I saluti di Benedetto XVI, Bartolomeo I e Kirill I al Convegno di Bose sulla spiritualità
ortodossa
Benedetto XVI ha fatto giungere il suo saluto ai partecipanti al 18.mo Convegno ecumenico
internazionale di spiritualità ortodossa, promosso da oggi all’11 settembre nel Monastero
di Bose in collaborazione con le Chiese Ortodosse e dedicato quest'anno al tema "Comunione
e solitudine". In un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio
Bertone, esprime apprezzamento per la “lodevole e promettente perseveranza di tali
appuntamenti” nonché “la crescente adesione all’iniziativa che questa volta vedrà
intervenire numerosi metropoliti e vescovi, oltre a monaci, presbiteri e fedeli laici”.
Facendo riferimento al tema del convegno, il Santo Padre ha sottolineato “l’interesse
della tematica scelta” che è “ricca di spunti per l’approfondimento e anche di grande
attualità pastorale e culturale”. Benedetto XVI invita infine “a volgere lo sguardo
alla Beata Vergine Maria e, da Lei guidati, a contemplare in Cristo il perfetto modello
di armonia tra comunione e solitudine, in cui personalmente sussiste Dio Uno e Trino”.
Messaggi
sono stati inviati anche dal Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I e
dal Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill I. Bartolomeo I si rivolge ai monaci
di Bose con queste parole: “il vostro inestimabile contributo monastico nella nostra
epoca e nel nostro mondo travagliato riflette la definizione data del monaco, nel
quarto secolo, da Evagrio Pontico, come un essere ‘separato da tutti, mentre è compartecipe
di tutti’ (Sulla preghiera, c. 124) e realizza l’esortazione espressa nel sesto secolo
da Barsanufio e Giovanni a essere ‘con gli altri come non essendo insieme a loro’
(Lettera 173). La solitudine e il silenzio, infatti, in ultima analisi ci insegnano
il giusto modo di relazionarci e di essere in comunione con gli altri”.
Kirill
I, da parte sua, ricorda che “tanto la solitudine, l’allontanamento dal mondo, quanto
l’apertura alla comunione con il prossimo sono da sempre considerate necessarie pratiche
spirituali sul cammino della salvezza. Il Salvatore stesso ci diede esempio di armonica
unione di vita comune e solitudine, quando predicando il Vangelo con i suoi discepoli
si allontanò in un luogo desertico per una preghiera personale (Lc 6,16)”. “Nel monachesimo
russo – ha proseguito - vi è sempre stata la ricerca di un equilibrio tra vita comune
e solitudine, per la consapevolezza che sia l’allontanamento dalle seduzioni del mondo,
sia il servizio comunitario avessero pari importanza nella vita del cristiano”. Il
Patriarca di Mosca afferma quindi “che anche la cultura contemporanea, di fronte al
pericolo di una completa secolarizzazione, priva di principio spirituale, abbia bisogno
del benefico influsso degli asceti cristiani dei nostri giorni”. Quindi, conclude:
“il mondo deve vedere che i doni dello Spirito Santo, trasfiguranti la vita umana,
anche oggi abbondano tra coloro che cercano di vivere secondo il Vangelo, come tra
gli uomini di preghiera dei secoli passati. La loro esperienza spirituale, costituitasi
nella comunione con Dio e con gli uomini, è capace di ispirare tutti coloro che cercano
la verità e tendono al perfezionamento spirituale”.