Lettera dei laici cattolici dell'Asia al Papa e messaggio finale del Congresso di
Seoul
Una lettera di ringraziamento a Benedetto XVI per la sua sollecitudine verso la Chiesa
in Asia e un messaggio finale, per ribadire che il contributo cristiano è essenziale
per la società contemporanea: questi i due documenti conclusivi elaborati dal Congresso
dei laici cattolici dell’Asia, terminato ieri a Seoul, in Corea del Sud. Organizzato
dal Pontificio Consiglio per i Laici, il convegno ha riflettuto sul tema dell’evangelizzazione
del continente asiatico. Il servizio di Isabella Piro:
Viviamo
in tempi difficili, quasi ovunque sembra che la Chiesa incontri forti venti contrari,
abbiamo paura di naufragare. Ma Cristo e il Papa sono saldi al timone della nave,
la guidano con dolcezza e serenità, portano il peso della Croce e ci avvicinano a
Dio. È questa l’immagine commovente che il Congresso dei laici cattolici dell’Asia
tratteggia nella Lettera a Benedetto XVI. “Santità – si legge nella missiva – siamo
stati toccati dal Vostro paterno affetto e dalla Vostra vicinanza”, segni tangibili
“del ministero universale e della cura missionaria instancabile del Successore di
Pietro”. “Pur immersi in una società che sta vivendo profonde trasformazioni – continua
la lettera – siamo consapevoli del nostro contributo nella costruzione della comunità
cristiana, della nostra vocazione alla carità per il bene di tutti in Asia”. Quindi,
la missiva si conclude con un’accorata richiesta al Santo Padre affinché ricordi,
nella preghiera, tutti gli eroici testimoni della fede nel continente, insieme alle
famiglie, alle associazioni, ai movimenti che, con speranza ed amore, proclamano la
Parola di Dio.
Ed una forte consapevolezza dell’importante ruolo dei
laici cattolici emerge anche dal Messaggio finale del Congresso: “Siamo un piccolo
gregge – si legge nel testo – che non soffre di un complesso o di una paura di essere
una minoranza. Non vogliamo essere contenuti entro le mura della Chiesa, ma sentiamo
la chiamata ad essere sale e luce del continente asiatico”. Per questo, i laici cattolici
ribadiscono: “Vogliamo essere attivi protagonisti nella vita della Chiesa locale in
comunione con i nostri vescovi”, perché “siamo pochi, ma al tempo stesso siamo presenti
ovunque, mossi dall’amore per tutti i fratelli in Asia, senza eccezioni né discriminazioni.
Siamo orgogliosi della ricchezza delle nostre antiche tradizioni culturali, e motivati
a condividere la nostra fede in Gesù Cristo, compimento di ogni aspirazione umana”.
Certo, si legge poi nel Messaggio finale, l’Asia vive un processo senza
precedenti di crescita e di trasformazione sociale, economica e demografica. Ma restano
da affrontare i problemi della promozione della libertà, della giustizia, della solidarietà
e dello sviluppo di condizioni di vita più umane. Alla luce di questo, i laici si
dicono convinti del contributo cristiano, “unico ed essenziale” per il bene del continente.
Per questo, i cattolici si impegnano a rinnovare i propri sforzi per
condividere l’esperienza cristiana nella società. Ma attenzione, si sottolinea nel
documento: “Non si tratta di marketing strategico o di proselitismo fanatico, bensì
semplicemente del frutto dell’incontro con Gesù”, che fa scaturire naturalmente “il
desiderio di portare questa grazia agli altri”.
Anche di fronte ai
martiri, alle vittime del fondamentalismo, ai perseguitati a causa della loro fede,
esorta il Messaggio, bisogna “prendere coraggio”, “lasciarsi affascinare da Cristo”
attraverso l’ascolto della sua Parola, così che ognuno possa diventare “collaboratore
indispensabile nella vita della Chiesa”, tracciando “nuove vie per il Vangelo nella
società”.
“Siamo portatori del bene supremo per il popolo dell’Asia
di oggi e di domani”, conclude il documento finale del Congresso, e “siamo invitati
a condividere con gli altri questo grande tesoro che è Gesù Cristo”. Infine, il Messaggio
affida tutti i fedeli a Maria, “stella luminosa della nuova evangelizzazione”.