Almeno 16 morti ed 80 feriti: è il tragico bilancio di un attentato che ha colpito
un mercato di Vladikavkaz, capitale dell’Ossezia del Nord, nel Caucaso russo. Il servizio
è di Salvatore Sabatino:
E’ stata
un’autobomba a provocare la strage nel mercato più grande della capitale dell’Ossezia
del Nord. A bordo due persone, che hanno attivato una carica, pari a 15-20 chili di
tritolo, imbottita di chiodi e pezzi di metallo. Il mercato in quel momento era pieno
di gente, abitanti che facevano la spesa, ma anche persone che cercavano lavori provvisori
in una sorta di borsa di collocamento. La devastazione è stata pressoché totale; danneggiati
anche alcuni palazzi vicini, poi evacuati per motivi di sicurezza. E solo per caso
i poliziotti accorsi sul luogo dell’attentato hanno evitato il peggio, neutralizzando
un secondo ordigno, pronto ad esplodere all’ingresso del mercato. Per soccorrere i
tanti feriti, tra i quali 5 bambini, è arrivato da Mosca anche un aereo speciale,
mentre le autorità nord ossete hanno chiuso tutte le scuole per timore di nuovi attentati.
Quello di oggi è l'attacco terroristico più devastante dallo scorso marzo, quando
due donne kamikaze si fecero esplodere in altrettante stazioni della metropolitana
di Mosca, causando 40 morti e 130 feriti. Il presidente russo Medvedev ha ordinato
ai Servizi segreti di prendere misure per la salvaguardia dei cittadini del Caucaso.
L’Ossezia del Nord, a maggioranza ortodossa, è stata più volte presa di mira
dagli estremisti islamici, provenienti dalla vicina Inguscezia ma anche dalla Cecenia.
Il più grave tra gli incidenti registrati è stato sicuramente il sequestro della Scuola
Numero Uno, di Beslan, nel settembre 2004. Separatisti ceceni sequestrarono l’intero
istituto, provocando la morte di centinaia di persone. Il Caucaso, dunque, continua
ad essere una polveriera ed uno dei maggiori motivi di preoccupazione per Mosca. Fulvio
Scaglione, vice-direttore di Famiglia Cristiana ed esperto dell’area ex-sovietica:
R. - Il Caucaso è sempre stato, anche in epoca sovietica, una polveriera.
La Cecenia, ad esempio, è stata per tutto il periodo sovietico la più povera di tutte
le Repubbliche dell’Urss, con una situazione di marginalità che non è mai stata superata.
Questo ha ovviamente generato una carica di “revanscismi”, che poi - con la fine
dell’Unione Sovietica e contemporaneamente con il ritorno internazionale del fondamentalismo
islamico - ha rimesso la pentola a bollire.
D. - Il Cremlino non è,
però, mai riuscito a risolvere questa situazione…
R. - Sappiamo bene
che sia Eltsin, sia Putin hanno tentato vagamente delle soluzioni, ma alla fine la
loro ricetta è sempre stata di stampo sovietico e quindi repressione militare da un
lato e, dall’altro - soprattutto con Putin - il tentativo di cooptare l’élite locali
al servizio del Cremlino. Cosa, questa, che soltanto in parte è riuscita!
D.
- L’Ossezia del Nord è la più prospera tra le Repubbliche caucasiche. Ci sono ovviamente
numerosi interessi in questa area…
R. - Al di là degli interessi economici,
che ci sono, c’è anzitutto un interesse geo-strategico. La Russia ha visto la propria
influenza in questa area molto limitata negli anni e soprattutto nel periodo della
presidenza americana Bush. Lì c’è stata questa cosa strategica dell’oleodotto Btc
– che parte da Baku, in Azerbaigian, passa per Tbilisi in Georgia, e arriva a Ceyhan,
in Turchia - che è una specie di grande muraglia economico-strategica che gli Stati
Uniti hanno tracciato nel Caucaso del sud. Mosca continua a cercare di recuperare
la propria influenza o di mantenerla a seconda delle aree: l’Ossezia del Nord e del
Sud. Non dimentichiamo che mentre l’Ossezia del Nord è parte della Russia, l’Ossezia
del Sud - che sarebbe parte della Georgia - ha voluto staccarsi e si è proclamata
indipendente; e la Russia ha riconosciuto questa indipendenza insieme con quella dell’Abkhazia.
C’è veramente, quindi, un conflitto geo-strategico in corso.
D. - Nonostante
le continue tensioni e lo stillicidio di vittime si ha l’impressione che questa area
sia un po’ dimenticata dal grande circo mediatico. Come mai?
R. - Perché
lì si svolge una partita a due: Russia, Stati Uniti e reciproci alleati. Non interessa
molto l’Europa e tutto sommato l’Europa non ha neanche - e mi si perdoni il gioco
di parole - interesse ad interessarsene, perché quando la Georgia chiede di entrare
nell’Unione Europea o nella Nato crea un imbarazzo internazionale fortissimo.