2010-09-10 10:26:41

L'arcivescovo di New York: contro la Bibbia il rogo del Corano


Gli Stati Uniti si apprestano a commemorare le vittime dell’attacco terroristico dell’11 settembre 2001. Un’occasione di preghiera e riconciliazione secondo l’arcivescovo di New York, Timothy Dolan. Intervistato da Alessandro Gisotti, il presule americano critica duramente la proposta della Giornata del rogo del Corano:RealAudioMP3

R. - Questo non è buono! Questo è contro la Bibbia, questo è contro la pura religione e la pura fede.

D. - Bruciare il Corano è un atto di violenza e un atto di divisione in un giorno di memoria e di riconciliazione…

R. - Sì e specialmente qui a New York. L’11 settembre rappresenta un giorno di memoria per tutti, per i cattolici, per i musulmani, per gli ebrei. Noi ci ritroviamo insieme per un evento che ormai è quasi una solennità a New York. E’ una festa di preghiera, è una festa di pace e di giustizia. Tutta la città di New York è riunita per ricordare tutte le persone che sono morte nell’attacco dell’11 settembre. Non è una giornata contro nessuno, non è contro gli islamici: in questo momento noi siamo uniti e siamo uniti come figli di Dio. L’11 settembre qui a New York rappresenta un ponte tra le religioni.

D. - Si dice che New York non dorma mai. Ricorrenze come queste possano aiutare a raccogliersi, a riscoprire i valori importanti della loro vita?

R. - E’ molto importante per noi, qui a New York, e la nostra Cattedrale di San Patrizio durante tutte le Messe per l’11 settembre è piena. Il prossimo sabato, 11 settembre, io andrò a Staten Island e il parroco farà una celebrazione, perché molte delle vittime dell’attacco dell’11 settembre appartenevano proprio alla sua parrocchia. Tutta la parrocchia si ritrova insieme e questa è un’occasione di preghiera. Tutti saranno uniti in questa giornata. Non è una giornata di odio, ma è una giornata di amore, di fede, di speranza e di preghiera.

D. - Mons. Dolan, le reazioni al progetto della moschea vicino Ground Zero dimostrano - certo - che l’11 settembre è una ferita ancora aperta per molti americani e soprattutto per i newyorkesi…

R. - La ferita è sempre aperta, purtroppo, ma almeno tutti sono in dialogo. Ci sono tanti valori: qui in America c’è il valore della libertà religiosa e c’è una grande tradizione di ospitalità, specialmente nei riguardi di tutti gli immigrati. Questo è un valore americano, questo è un valore cattolico, questo è un valore della nostra Chiesa. Certo, c’è ancora molto dolore e la gente, specialmente qui a New York, specialmente coloro che hanno perso membri della famiglia, dice: “Abbiamo molto rispetto della comunità islamica, ma per favore, abbiamo bisogno di un po’ di pazienza, di tempo. Forse avere questo tempio troppo vicino alle Twin Tower rappresenta una decisione troppo rapida, proprio perché la ferita è ancora aperta. Abbiamo ancora bisogno di tempo per curare questa ferita, perché questo luogo è per noi quasi una “nuova Lourdes” in America, perché ci sono tante lacrime ed è per noi un luogo di preghiera, un luogo per sperare nel futuro, per immaginare quando non ci sarà più guerra e violenza.








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