2010-09-07 15:53:07

Proteste in tutta la Francia contro le politiche di Sarkozy in materia di previdenza e immigrazione


Stato d’agitazione generale oggi in Francia contro la riforma pensionistica. Secondo i sindacati, sarebbero due milioni i manifestanti scesi in piazza nelle maggiori città transalpine. Si tratta di un altro tassello, oltre a quello delle espulsioni dei rom, nelle questioni che stano mettendo in difficoltà il presidente Sarkozy. Sulle dimostrazioni di oggi, da Parigi, Francesca Pierantozzi:RealAudioMP3

In attesa di sapere quanti francesi avranno risposto all’appello dei sindacati, mai così uniti nell’opporsi alla politica del governo, cominciano ad arrivare le cifre degli scioperi. Particolarmente colpito il settore dei trasporti, con treni, metro, autobus e collegamenti aerei fortemente perturbati. Forte anche la risposta degli insegnanti con molte scuole chiuse per sciopero. Chiamati a protestare anche i lavoratori della sanità, della funzione pubblica, delle poste, ma anche del settore privato. La protesta arriva proprio mentre i deputati dell'Assemblée nationale si accingono ad esaminare la proposta di legge del governo, che prevede di alzare l’età pensionabile da 60 a 62 anni, entro il 2018. La manifestazione di oggi è stata preceduta da una serie di proteste contro la politica di Sarkozy, soprattutto per quanto riguarda la lotta alla criminalità e all’immigrazione clandestina. Polemiche hanno in particolare provocato l’espulsione di rom e la riforma del codice della nazionalità, che prevede la revoca della cittadinanza ai francesi di origine straniera che attentano alla vita di un membro delle forze dell’ordine.

Ma le conseguenze politiche delle recenti prese di posizione dell’Eliseo si sono fatte sentire anche in ambito europeo, dopo il recente irrigidimento in materia di scurezza ed immigrazione che ha portato all’espulsione dalla Francia di un migliaio di rom e al progetto di legge per la revoca della cittadinanza ai cittadini di origine straniera che si siano macchiati di particolari reati. Sulla situazione politica francese, l'opinione di Massimo Nava, corrispondente da Parigi del Corriere della Sera, intervistato da Stefano Leszczynski:RealAudioMP3

R. - In questo momento, è chiaro che tutto il quadro politico guarda all’attualità e alla difficile situazione sociale ed economica del paese, ma in prospettiva sono le elezioni del 2012 ad attirare l’attenzione. E’ evidente che tutta questa situazione va decisamente contro Sarkozy.

D. – Per quanto riguarda l’attuazione della riforma delle pensioni, Sarkozy la considera una priorità irrinunciabile. E’ cosi?

R. - E’ un discorso legato al fatto che la Francia è quella che è più in ritardo rispetto alle riforme attuate in vari Paesi europei. Non tanto sul piano strutturale, ma proprio sul principio dell’età pensionabile che in Francia è ancora - e questo sin dai tempi di Mitterrand - a 60 anni. Tutto questo viene considerato incompatibile con il sistema francese attuale, con i costi di gestione del sistema stesso e, quindi, con la possibilità alla fine di pagarle queste pensioni. C’è da dire che buona parte dei diversi ambienti sindacali in passato avevano già accettato la prima riforma - quella cioè dell’equiparazione tra dipendenti pubblici e dipendenti privati - ed oggi sembrano esserci segnali di apertura. Il fatto, quindi, dello sciopero generale sembra proprio un prezzo da pagare alla trattativa. D’altra parte, per Sarkozy è un test decisivo, perché è chiaro che se facesse marcia indietro anche sulle pensioni, dopo aver in qualche modo annacquato tutta una serie di altri provvedimenti riformatori, il bilancio sarebbe ulteriormente negativo e scompenserebbe ancora di più le sue prospettive di rielezione.

D. - Un altro ambito sul quale il governo mantiene una certa rigidità è quello relativo alla sicurezza e all’immigrazione, che ha suscitato tante polemiche nelle ultime settimane…

R. - Nella sostanza, c’è da dire che la direttiva e questi rimpatri di rom, visti alla fine caso per caso, non si discostano molto da direttive europee, come da proposte e situazioni che sono all’ordine del giorno anche in casa nostra. In Francia, c’è sicuramente una politica di accoglienza e di integrazione che continua a far invidia a molti Paesi europei, ma qui c’è stato certamente un colpo di freno, che - secondo me - è molto più simbolico che sostanziale, perché alla fine si tratta anche qui di accontentare, o sedurre, o recuperare quegli strati popolari che si rivolgono non più a sinistra, ma al Fronte Nazionale, proprio perché si sentono minacciati da una immigrazione fuori controllo.

D. - In questo caso, come va letto l’appello di Barroso, che ha fatto un richiamo abbastanza forte a quelli che sono i principi anche di accoglienza e tolleranza dell’Europa?

R. - Si tratta di inviti a - come dire - non "debordare" da una serie di principi. Bisogna poi vedere nella sostanza cosa cambierà e cosa si farà davvero.







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