Fiat Mirafiori. Il cardinale Poletto: accordi condivisi che non mortifichino nessuno
Nei giorni scorsi l’arcivescovo di Torino, il cardinale Severino Poletto, ha
incontrato i vertici della Fiat e i sindacati per discutere del futuro dello stabilimento
di Mirafiori. Da sempre, infatti, la Chiesa torinese riserva attenzione al mondo del
lavoro, soprattutto in questo momento di crisi in cui il Piemonte continua a subire
processi di ristrutturazione industriale. Alessandro Guarasci ha intervistato
lo stesso cardinale Poletto.
R. – Mirafiori,
mi è stato garantito, non viene assolutamente dimenticata o ridimensionata. Il problema,
però, è quello di guardare alla situazione mondiale, alla concorrenza, perché se non
c’è la capacità, la forza di essere competitivi, non si vendono auto. Bisogna che
ci sia un dialogo costruttivo e più collaborativo per il “governo delle fabbriche”,
loro lo chiamano così: la fabbrica deve essere governata, ma non dal padrone scartando
gli altri ma insieme ai sindacati e agli operai. L’auspicio è che si possano trovare
accordi condivisi che non mortifichino nessuno, che non cancellino diritti acquisiti,
come la libertà di sciopero, ma che ci sia la coscienza che la sfida è mondiale.
D.
– Dunque, riproporre anche il valore sociale dell’impresa?
R. – Non
solo. Loro investono perché credono al valore sociale dell’impresa. Marchionne è fiducioso
che nei primi mesi del 2011 ci sarà la ripresa delle vendite. Allora, incontrando
i sindacati, ho dato questo messaggio. Soprattutto, ho dato alle tre sigle – Cigl,
Cisl e Uil - il messaggio che bisogna che si mettano d’accordo, che vadano uniti.
D.
– Lei in questo momento è fiducioso o vede che ancora in qualche modo c’è una guerra
di posizione in atto?
R. – No. Io sono fiducioso perché loro hanno un
progetto di mettere grandi investimenti: se mettono grandi investimenti rischiano
e, quindi, sanno di farlo con la prospettiva che la cosa vada bene. John Elkan, che
è l’ingegnere presidente della Fiat, mi ha detto: “La cosa è fattibile e, quindi,
è esistente. Il progetto è in piedi ed è fattibile. Ma ciascuno si prenda le sue responsabilità,
perché noi abbiamo la volontà di attuarlo, ma naturalmente attendiamo collaborazioni”.
Questo non vuol dire diventare sottomessi ai padroni ma diventare corresponsabili,
diventare collaborativi nei punti di contratto - che io non conosco - ma indubbiamenteloro desiderano fare il contratto con i sindacati e possibilmente con tutti.