Benedetto XVI ai vescovi del Brasile: la fede di tanti è incerta, serve evangelizzazione
che faccia incontrare il Cristo vivo
Il “dialogo tra i cristiani è un imperativo del nostro tempo e un’opzione irreversibile
della Chiesa”. Questa affermazione di Benedetto XVI, espressa davanti al gruppo di
presuli brasiliani della Regione Nordeste 3, ricevuti questa mattina a conclusione
della loro visita ad Limina, è la sintesi del discorso pronunciato dal Papa
nella Sala degli Svizzeri del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo. Un discorso che
ha affrontato il problema della scristianizzazione della società brasiliana e della
necessità di rievangelizzarla. Il servizio di Alessandro De Carolis:
“Cinque secoli
fa, è stata celebrata la prima Messa in Brasile proprio nella vostra regione”, nata
“sotto la protezione della Santa Croce”. Inizia così Benedetto XVI il suo discorso
ai presuli del Nordeste 3, area che comprende circa 16 milioni di persone. Ma la luce
di quel ricordo beneaugurante si affievolisce quando, con la consueta schiettezza,
il Papa fa i conti con la realtà attuale di una popolazione plasmata, sì, dai “valori
della fede cattolica”, ma oggi sempre meno propensa a considerarli una guida e uno
stile di vita:
“Hoje se observa uma crescente influência… Oggi
si osserva una crescente influenza di nuovi elementi nella società, che fino a pochi
decenni fa vi erano praticamente estranei. Questo provoca un costante abbandono da
parte di molti cattolici della vita ecclesiale o addirittura della Chiesa stessa,
mentre nel panorama religioso del Brasile si assiste alla rapida espansione delle
comunità evangeliche e neo-pentecostali”.
Da qui, è partita un’articolata
analisi del Pontefice circa i motivi che stanno, ha notato, “alla radice del
successo di questi gruppi”, i quali rispondono alla “diffusa sete di Dio” dei brasiliani.
Ma tale successo, ha osservato il Papa con acume critico, è anche l’indicatore
“di una evangelizzazione, a livello personale, a volte superficiale”:
“De
fato, os batizados não sufficientemente… Di fatto, i battezzati non
sufficientemente evangelizzati sono facilmente influenzabili perché possiedono una
fede fragile e spesso basata su un devozionismo ingenuo, e tuttavia, come ho detto,
conservano una religiosità innata. Dato questo quadro emerge, in primo luogo, l'evidente
necessità che la Chiesa cattolica in Brasile si impegni in una nuova evangelizzazione
che non risparmi sforzi alla ricerca dei cattolici che si sono allontanati come pure
di quelle persone che conoscono poco o nulla del messaggio evangelico, e li porti
a un incontro personale con Gesù Cristo vivo e operante nella sua Chiesa”.
Ancora,
la diffusione di quelli che Benedetto XVI definisce “nuovi gruppi che si dicono seguaci
di Cristo”, talvolta caratterizzati – ha detto – “da un proselitismo aggressivo”,
pone un’altra questione, quella di stabilire un “sano dialogo ecumenico nella verità”
che porti chiarezza in un panorama “diversificato e confuso”. Tale dialogo, ha spiegato
il Papa, assolve anzitutto al comando di Cristo che tutti i cristiani “siano uno”,
mentre “la mancanza di unità, ha soggiunto, è causa di scandalo”. E poi perché,
in ultima analisi, la mancanza di unità “mina la credibilità” del messaggio cristiano
annunciato nella società, mentre oggi tale proclamazione, ha indicato il Pontefice
prendendo spunto dalle relazioni fatte dai vescovi, “è forse ancora più necessaria
rispetto ad alcuni anni fa”, visto che “anche nei piccoli centri in Brasile, vi è
una crescente influenza negativa del relativismo nella vita intellettuale e morale
delle persone”. In sostanza, sottolinea Benedetto XVI:
“Não são poucos
obstáculos que a busca… Non sono pochi gli ostacoli che pone la ricerca
dell'unità dei cristiani. In primo luogo, dobbiamo rifiutare una visione erronea dell'ecumenismo
che induce a una certa indifferenza dottrinale e porta a livellare, in un irenismo
acritico, tutte le ‘opinioni’ in una sorta di relativismo ecclesiologico”.
Gli
strumenti per incidere in questo tessuto, ha insistito il Pontefice ricordando
quanto espresso nel viaggio in Brasile del 2007, sono quelli di “una
buona formazione storica e dottrinale” e la definizione di un “terreno comune”, ovvero
quello della “difesa dei valori morali fondamentali trasmessi dalla tradizione biblica”.
Su questa via, il Papa ha incoraggiato le iniziative in corso: il dialogo con le Chiese
e Comunità ecclesiali appartenenti al Consiglio Nazionale delle Chiese Cristiane,
o la Campagna di Fraternità Ecumenica per la promozione dei valori evangelici nella
società brasiliana. Purché, ha concluso, ogni iniziativa sia libera “da qualsiasi
conformismo riduzionista, ma fatta con sincerità e realismo, con la pazienza e la
perseveranza che nascono dalla fede nell'azione provvidenziale dello Spirito
Santo”.