’amore
possa superare la morte e l’importanza di rituali e tradizioni di fronte alle sfide
esistenziali. Il giudizio è stato dato sia da un punto di vista cinematografico, quindi
per la resa proprio estetica dei due film in questione, ma soprattutto per i messaggi
che vengono proposti mai in maniera banale e mai in maniera artificiale”.
La
“Navicella Venezia Cinema”, il premio legato alla Fondazione Ente dello Spettacolo
e alla Rivista del Cinematografo, con la giuria preseduta da mons. Dario Edoardo Viganò,
ha espresso un giudizio unanime, premiando il doloroso e profondo “Il fossato” del
regista cinese Wang Bing. Marina Sanna ne spiega le ragioni.
“Abbiamo
scelto all’unanimità e in pochissimo tempo. Eravamo tutti d’accordo perché è uno dei
film più importanti che si sono visti in concorso alla Mostra. C’è una ragione, non
solo per il coraggio di questo giovane regista alla sua opera prima - sia politica
che cinematografica - perché è un film molto duro che non risparmia nulla allo spettatore
ma non cade in nessun cliché, né autocompiacimento per quanto riguarda la messa in
scena. Storicamente racconta una delle pagine più buie del regime cinese”.
Il
“Premio Gianni Astrei – Pro Life” ha assegnato il suo riconoscimento a “L’amore buio”
del regista napoletano Antonio Capuano. Una decisione presa all’unanimità per le ragioni
che il Preidente di giuria, Andrea Piersanti, conferma ai nostri
microfoni:
“Il film è interessante, intenso, a tratti duro, però esprime
un grande amore per la vita. Parla di due giovani, di due diciottenni divisi da un
brutto fatto di violenza e che poi alla fine riescono ad elaborare questo lutto ad
avere una maggiore consapevolezza di ciò che è successo e a ritrovare la felicità
e l’armonia e soprattutto l’amore per la vita”.
Infine, Paolo
Mereghetti, presidente della Giuria del Premio intestato al Padre gesuita
Nazzareno Taddei, ha invece, annunciato l’attribuzione del loro riconoscimento al
bellissimo e inaspettato film “Anime silenziose”, del regista russo Aleksei Fedorchenko.
Motivazione che Mereghetti così descrive:
“Perché ha saputo raccontare
l’odissea e il confronto di due uomini con la morte e soprattutto con la tradizione
che sta scomparendo, quella della etnia tribale Merya di cui i due uomini fanno parte
e l’ha saputo fare con un linguaggio inventivo nuovo e assolutamente pieno di poesia”.