2010-09-11 08:20:48

Afghanistan: Karzai esorta il Mullah Omar al dialogo


In Afghanistan si parla in queste ore di dialogo. La proposta è del presidente Karzai, che invita il leader dei ribelli talebani, Mullah Omar, a sedersi al tavolo dei colloqui di pace. Di questa possibilità Giancarlo La Vella ha parlato con Simona Lanzoni, responsabile dei progetti in Afghanistan della Fondazione Pangea Onlus: RealAudioMP3
R. - Sembra essere l’unica via d’uscita malgrado tutto il lavoro che comunque si è cercato di fare per controbilanciare tutta la questione dei diritti umani. Non è la prima volta che Karzai cerca di rilanciare il dialogo coni talebani. Ci sono state anche grosse trattative con Hekmatyar che è sempre legato al Pakistan e a tutta questa parte oscura che lega in maniera stretta il Pakistan all’Afghanistan. Quindi credo che sia una cosa che prenderà sempre più corpo a detrimento di tutto quello che sono i diritti e quello che è il benessere per la popolazione afghana.

D. – Un dialogo, secondo te, possibile viste le differenze ideologiche così nette tra le parti?

R. – Sì, anche perché Karzai sa benissimo che non si può più sganciare da questa visione. Gli americani dicono che se ne vanno. Comunque le relazioni con la Nato, presente attualmente in Afghanistan, si stanno sempre più deteriorando e non si vedono alternative reali a possibilità di una vera costruzione di un Paese pacifico che rispetti dei diritti.

D. - Voi da anni operate sul terreno afgano con i vostri progetti. Vogliamo ricordare quello che è stato solo qualche anno fa il regime dei talebani?
R. – I talebani, che hanno governato l’Afghanistan dal ’96 al 2001, hanno fatto le atrocità peggiori sulla popolazione; uomini, donne e bambini, in particolare verso le donne, dal taglio dei seni al fatto di obbligare le donne a vivere solo e soltanto dentro casa e a non poter accedere a cure mediche. Quindi, hanno realmente distrutto ulteriormente quello che era già una popolazione rovinata dalla guerra civile delle varie etnie che si era svolta all’inizio degli anni ’90. L’idea è appunto che i talebani possano ritornare. A me ciò terrorizza, come terrorizza tutte quelle organizzazioni umanitarie che hanno lavorato in Afghanistan, come Fondazione Pangea, in questi anni. Il nostro progetto continua e questa è anche una motivazione per farlo continuare ancora di più, perché possa realmente aiutare le persone al di là del governo che avranno.







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